
Si sono messi in gioco con grande impegno e professionalità, in un’esperienza che potrà servire anche per il loro futuro, a prescindere dal percorso lavorativo che intraprenderanno. Sessantaquattro studenti del liceo “Stefanini” di Mestre, in quarta e iscritti a Scienze umane, indirizzo economico sociale, hanno vissuto per la prima volta delle giornate in veste di guide in alcune chiese veneziane, dispensando curiosità e illustrazioni delle opere che vi sono custodite ai turisti di ogni età e provenienza. Cartellino al collo per farsi riconoscere, i ragazzi si sono cimentati in quest’avventura professionale nell’ambito delle attività connesse al Pcto (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento), grazie ad un progetto nato su proposta degli uffici diocesani per l’Insegnamento della Religione cattolica e per la Pastorale del Turismo e dei Beni culturali, presto accolta dai professori Anna Stefani, Fedelfranco Carcione, Fabio Zuccarello e Fabiana Causin. La scelta dei Santi Geremia e Lucia, di San Zaccaria e di Santa Maria Formosa risponde al filo conduttore del Giubileo 2025, che porta il titolo “Pellegrini di speranza”. Tutte chiese in cui sono custoditi i corpi di santi e dunque selezionate proprio «per sottolineare la speranza che la tradizione cristiana offre», come puntualizzato da Mauro Ceolin, direttore dell’ufficio per l’Insegnamento della Religione cattolica.
Nell’arco di una ventina di giorni, fino a venerdì 4 aprile, si sono alternate quattro classi, con studenti e studentesse suddivisi in piccoli gruppi che si sono dati il cambio, in ogni chiesa, lavorando dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17, ciascuno per tre giornate complessive. I 6 studenti presenti settimana scorsa a San Zaccaria si sono mostrati perfettamente a loro agio nell’accogliere i turisti, ai quali proponevano con spontaneità e maturità, parlando a braccio, le spiegazioni di quanto da loro stessi appreso in classe e poi approfondito in chiesa, visionando di persona le opere che sarebbero andati a raccontare. «L’aspetto più bello? Avere l’opportunità di offrire un mio contributo gratuitamente – commenta Teo Salvador, 18enne di Mogliano Veneto, concedendosi una breve pausa dalla frenesia della mattinata –. Sto trasmettendo alle persone che incontro cose che non conoscono e sto avendo l’occasione di stare con i miei compagni, svolgendo un’attività diversa da quella in classe. È comunque faticoso: tante le ore al lavoro e soprattutto il fatto di dover cambiare registro linguistico in base al visitatore che si ha davanti». Se nel suo futuro il giovane vede una carriera da avvocato, il compagno Andrea Fusaro – di quasi 18 anni e di Mestre – sente di avere una vocazione nel campo della moda, come fashion designer. «Fin da subito ci siamo messi d’impegno – racconta lui, tra una parola e l’altra coordinandosi con i “colleghi” –. Penso che questa sia un’iniziativa molto bella, anche perché in molti indirizzi scolastici l’aspetto della storia dell’arte viene un po’ trascurato. La nostra scuola si trova vicina ad una città che vive d’arte ed è stato bello avere l’occasione di addentrarci nella sua natura artistica». Il contatto con il pubblico la sfida maggiore, ma allo stesso tempo un’opportunità per mettersi alla prova. «Abbiamo studiato le opere in italiano – continua Andrea – eppure, quando mi si è presentata l’occasione di interfacciarmi, in lingua inglese, con i turisti stranieri, mi sono lanciato, anche se alcuni termini legati all’arte sono complicati».
«È venuta qui anche una classe delle elementari: è stato bello vedere come i ragazzi abbiano utilizzato apposta un linguaggio più semplice – riflette Causin, insegnante di Storia dell’arte –. In classe, durante le interrogazioni, sono chiamati a mostrare tutto quello che sanno per ottenere un buon risultato, ma in questo caso il loro obiettivo è quello di offrire una comunicazione fruibile, coinvolgendo il pubblico. Sono orgogliosa e soddisfatta». A San Zaccaria gli studenti hanno accompagnato i visitatori anche in cripta e nel museo, «imparando cosa significhi lavorare in gruppo». La preparazione è avvenuta in classe, anche attraverso delle simulazioni, selezionando le opere da illustrare. Prezioso in tal senso il ruolo della guida diocesana volontaria Rita Piutti, coinvolta nell’iniziativa assieme ad altre colleghe, pronte a fare da tutor mettendo a disposizione anche del materiale da cui attingere le informazioni. «Era necessario catapultare i ragazzi in una lettura simbolica dell’opera, andando al di là dell’analisi prettamente estetica – osserva Piutti –. Insomma, prendere confidenza con i riferimenti biblici, che poi sono la giustificazione da cui l’immagine deriva. Un conto è raccontare come cade la luce in una determinata opera o l’espressività, un altro ricorrere al fondamento da cui tutto questo proviene. E i ragazzi si sono impegnati proprio in questo, attingendo ad un linguaggio nuovo e rivolgendosi agli altri con garbo». Forte la riconoscenza da parte del pubblico, impressa nei volti e, nero su bianco, sul quaderno presente all’ingresso della chiesa.
“Siamo state fortunate ad incontrarvi. La visita guidata delle studentesse è stata condotta con professionalità e capacità argomentativa”, si legge tra i messaggi lasciati dai visitatori nella chiesa dei Santi Geremia e Lucia, dov’è conservato il corpo della martire siracusana. “Ci congratuliamo per questa meravigliosa proposta. Le ragazze sono state molto brave nel farci apprezzare il complesso ecclesiale e le opere in esso custodite”, ha scritto qualcun altro, mentre altri si sono soffermati sulla preparazione e sulla capacità espositiva messa in campo. Nel Santuario di Lucia, a fare da tutor è stata Stefania Franco, con il compito di coordinare l’attività, fra consegna dei cartellini di riconoscimento, riepilogo dei compiti di ognuno e osservazione del comportamento assunto nel contatto col pubblico. «Abbiamo registrato numeri alti», conferma lei, con riferimento alle visite registrate nelle ultime tre settimane. «Questa chiesa si trova in una zona di forte afflusso turistico e la gente in transito, passandovi davanti, spesso entra a visitarla. Le persone che abbiamo incontrato venivano da Brescia, Verona, sud Italia e Paesi stranieri, dal nord Europa fino al sud America. Questa settimana le ragazze si sono dimostrate preparate, puntualissime, cordiali e gentili con i visitatori accolti». Le informazioni con loro condivise hanno riguardato dipinti, parte storica e architettonica dell’edificio sacro oltre che, naturalmente, la figura di Santa Lucia. Esprime soddisfazione anche Ceolin, ricordando come questo tipo di proposta, rivolta alle scuole del territorio inizialmente nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, si sia svolta già negli anni pre Covid, fermandosi poi di colpo proprio a causa della pandemia. Ora una nuova ripartenza.
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