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Gli edifici multipiano che sfidano i sismi

Il libro di Javier Atoche Intili, vincitore del premio “La Calcina – John Ruskin. Scrivere d’architettura”, narra la storia architettonica di Lima.

È Javier Atoche Intili il vincitore del concorso letterario “La Calcina – John Ruskin. Scrivere d’architettura”, seconda edizione del premio che si svolge in occasione della Biennale d’Arte di Architettura, organizzato dal 2019 dal regista e artista Marco Agostinelli insieme a Corrado Tognon, direttore dell’hotel La Calcina dove Ruskin dimorò nella primavera del 1877, e organizzato dall’Associazione Culturale RO.SA.M nella sede dell’Ateneo Veneto. La giuria ha selezionato il volume “Lima la Moderna. Migrazioni europee e sviluppo dell’architettura peruviana del XX secolo (1937-1969)”, pubblicato per conto del premio dalla DOM Publishers di Berlino, casa editrice specializzata in architettura. Javier Atoche Intili (Lima 1977), laureatosi a Lima, si è trasferito in Italia da alcuni anni per approfondire la sua formazione nel campo del restauro e della rigenerazione urbana, con master alla Scuola di specializzazione in Beni architettonici e del paesaggio dell’Università La Sapienza di Roma e conseguendo nel 2021 il dottorato di ricerca in Storia, disegno e restauro da cui ha origine questo studio.

Le architetture multipiano

Il lavoro di Javier Atoche Intili testimonia un arricchimento sul piano storiografico, con spunti sull’intreccio delle vicende che rappresentano i prodromi della globalizzazione e della modernizzazione in Perù tra le due guerre, messi in evidenza attraverso un’analisi approfondita di documenti bibliografici inediti, provenienti da archivi di Italia, Svizzera e Perù. La ricerca si è sviluppata privilegiando tre tipi di indagini: il rapporto tra l’America e l’Europa occidentale, i progettisti europei operanti in Perù nel Novecento e i valori dell’architettura peruviana del XX secolo. Nel volume compare una selezione di opere paradigmatiche sull’evoluzione architettonica degli edifici multipiano, indice di modernità ed emblema dell’accelerazione della crescita urbana. Privilegiare lo sviluppo in altezza – soprattutto nella capitale – rappresenta però una sorta di anomalia rispetto alla tradizione, che lo ha generalmente ritenuto un azzardo a causa del costante rischio sismico, motivo per cui nei millenni il popolo ha messo a punto straordinarie e ingegnosissime tecniche di contrasto. Il multipiano andava invece, di fatto, a sfidare i sismi. Tre inoltre sono le figure chiave di architetti di cui si racconta nel libro, emigrati in Perù tra le due guerre e ritenuti fondamentali per la svolta che seppero imprimere allo sviluppo urbano della capitale, soprattutto privilegiando la realizzazione di un considerevole numero di edifici multipiano: sono il tedesco Paul Linder Lob, lo svizzero Hans Theodor Cron Gröber e l’italiano Mario Bianco Zanaldo.

Uno studio sull’ibridazione linguistica

Il volume parla di un’ ibridazione linguistica, dove al movimento moderno europeo viene unito il cromatismo e la commistione dei materiali di stampo espressionista: <Un’appassionata ricostruzione storica che, ricca di intuizioni, ricostruisce una vicenda poco nota, ma di straordinario interesse storico, legata ad una ibridazione tra cultura autoctona peruviana e influenze moderniste europee> spiega Giancarlo Carnevale, presidente del comitato scientifico. <Il volume rivaluta vicende relative alla diffusione nel Perù degli anni ’30 e‘40 del Movimento Moderno colpevolmente trascurate dagli storici europei> afferma Marina Montuori che ha scritto la prefazione del volume.

Premiato anche un testo breve

A vincere inoltre il Premio Ateneo Veneto – Hausbrandt Trieste 1892 intitolato alla storica azienda sostenitrice del Premio, destinato alla categoria testi brevi, è stata la docente di Storia dell’Arte e Disegno Michela Pirro, specializzatasi grazie ad un master e ad un dottorato nello studio della ricostruzione degli edifici sacri nel secondo dopoguerra. Il suo scritto “Ricostruire l’Italia: l’opera della Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Abruzzo e Molise nel secondo dopoguerra” sarà pubblicato sugli storici Quaderni dell’Ateneo Veneto. <Questo concorso si è dimostrato un ottimo trampolino di lancio a livello internazionale per talenti che non hanno tanti altri spazi dove promuoversi e farsi conoscere. – spiega la presidente RO.SA.M. Roberta Semeraro – Il premio oggi sopravvive grazie alla dedizione della nostra associazione culturale, ai professionisti coinvolti nel comitato scientifico e agli sponsor. La speranza è che il concorso, nato da un’iniziativa privata e soprattutto da istituzioni come lo Iuav e l’Ateneo Veneto, possa espandersi sempre più a livello internazionale. Proprio per questo dal prossimo anno il premio si chiamerà semplicemente “John Ruskin”, senza rimandi a confini territoriali, per diventare sempre più globale>.

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