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Gli studenti ripensano l’architettura di Mestre e Marghera

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Terminata la seconda edizione di “Spazio pubblico, spazio di tutti”

Presentati i risultati diSpazio pubblico, spazio di tutti nell’auditorium della Città Metropolitana di Mestre il 23 maggio, l’iniziativa promossa e organizzata dal Rotary Club Venezia Mestre insieme all’Ordine degli Architetti di Venezia, che ha chiesto a 200 studenti di approfondire alcuni luoghi simbolo di Mestre e Marghera, per comprenderne non solo la storia ma anche il valore e poterne così immaginarne il futuro ascoltando, oltre ai propri bisogni, anche quelli dei residenti. Fra le scuole coinvolte Michelangelo-Guggenheim, Bruno-Franchetti, Pacinotti-Massari e Stefanini.

«Ci ha colpito in modo particolare la dedizione e l’impegno di queste ragazze e ragazzi – racconta il presidente dell’Ordine Roberto Beraldo – si sono documentati e hanno studiato per poter poi approfondire sul campo attraverso l’osservazione diretta la Città Giardino di Marghera, il Villaggio San Marco e il Distretto M9 di Mestre. Hanno raccontato di aver imparato a guardare con occhi diversi luoghi che vedono da sempre, affinando lo sguardo e imparando a comprendere meglio lo spazio che abitano. Il nostro obiettivo, quello di far comprendere che l’architettura è tale solo se viene vissuta, è stato centrato, ma in più, ci hanno fatto dono delle loro visioni di futuro per queste aree».

Un nuovo metodo per esplorare l’architettura urbana di Mestre e Marghera

«Questo progetto è stata un’opportunità per cercare di trasmettere agli studenti che l’architettura è fatta per le persone – aggiunge l’architetto – e assume valore quanto un progetto viene abitato e riconosciuto come un luogo da vivere, solo così assume un senso. Da queste premesse si è discusso e dialogato attraverso i progetti che ci sono stati presentati, dove sono stati argomentati pro e contro degli spazi e delle loro ipotetiche rivalutazioni, a partire da fotografie, video girati con lo smartphone e interviste ad altri residenti raccolti direttamente sul campo dai giovani guidati in questo percorso dai loro bravissimi insegnanti, che ci teniamo a ringraziare per l’impegno».

«La nostra missione era creare un’occasione di incontro – precisa Beraldo – ma i ragazzi hanno superato le nostre aspettative perché ci hanno dimostrato nei fatti che se si danno loro i giusti strumenti e possibilità loro rispondono in modo eccellente agli stimoli mostrando una notevole capacità critica, questo in qualche modo è proprio il compito della scuola, creare cittadini consapevoli di quello che sta loro attorno, un approccio all’educazione civica che, se da questi risultati, andrebbe assolutamente stimolato. Anche se la Costituzione afferma che lo Stato ha il compito di proteggere il patrimonio culturale, per promuovere la qualità dell’architettura è necessario rafforzarne il ruolo con la consapevolezza delle sue funzioni e in questo i nostri partecipanti sono stati una vera eccellenza».

La visione degli studenti per ripensare i luoghi di Mestre e Marghera

«E’ stato bello vedere le modalità differenti di guardare alla città e le proposte di intervento e riqualificazione, soprattutto attraverso i punti di vista di scuole con indirizzi formativi diversi – spiega il professore di pianificazione urbana dell’Università di Padova Michelangelo Savino – da proposte più convenzionali ad altre più provocatorie orientate al futuro verso le smart city e la sostenibilità è stato davvero interessante vedere gli studenti così appassionati nel presentare le proprie idee, soprattutto per noi adulti che spesso li pensiamo inespressivi e senza voglia di esprimersi, invece, ci hanno mostrato di vedere più lungo di noi, considerando scenari e necessità architettoniche che spesso abbiamo trascurato o sottostimato».

«Così per Marghera è emersa la necessità di intervenire sulla qualità urbana proponendo maggior cura e manutenzione, recuperando aree verdi creando anche luoghi di aggregazione multi-etnica e culturale, per gli studenti infatti questo melting-pot è già normalità. Per il Villaggio San Marco viene riconosciuta un’elevata qualità architetturale messa però a rischio da interventi che la possono snaturare, per questo sono state avanzare proposte per garantirne l’identità potenziandola attraverso la tecnologia e la sostenibilità. Il museo M9 invece è stato messo al centro di una riqualificazione dell’intero distretto, ripensandone la presentazione perché prima di questo studio molti ragazzi non lo conoscevano o non lo trovavano interessante, per questo deve avere una forza maggiore per caratterizzarsi e identificare lo spazio diventando un punto di forza per il centro di Mestre».

 

Guardando all’edizione 2025 nel segno del coinvolgimento degli studenti

«I ragazzi si sono così entusiasmati perché abbiamo chiesto la loro collaborazione e gli abbiamo fatto sentire che le loro parole hanno valore – aggiunge Savino – hanno una bassa autostima dopo l’esperienza dei lockdown e sono quasi convinti che nessuno li ascolti, ma ci hanno dimostrato grande partecipazione dandogli l’opportunità di farsi sentire, difendendo e argomentando le loro idee, tanto che i docenti hanno già chiesto se ci sarà l’edizione 2025». Come aggiunge Christiano Costantini, Presidente del Rotary Club Venezia Mestre: «Il successo dell’iniziativa è una grande soddisfazione soprattutto perché siamo riusciti a condividere questo progetto con gli insegnanti, che sono stati un supporto fondamentale».

«Come Rotary – conclude Costantini – è il secondo anno che promuoviamo questa attività con l’obiettivo di dare ai giovani strumenti per conoscere la loro città, il luogo in cui svolgono la propria vita e con l’occasione approfondirne la storia e l’evoluzione urbana. Lo scopo è far emergere la voglia di impegnarsi per diventare cittadini e attori consapevoli per migliorare l’aspetto e l’immagine di Mestre e Marghera. Il nostro focus sui giovani nasce dalla voglia di mettere l’attenzione sulla città in cui abbiamo sede per mettere al centro il tema della comunità oltre che della collettività. Per questo, ci piace supportare uno spirito di squadra, facendo lavorare i ragazzi in gruppo per sviluppare una visione di futuro condivisa».

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