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I lampadari di “Murano illumina il mondo” sono tornati a San Marco

Sono 11 gli artisti e architetti internazionali, tra cui Joseph Kosuth, Kengo Kuma e Philippe Starck, che alle procuratie Vecchie in Piazza San Marco hanno reinterpretato i lampadari della tradizione muranese con idee innovative e attraverso l’intelligenza artificiale

Tra intelligenza artificiale e reinterpretazione della tradizione veneziana. I nuovi lampadari d’artista del progetto “Murano illumina il mondo” sono tornati anche quest’anno, per la seconda volta consecutiva, ad illuminare per le feste natalizie le volte delle Procuratie Vecchie di Piazza San Marco a Venezia. Il progetto, promosso da The Venice Glass Week e dal Comune di Venezia, quest’anno vede la straordinaria partecipazione di undici artisti e architetti internazionali del calibro di Joseph Kosuth, Kengo Kuma e Philippe Starck, a cui è stato chiesto di reinterpretare il lampadario, utilizzando tecniche vetrarie antiche e moderne. Tutti gli undici artisti coinvolti si sono messi alla prova con il vetro artistico di Murano, in collaborazione con altrettante prestigiose fornaci muranesi e sapienti maestri vetrai, che sono stati coordinati da Matteo Silverio. Le tradizioni secolari di Venezia hanno preso così forma attraverso pezzi unici, incontrando in una mostra a cielo aperto ricerca, qualità e innovazione. Gli chandeliers che si accendono al calar della sera si potranno ammirare per tutto il periodo invernale, fino al 4 marzo.

Murano centro di sperimentazione

Gli artisti e i designer, che hanno dato origine a progetti originali e affascinanti, a dimostrazione del sodalizio vincente tra vetro e arte contemporanea, sono stati selezionati da un Comitato Scientificocomposto da Rosa Barovier Mentasti, storica del vetro, David Landau, Trustee di Pentagram Stiftung, Chiara Squarcina, Direttrice Scientifica della Fondazione Musei Civici di Venezia, e i curatori Mario Codognato e Alma Zevi. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di dare visibilità all’isola di Murano non solo come industria artigianale ma anche come centro internazionale di sperimentazione e collaborazione. Ognuno degli undici lampadari è stato disegnato, progettato e realizzato appositamente per “Murano Illumina il Mondo” rispettando specifici parametri di dimensione, peso e caratteristiche strutturali per garantire il totale rispetto del delicato luogo in cui vengono installati.

Richiami alla venezianità e intelligenza artificiale

Spicca tra i lampadari “dieXe”,  realizzato dall’archistar Kengo Kuma con la Fornace Salviati in una celebrazione della storia veneziana. A rafforzare ulteriormente il legame tra il territorio e l’opera, composta  da moduli in vetro che catturano l’essenza delle bricole lagunari, è la scelta del colore: l’iconico verde pavone Salviati, che ben rappresenta le sfumature della Laguna. Philippe Starck e Aristide Najean, insieme al maestro Cristiano Rossetto con la fornace Najean & Sy, hanno invece realizzato “Quadri”, un surrealistico lampadario in ametista scura. “Venetian Wavebreakers Chandelier” di Hans Weigand, realizzato con il maestro Nicola Causin nella fornace Berengo Studio, raffigura invece due dighe frangiflutti realizzate interamente in vetro a simboleggiare la fragilità di Venezia che si confronta sempre di più con il fenomeno dell’innalzamento delle acque. Marina e Susanna Sent sono invece da sempre affascinate dalle reti da pesca a bilancia utilizzate nella Laguna Nord di Venezia, che hanno ispirato  “Bilancia”, una lampada a sospensione realizzata manualmente con la tecnica del vetro a lume. “Digit Light” è invece il lampadario di Emmanuel Babled creato con il maestro Marino Gabrielli nella fornace NasonMoretti. Composto da 23 sfere in vetro soffiato a mano e 8 sorgenti luminose, assemblate con tecnologia informatica, si ispira alla cultura pop degli anni ’60. “Inariaa” di Arturo Tedeschi, realizzata dai maestri Nicola Moretti e Stefano Bullo nella fornace Nicola Moretti + Vetrate Artistiche Murano, propone invece utilizzando tecniche di Generative AI elementi poliedrici interconnessi, creando un effetto dinamico ed etereo e fluttuante.

Con geometrie e forme si reinterpreta il lampadario

Molte sono le creazioni che reinterpretano il classico lampadario alla luce del contemporaneo “Enlighten’s the Word”, progettato da Joseph Kosuth attraverso la mani del maestro Marco Barbini della fornace Barbini Specchi Veneziani, grazie al vetro specchiato crea la silhouette astratta di un lampadario classico Rezzonico rendendola tridimensionale e auto-riflettente. “TransFormation” di Deborah Czeresko con i maestri Giorgio Valentini, Claudio Zama e Massimiliano Schiavon + Wili Bardella (moleria) nella Fornace Massimiliano Schiavon Art Team, reinterpreta invece il tradizionale lampadario in vetro sostituendo i suoi bracci a forma di S con le forme sinuose del corpo di un serpente. Diverso ancora “Colpo di vento” di Kimiko Yoshida, realizzato dal maestro Gianni Seguso nella sua fornace, che reinterpreta il Rezzonico barchetta classico ispirandosi ai colori del fiore di ciliegio, simbolo nazionale in Giappone. Qui 18 lampadine a led rappresentano il colpo di vento, metafora del passaggio tra tradizione classica e creazione contemporanea. Il duo artistico Fiedler O Mastrangelo presenta invece “Solomon Chopsticks”, tradotto in linee astratte e luce grazie al maestro Giorgio Giuman + Michele Urban (moleria) e la Fornace Giorgio Giuman. L’elemento centrale dell’opera richiama le pratiche ma simboliche bacchette asiatiche, mentre l’intreccio presente nell’opera evoca il Nodo di Salomone, il quale, senza inizio né fine, rappresenta l’eternità. Infine, “AZ 2024” è il lampadario realizzato dagli studenti dell’istituto Abate Zanetti assieme al maestro Eros Raffael. Questo, il cui disco centrale è uno specchio, è composto da sfere organiche in cristallo specchiato e sabbiato, con sfere decorate che richiamano i colori del Lampadario Rezzonico.

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