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I nuovi rintocchi del campanile dei Gesuati

Si è tenuta lunedì 13, dopo un lungo restauro, l’inaugurazione del nuovo concerto campane della chiesa dei Gesuati. L’intervento è stato possibile grazie ai fondi dell’8×1000 e alla Fondazione Archivio Vittorio Cini

Sono tornate finalmente a suonare lunedì 13, dopo un impegnativo restauro, le campane della parrocchia di Santa Maria del Rosario a Venezia, in volgo conosciuta come la chiesa dei “Gesuati”, dal nome dell’antico ordine religioso che abitava l’edificio sulla riva delle Zattere. Era da circa un decennio che, vista l’usura della struttura in metallo e la vetustà della cella campanaria, fortemente sollecitata dai rintocchi, le campane erano progressivamente state portate per motivi di sicurezza al silenzio. I nuovi rintocchi hanno risuonato in città nel pomeriggio in occasione della cerimonia inaugurale, avvenuta alla presenza del Patriarca, mons. Francesco Moraglia, delle autorità civili e militari, dei rappresentanti delle scuole grandi e degli ordini cavallereschi cittadini. Il restauro, del costo di 96 mila euro, è stato possibile grazie ai fondi 2023 dell’8×1000 stanziati tramite la diocesi e a una donazione della Fondazione Archivio Vittorio Cini.

La nuova campana

Nel maggio 2021, approfittando dei restauri della facciata e del campanile est, è stato deciso di intervenire per riparare anche la cella campanaria di quest’ultimo. Questo ha creato il presupposto per ripristinare il concerto delle campane, apportando migliorie nelle strutture, nel movimento e nei battagli per ricercare suoni più armoniosi. Inoltre durante l’intervento è stata creata una nuova campana che, fusa a cera persa nella fonderia Grassmayr di Innsbruk, è stata progettata per adattarsi al timbro e alle tonalità delle altre cinque già esistenti. L’operazione di fusione della nuova campana, come da tradizione, si è svolta di venerdì pomeriggio dalle ore tre, in ricordo della morte in croce di Gesù. Al getto erano presenti il parroco, don Valentino Cagnin, e una piccola delegazione di parrocchiani che hanno assistito alla nuova creazione della campana, che è stata dedicata a mons. Mario Dal Tin, parroco dei Gesuati dal 1975 al 2009.

Nuovo anche il castello

Durante l’intervento di restauro è stato rifatto anche il castello, robusta struttura necessaria al sostegno della macchina campanaria, che tiene sollevate le campane e permette loro di oscillare. Il nuovo castello ha sostituito quello in metallo del 1909 che lasciava oscillare le campane fuori dalla cella stessa. Una conformazione acusticamente inefficace che comportava il pericolo di caduta dall’alto dei battagli nonché l’impossibilità di porre sulle aperture della cella delle reti di sicurezza e anti-volatili. Il vecchio sistema, inoltre, determinava una sollecitazione statica gravosa per la torre in quanto il movimento asincrono su diversi assi ha creato negli anni dissesti alle murature. I lavori di ristrutturazione del nuovo castello sono iniziati nell’aprile 2024 sotto la direzione dell’architetto Filippo Gambarotto, mentre i calcoli strutturali sono stati eseguiti dall’ingegner Daniele Steffinlongo. La nuova struttura in metallo, del peso di 1750 kg, proposta e realizzata dalla ditta Gloria S.r.l. di Flavio Zambotto e Nicola Zordan specializzata nell’installazione e manutenzione delle campane, ha disposto una riconfigurazione degli assi di rotazione delle campane per consentirne il movimento nella stessa direzione, migliorando così la diffusione acustica, la sicurezza e il comportamento statico della torre. Il progetto ha disposto le campane su diversi livelli, liberando così le finestre e diminuendo drasticamente le sollecitazioni per la torre campanaria. Il basamento della struttura è stato ancorato alle murature della torre campanaria, come il precedente, ma tra esso e i telai delle campane sono stati disposti degli isolatori in materiale polimerico che riducono al minimo le vibrazioni trasmesse dal castello alle strutture murarie. Anche i nuovi motori inoltre, volendo imitare la mano del campanaro che tira le corde, risultano meno impattanti.

La storia delle campane testimoniata da un graffito

Questi bronzi sonori, che insieme formano quello che viene chiamato il concerto, negli anni hanno visto diversi cambiamenti, la cui storia è testimoniata da un graffito a matita posto all’interno del campanile ovest. Originariamente infatti il concerto delle campane era di quattro elementi, suddivisi fra i due campanili, posti simmetricamente a est e a ovest della cupola. Nell’anno 1844 si tennero i primi contatti con la fonderia Colbachini di Bassano del Grappa per riunire tutte le campane in un unico campanile per la praticità dei campanari e una corretta diffusione del suono. Negli anni le capane si ruppero e vennero rifuse più volte perché danneggiate dai battacchi che, se non sostituiti almeno ogni trent’anni, crepano il bronzo. Dal 1969 è invece l’installazione del congegno elettromeccanico. Da quel tempo le campane hanno continuato a suonare per circa cinquant’anni fino a raggiungere un livello di usura critico. Oggi ogni campana è tornata ad assolvere la sua funzione: ovvero quella di richiamare i fedeli alle celebrazioni, segnalare l’ora, annunciare momenti lieti o tristi ed eseguire il Plenum, il suono corale riservato alle solennità. «Per noi questo è un momento storico» ha detto il parroco don Valentino Cagnin, prima della suonata inaugurale. «Oggi è festa per noi e occasione per cantare lode al Signore. – ha proseguito il Patriarca Francesco nel momento della benedizione del nuovo concerto campane – Il suono delle campane si intreccia con la vita del popolo di Dio, scandisce i tempi per la preghiera e chiama il popolo a celebrare la Santa liturgia, segna gli eventi lieti e felici della comunità. – e ha concluso, prima di entrare in chiesa insieme ai fedeli per la recita del rosario – La voce del campanile ricordi a tutti che formiamo una sola famiglia e ci raduni per manifestare la nostra unità in Cristo».

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