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I romanzi di Tóibín, una quieta intensità che esplora il cambiamento

La recensione del libro del mese di febbraio a cura di Gianluca Callegari e Michela Fabbro, librai della Libreria Studium di Venezia

C’è qualcosa di magico nel modo in cui Colm Tóibín trasforma le vite ordinarie in straordinarie narrazioni. Con “Brooklyn” e “Long Island”, l’autore irlandese ci offre due romanzi che si rispecchiano e si completano, esplorando il viaggio di una donna attraverso due decenni di vita tra l’Irlanda e l’America. Nella piccola Enniscorthy degli anni ’50, incontriamo Eilis Lacey, protagonista di “Brooklyn”, una giovane donna il cui destino sta per intrecciarsi con quello di migliaia di irlandesi prima di lei. Come tanti compatrioti, Eilis attraversa l’oceano verso l’America, verso quella Brooklyn che diventerà il suo secondo mondo. La magia di Tóibín sta nel farci sentire ogni sfumatura del suo viaggio: la nostalgia che la sveglia nel cuore della notte, l’eccitazione delle prime esperienze nel grande magazzino dove lavora, il sapore dolce e spaventoso del primo amore americano. Vent’anni dopo, in “Long Island”, ritroviamo Eilis, ora Eilis Fiorello, in una vita apparentemente stabile con il marito Tony e i figli. Ma la quiete della sua esistenza viene improvvisamente scossa quando un uomo si presenta alla sua porta con un’accusa devastante: Tony avrebbe avuto una relazione con sua moglie, ora in attesa di un bambino. Questo evento innesca una serie di riflessioni e decisioni che porteranno Eilis a tornare in Irlanda, con i figli, per celebrare l’ottantesimo compleanno di sua madre. Nel suo paese natale, il confronto con vecchi amici, tra cui l’ex fidanzato Jim, ancora innamorato di lei, e l’amica Nancy, la costringe a riesaminare le scelte che hanno plasmato la sua vita.

Tra andata e ritorno

I due romanzi si intrecciano come fili di una stessa trama: se “Brooklyn” è il racconto di una partenza, della scoperta di sé e della formazione di una nuova identità, “Long Island” esplora il significato del ritorno, della maturità e della riconciliazione con il proprio passato. In entrambi, Tóibín dimostra una sensibilità quasi chirurgica nel dissezionare le emozioni umane, trasformando i silenzi in potenti strumenti narrativi. Nei momenti di contemplazione di Eilis, nei suoi dubbi e nelle sue speranze, troviamo riflessa l’universale complessità dell’esperienza umana. Questa capacità di trasformare la quotidianità in letteratura è il marchio distintivo di Tóibín, uno degli scrittori contemporanei più acclamati a livello internazionale. Nato in Irlanda nel 1955, ha costruito una carriera esplorando temi di identità, solitudine e complessità delle relazioni familiari. Il suo talento gli ha valso numerosi riconoscimenti, tra cui il prestigioso Booker Prize, e le sue opere sono state tradotte in numerose lingue, raggiungendo un pubblico globale. Oltre a Brooklyn e Long Island, vale la pena ricordare Il Mago, la biografia letteraria che esplora la figura di Thomas Mann e il suo rapporto con la famiglia e il mondo letterario dell’epoca.

 

 

 

La grandezza dei romanzi risiede nell'apparente semplicità

Nei due romanzi, non aspettatevi grandi drammi o colpi di scena sensazionali; la loro grandezza risiede nella loro apparente semplicità, nella capacità di trasformare momenti ordinari in epifanie straordinarie. Ogni pagina è intrisa di quella che potremmo chiamare “quieta intensità”: conversazioni sussurrate che nascondono universi di significato, gesti apparentemente marginali che cambiano destini. Tóibín esplora magistralmente i temi del cambiamento, del desiderio di controllo e delle difficoltà nell’affrontare le proprie emozioni, lasciando al lettore il compito di interpretare le motivazioni non dette dei personaggi. Per chi cerca storie che rimangono nell’anima, per chi crede nel potere trasformativo della letteratura, “Brooklyn” e “Long Island” sono opere imprescindibili. Non sono semplici romanzi: sono specchi che riflettono la nostra capacità di cambiare, di amare, di sopravvivere e, infine, di rinascere. Attraverso la storia di Eilis, Tóibín ci ricorda che ogni vita, per quanto ordinaria possa sembrare, contiene in sé un universo di possibilità e significati.

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