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I volti inediti della chiesa e del monastero di San Nicolò del Lido

Parte lunedì 26 il convegno internazionale multidisciplinare sul complesso di San Nicolò del Lido. L’iniziativa è parte del progetto “Chiese di Venezia. Nuove prospettive di ricerca”, a cura di Gianmario Guidarelli.

La chiesa e il monastero di San Nicolò del Lido raccontate come mai prima, con un approccio inedito e poliedrico. Questo è possibile grazie al progetto “Chiese di Venezia. Nuove prospettive di ricerca” che, avviato nel 2010, organizzato dal Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari e dall’Ateneo Veneto e finanziato da Save Venice, si pone l’obiettivo di studiare le chiese di Venezia non solo come luoghi di culto e devozione ma anche come sistemi complessi catalizzatori di fenomeni culturali, artistici, sociali, architettonici, economici e territoriali. «In nessuna città d’Europa esite un progetto tale, con San Nicolò del Lido sono dodici le chiese finora approfondite secondo questo criterio multidisciplinare» spiega il curatore del progetto Gianmario Guidarelli. Di tutti questi aspetti, relativamente al complesso di San Nicolò del Lido, si parlerà nel convegno internazionale di studi “Tra la laguna e il mare: la chiesa e il monastero di San Nicolò del Lido” a cura di Martina Frank, Gianmario Guidarelli e Myriam Pilutti Namer, previsto dal 26 al 28 maggio tra l’Auditorium Santa Margherita, l’Ateneo Veneto e la stessa chiesa di San Nicolò (info e programma su www.chiesedivenezia.eu).

Le origini dell’edificio risalgono al 1053

Al convegno interverranno diversi esperti, scelti dal comitato scientifico internazionale e multidisciplinare che ha unito studi e ricerche sulla chiesa per oltre quattro anni e di cui poi si pubblicheranno gli atti nella collana “Le chiese di Venezia, nuove prospettive di ricerca”, diretta da Gianmario Guidarelli ed edita dalla casa editrice Viella di Roma. Le origini dell’edificio risalgono al 1053, quando fu fondato dal vescovo di Olivolo e dall’omonimo doge Domenico Contarini, in collaborazione con il patriarca di Grado Domenico Marengo. Secondo la tradizione, nel 1100, in seguito a un acceso dibattito tra le autorità religiose, politiche e civili, la Chiesa, ormai parte integrante di un monastero benedettino, fu destinata ad accogliere, tra le altre, le reliquie di San Nicola. L’ingresso del cenobio nella Congregazione di Santa Giustina, avvenuto nel 1451, segnò poi l’inizio di una graduale e sistematica trasformazione dell’intero complesso monastico. Tale processo portò allo smantellamento della chiesa medievale e alla costruzione di un nuovo edificio sacro tra il 1627 e il 1628, con la conseguente perdita delle le tracce della chiesa precedente. Questo fino a quando, nel corso del XX secolo, una serie di scavi archeologici ha permesso di individuare l’area della primitiva chiesa di San Nicolò.

L’espansione del complesso secondo la regola benedettina

Importanti novità sono emerse sul monastero grazie al progetto di ricerca “Relife” realizzato con Fondi Sociali Europei, coordinato da Guidarelli per il Dipartimento di Ingegneria civile, edile e ambientale dell’Università degli Studi di Padova, in collaborazione con Ilaria Papa, i cui risultati verranno resi noti proprio durante il convegno. Questi studi si sono concentrati sulla ricostruzione rinascimentale del monastero a partire dalla metà del ‘400 fino a ‘600 inoltrato, reinterpretandoli nel contesto della congregazione benedettina e in relazione al cantiere di ricostruzione del monantero di San Giorgio Maggiore, che faceva parte della stessa congregazione: «Una cosa che nessuno ha mai letto da questo punto di vista» afferma Guidarelli. Nel 1419 Ludovico Barbo fonda la Congregazione di Santa Giustina, che si basa su una riforma della vita monastica orientata alla meditazione e alla preghiera personale. Questo rivoluziona l’architettura dei monasteri che aderiscono alla congregazione, che vengono ricostruiti secondo diversi modelli architettonici: « Abbiamo riletto gli spazi alla luce di questa riforma – spiega Guidarelli – Il monastero medievale è stato completamente ricostruito e ingrandito con una chiesa di notevoli dimensioni. Da un complesso mono claustrale si è passati ad un complesso pluri claustrale, in cui sono stati rivisti in particolare anche dormitorio e refettorio, che sono stati notevolmente ingranditi». Lo studio della chiesa si basa poi sulla sua componente cerimoniale, come punto di contatto tra la laguna e il mare: «La chiesa si torva davanti alla bocca di San Nicolò del Lido dove si svolge la festa della Sensa che consiste nello sposalizio del doge con il mare» dice Guidarelli, commentando anche l’aspetto devozionale che riguarda il culto di San Nicola, e che si ricollega al convegno fatto precedentemente su San Nicolò dei Mendicoli: «Venezia è presidiata dal santo ai due capi estremi della laguna, Est e Ovest, San Nicola è infatti il protettore dei marinai e i pescatori».

Il restauro dei mosaici pavimentali e parietali

Durante il convegno verranno approfonditi anche gli studi realizzati sui frammenti di mosaico pavimentali dell’XII secolo della chiesa preesistente, di cui oggi una piccola parte del mosaico si conserva nella navatella. Negli anni ’80 vennero svolti degli scavi importanti nel punto in cui sorgeva l’antica chiesa ed emersero vari frammenti sia del pavimento musivo che dei mosaici parietali. Questi però restarono lì in delle casse senza essere studiati. Ora, grazie ad un accordo tra la Soprintendenza e l’Istituto Veneto per i Beni Culturali, è in corso il restauro dei frammenti del mosaico pavimentale policromo: «Non è un mosaico particolarmente ricco ma presenta molti motivi decorativi geometrici e vegetali e la raffigurazione di alcuni animali» spiega Myriam Pilutti Namer, referente del progetto, anticipando che i risultati saranno disponibili tra un paio di settimane, a restauro ultimato. Diverso invece per i mosaici parietali, restaurati nel 2021, che sono di maestranze di altissimo livello, con presenza massiccia di fondo oro, elementi preziosi con motivi sia vegetali che animali. «Il restauro dei frementi è stato molto impegnativo ed è consistito nel consolidamento e nella pulitura delle tessere musive che erano rovinate da tracce aggressive di nafta». Di tutti questi frammenti, che daranno informazioni importanti sulla prima chiesa, gli esperti  proveranno a ricostruirne i volumi. La prospettiva poi sarà quella di valorizzare i mosaici recuperati in una mostra dove si potranno vedere i materiali che lo scavo ha restituito e una costruzione 3D della chiesa non più esistente, cosi da approfondire il rapporto tra le prima e la nuova chiesa» spiega Pilutti Namer. L’idea però è di trovare una soluzione permanente in cui esporre i reperti: «Al Lido non ci sono al momento poli di attrizione culturale, quello a cui stiamo pensando farebbe parte di itinerari non di massa che aiutano a gestire il turismo».

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