«Tutto nasce dalla mia passione per le quattroruote – racconta Alessio Cristini, titolare e fondatore di Hydromaverich – correvo e continuo a correre con le macchine ed ero convinto che l’impiego dell’idrogeno non solo potesse pulire internamente i motori dalle incrostazioni derivate dalla combustione ma potesse anche farli lavorare meglio, riducendo i consumi. E’ stata una scommessa iniziata 10 anni fa dal mio garage, che oggi è diventata un’azienda, per cui ho abbandonato la mia professione originaria, visto che facevo l’informatico dopo aver studiato come perito elettrotecnico. Oggi abbiamo una rete di 600 officine che usano i nostri prodotti e vendiamo anche all’estero».
«Ho lavorato moltissimo, perché se le mie competenze e l’amore per i motori mi hanno aiutato – continua – oltre all’informatica e l’elettrotecnica si trattava di definire processi che coinvolgono idraulica, elettronica, chimica, fisica e ingegneria. Ma ero convinto della mia idea e dopo due anni di prototipi ho avviato un’impresa, per vendere quello che avevo realizzato sfruttando brevetti già esistenti: ho ottimizzato la produzione e l’utilizzo di questo elemento per creare macchine per il trattamento dei motori termici di qualsiasi alimentazione e dei veri e propri impianti per rendere la combustione ibrida con un mix di carburanti tradizionali e idrogeno. Il risultato principale? Si inquina e si consuma di meno e il propulsore… Va di più!».
«Per quanto un motore termico a benzina, gasolio, metano o gpl sia efficiente – spiega Cristini – la combustione non è mai ottimale del tutto e quindi restano residui incombusti nelle sue componenti che col tempo si accumulano e provocano malfunzionamenti o una diminuzione della resa del propulsore. Abbiamo studiato un macchinario che a partire da acqua distillata, attraverso un processo di elettrolisi a basso consumo di energia elettrica, permette di pulire in modo profondo un motore producendo un flusso costante di idrogeno alimentato da una comune rete elettrica a 220V. Si adatta a veicoli di cilindrata fino a 3500 cc, è ideale quindi per la maggior parte di auto e furgoni ma anche camion, barche e generatori di corrente».
«Con questa procedura si rimuovono i depositi carboniosi attraverso un processo chimico che combina idrogeno e carbonio eliminando parte degli inquinanti che si producono attraverso una combustione incompleta del carburante e abbassando la presenza di elementi nocivi rilasciati dallo scarico – aggiunge – oltre a pulire il motore si riducono così anche i consumi, perché si migliora il processo di utilizzo del carburante. La CO2 viene in parte abbassata ma quelli che subiscono una riduzione maggiore sono gli ossidi di azoto e i PM10, con una diminuzione che va dal 50 al 70%. In questo modo l’impatto delle polveri sottili si abbatte sensibilmente, migliorando anche l’efficienza dei filtri antiparticolato (FAP), ormai presenti anche nei moderni motori a benzina oltre che su quelli diesel. La pulizia andrebbe fatta ogni 12 mesi o 25.000km e costo poco più un centinaio di euro».
«Mi ero chiesto però se si potesse ottimizzare al massimo questo processo – racconta l’imprenditore – oltre che per l’inquinamento anche per le prestazioni, perché io i prototipi li ho testati da sempre prima sulle mie auto da corsa. Così abbiamo creato un dispositivo più piccolo del macchinario per la pulizia, che si può installare comodamente nel bagagliaio di una macchina o nel vano motore di un entrobordo. Il nostro impianto, a basso assorbimento di energia è in grado di produrre idrogeno a ciclo continuo creando una miscela con qualsiasi carburante sia alimentato il propulsore».
«Ma oltre a migliorare l’erogazione, per un uso quotidiano questa soluzione offre diversi vantaggi – precisa – trasforma di fatto il mezzo in un veicolo ibrido a idrogeno, addittivando il carburante in modo da diminuirne l’impiego stesso, questo si traduce in una riduzione dei consumi dal 20 al 30%, che per chi fa parecchi chilometri l’anno si tratta di un risparmio non indifferente, oltre che fare bene all’ambiente riducendo le emissioni e allungando il ciclo dei vita dei mezzi, permettendo di continuare a usarli dando loro una seconda vita. Questo oltre che per le auto è un tema sensibili per i motori marini e i generatori, ma anche per i mezzi da lavoro come camion e furgoni. Un impianto parte da circa 1500€, per cui il costo viene recuperato in poco tempo. Abbiamo diversi clienti che lo montano da anni su barche, taxi e imbarcazioni da trasporto che attraversano regolarmente Venezia».
«Siamo per il secondo anno al salone nautico di Venezia – aggiunge Cristini – dove presentiamo Octopus, l’evoluzione del nostro impianto a idrogeno che riesce a decarbonizzare ben due motori contemporaneamente, risolvendo la necessità di tante imbarcazioni che hanno due entrobordo con un singolo prodotto. Cerchiamo di continuare a migliorare la nostra offerta massimizzando quello che è l’impatto di coinvolgere l’idrogeno nei processi di combustione. Un modo per accompagnare senza shock la transizione energetica, migliorando l’ambiente con una soluzione semplice ma efficace e pratica, tenendo conto che mediamente un motore nautico ha un ciclo di vita anche ventennale, l’impatto di una soluzione simile non è indifferente sulle emissioni e i consumi, potendo applicarla poi anche ai generatori a bordo».
«Il nostro impegno verso la sostenibilità passa anche per allungare la vita del parco auto circolante e dei motori termici – conclude – produrre nuovi veicoli o smaltire i vecchi dismessi, quando potrebbero fare ancora strada, causa altro inquinamento, in vista di una transizione verso la riduzione progressiva dei combustibili fossili la nostra è un’opzione valida nell’immediato. Stiamo cercando una convenzione con alcune regioni per associare i nostri impianti all’uso della scatola nera a bordo dei mezzi, in modo da certificare l’impegno nella decarbonizzazione con una sorta di nuovo “bollino blu”, al momento il nostro impianto è omologato come additivo, quindi passa tranquillamente la revisione prevista a norma di legge ed è sempre una gran sorpresa per le officine vedere quanto è basso il livello di inquinanti con i nostri prodotti in uso».
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