L’autore che proponiamo oggi è Davide Longo, scrittore piemontese che alcuni anni fa Alessandro Baricco presentò come la risposta del Nord al commissario Montalbano. E a nord, a Torino e nella provincia piemontese, sono ambientati i cinque romanzi che compongono la serie di Bramard e Arcadipane. Il primo libro delle serie, Il caso Bramard, tratteggia la figura del protagonista, l’ex ispettore più giovane d’Italia Corso Bramard: dopo l’assassinio della moglie per mano del misterioso serial Killer Autunnale, Corso si rifugia in montagna, scalando picchi notturni come se potesse fuggire dal proprio dolore. Vent’anni di lettere dell’assassino, un incubo che si rinnova a ogni busta, finché un minuscolo errore non riaccende la miccia della vendetta. Al suo fianco, Luigi Arcadipane, il suo allievo: un uomo un po’ goffo che affronta la mezza età e i suoi problemi con ironia graffiante e tenacia ammirevole: Il legame tra i due protagonisti è uno degli elementi caratterizzanti della serie: due uomini molto diversi e lontani tra loro che forse non si capiscono mai fino in fondo, ma che hanno bisogno l’uno dell’altro e si rispettano profondamente, si sorreggono e si aiutano reciprocamente. Un aspetto che emerge in tutta la serie è la capacità di Longo di sorprendere il lettore. Sebbene il caso sembri risolversi, nelle ultime pagine l’autore riesce a ribaltare tutto, dimostrando una maestria nel creare un finale che lascia a bocca aperta. Il suo stile unico rende i suoi romanzi non solo gialli intriganti e avvincenti, ma storie psicologiche che esplorano la profondità delle emozioni umane e le dinamiche interpersonali.
La saga si snoda attraverso cinque romanzi, ognuno con la sua anima unica. Dal primo “Caso Bramard” fino all’ultimo volume che ci riporta al 1987, Longo costruisce un affresco noir di straordinaria potenza. Un omaggio a Fenoglio aleggia tra le righe, ma è una voce originale, unica, quella che racconta. Nel secondo libro della serie, “Le bestie giovani”, il protagonista principale è il commissario Arcadipane, che inizia ad emergere in tutta la sua particolarità, con una dose di ironia che non manca mai di intrattenere e, allo stesso tempo, di arricchire la narrazione. Il terzo libro, “Una rabbia semplice”, segna un punto di svolta, dove l’indagine diventa quasi un pretesto per esplorare le profondità psicologiche dei protagonisti. Arcadipane inizia a muoversi con la stessa intuizione di Bramard, ne eredita il fiuto investigativo, scavando oltre l’apparente superficie del caso da risolvere. “La vita paga il sabato”, il quarto romanzo, cita e porta con sé l’eco di Fenoglio, ma è pura linfa originale. Longo non imita, interpreta. Crea un universo nero e intenso che si nutre della stessa atmosfera che permea i romanzi di Fenoglio. Nel quinto e ultimo volume, “Requiem di provincia”, Longo ci porta indietro nel tempo, agli inizi del dolore di Bramard, quando ancora era commissario e Arcadipane il suo secondo. Questo ritorno al passato chiude il cerchio della saga, risolvendo finalmente le origini del tormento di Bramard. In conclusione, i romanzi di Davide Longo non si esauriscono solo nello sviluppo e nella conclusione dell’indagine: sono ferite che si riaprono, storie che bruciano, un viaggio al termine della notte dove la redenzione non è mai scontata.
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