Ci sono malattie che, spesso, si rischia di trascurare, ma che in realtà non si fermano, non spariscono. Il diabete è una di queste, tra le peggiori perché spesso silenziosa, invisibile, ma altrettanto terribile perché capace di minare alle fondamenta la nostra salute. Peraltro facile da diagnosticare, conosciuta in tutti i suoi risvolti, estremamente controllabile con terapie superaffidabili e intelligenti (i nuovi farmaci agiscono solo quando serve, solo in presenza di cibo).
Presente in circa il 6% della popolazione, cioè quasi 4 milioni di persone, nella sua forma più comune – il cosiddetto diabete di tipo 2 – questo articolo non ha certo la pretesa di trattare esaustivamente l’argomento ma solo di metterci in guardia. Sto perdendo peso? Ho bisogno di bere spesso (polidipsia) e faccio tanta pipì (poliuria)? Meglio che ne parli al mio medico di famiglia perché questi sono i classici sintomi del diabete.
Per la diagnosi basta un normalissimo esame del sangue che mostri per due volte la glicemia, cioè la quantità di glucosio nel sangue, a digiuno, maggiore di 126 mg/dl, oppure l’emoglobina glicata (HbA1c) maggiore di 48 mmol/mol (o, come si diceva una volta, maggiore del 6,5%), oppure una glicemia sopra 200 mg/dl a 2 ore dall’assunzione orale di 75 grammi di glucosio, la tanto temuta “curva da carico”. Ma come divento diabetico? A causa della carente produzione di insulina da parte del mio pancreas. L’insulina è quell’ormone che, all’arrivo dei nutrienti – cibo, bevande caloriche tra le quali, non dimentichiamolo, anche le alcoliche – comanda ad alcuni tipi di cellule del mio corpo di “mangiarsi” lo zucchero, ovvero di assorbirlo.
E come si arriva alla carenza di insulina nel diabete di tipo 2? Per esaurimento del pancreas, quando questo organo per troppo tempo è stato stressato a produrne via via quantità maggiori e, ad un certo punto, non ce la fa più. Questo esaurimento si verifica perché le mie cellule – quelle che devono mangiarsi lo zucchero essendo a ciò attivate dall’insulina – pian piano sono diventate resistenti all’insulina stessa, cioè sorde alla sua azione, così da richiederne una quantità via via maggiore per ottenere la risposta. Esattamente come quando parliamo ad una persona sorda: dobbiamo alzare il tono della nostra voce, con il risultato che prima o poi, a forza di urlare, resteremo senza voce. In quel momento, tornando al diabete, la malattia si manifesterà.
Ecco, dunque, il primo insegnamento: evitare che le nostre cellule diventino resistenti all’insulina. E come faccio a capire se sto diventando “sordo” all’insulina? Semplice: ho un po’ di pancetta? Ho smesso di fare attività fisica? Mi concedo spuntini e dolcetti, specie nel pomeriggio e, ancor peggio, dopo cena? Da queste riflessioni, già capisco cosa devo fare per evitarmi l’insulino-resistenza e quindi, a breve, di ritrovarmi diabetico: la prevenzione sta innanzitutto nel prendermi cura del mio stile di vita! Come? Molto semplicemente già riprendendo a camminare!
A passo sostenuto, almeno 30 minuti al giorno – ma meglio se 40 o 45… – per almeno 5 giorni alla settimana (meglio 7 su 7). Poi potranno venire anche la palestra, la piscina o quant’altro, ma da oggi cominciamo a camminare.
Prevenire il diabete comporta ovviamente anche la cura dell’alimentazione, il che non significa vivere in dieta perenne, né tanto meno cancellare i dolci dalla nostra vita, ma semplicemente avere qualche semplice attenzione:
Stare lontani dal diabete, dunque, attraverso una saggia quanto semplice prevenzione, è possibile ed è perfino facile. Non serve essere talebani, non dobbiamo metterci in clausura alimentare per tutta la vita: un pranzo luculliano, un’ottima cena potremo benissimo continuare a concederceli ogni tanto, perché – ricordiamocelo – sono le abitudini quotidiane che ci salvano (o ci condannano, a seconda dei casi…), non le eccezioni o le saltuarie gratificazioni.
Davvero basta tanto poco. E così, senza diabete, avremo certamente una vita… più dolce!
C.I.D. s.r.l. Società a Socio Unico – Casa editrice del settimanale Gente Veneta – CF e PI 02341300271 – REA: VE – 211669 – Capitale Sociale 31.000 euro i.v. – Dorsoduro,1 – 30123 Venezia
Iscriviti a GREEN&SALUS e non perderti nessun aggiornamento, ti invieremo 1 volta a settimana i nuovi articoli!