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Il fascino dell’arte Ebrù: allo Spazio SV il ricordo di Valese

A due anni dalla scomparsa, Spazio SV dedica una mostra ad Alberto Valese, mastro veneziano dell’arte della marmorizzazione riconosciuto in tutto il mondo

Fu indiscutibile maestro dell’arte Ebrù, celebre in tutto il mondo. A due anni dalla scomparsa, lo Spazio SV – Centro Espositivo San Vidal, in collaborazione con l’U.C.A.I veneziano, celebra Alberto Valese (Venezia 1951 – 2022), che per più di quarant’anni si è dedicato all’arte della legatoria ed in particolare allo studio della tecnica della marmorizzazione, che inizia da autodidatta, dando vita ad una serie di opere uniche nel loro genere che lo hanno reso noto a livello internazionale. La mostra, dal titolo “Alchimie su carta. Omaggio al maestro Alberto Valese”, a cura di Silvia Previti, visitabile fino al 27 marzo, vuole celebrare un artigiano e artista poliedrico e raffinato, unico maestro Ebrù straniero riconosciuto in Turchia. In mostra una selezione ad ampio spettro sulle tipologie di carte da lui prodotte è anche un’occasione per far comprendere, attraverso dei supporti video, il modus operandi di Valese ed il suo immaginario, la sua attenzione per i dettagli, l’alchimia dei colori e l’innovazione che caratterizzano la sua produzione artistica.

La storia

Dal 1975 Valese inizia a sperimentare i vari procedimenti di marmorizzazione della carta, lavorando in casa. Fondamentale per lui fu lo studio del libro “Papiers de fantasie” del 1852, che lo porterà ad intraprendere un percorso di ricerca e meticolosa sperimentazione per riprodurre il prodigio di quei colori nati dall’acqua, alla ricerca di ingredienti antichi, in parte scomparsi. È l’inizio di una vera e propria storia d’amore che nel 1977 porterà Alberto ad Istanbul, dove conosce il leggendario maestro Ebrù Mustafà Düzgünman. Tra il 1981-82 apre un negozio vicino al Teatro La Fenice a Venezia e inizia importanti collaborazioni: prepara per editori specializzati carte decorate per libri pregiati impressi a mano. Assieme a costumisti teatrali realizza tessuti per i costumi di scena della Turandot, e scenografie e disegni animati per lo scenografo Lele Luzzati. Per un gioielliere canadese crea gioielli in legno marmorizzato, seta e argento, mentre oggetti e carte sono scelti per le immagini dei prodotti di cosmesi della Revlon. Inizia inoltre a collaborare con artisti veneziani e italiani producendo tessuti esclusivi per arredamento e realizza oggetti di forma classica con decorazioni a colori fluorescenti di gusto post-moderno. Fa mostre in Turchia e tutta Europa, ricevendo ampi riconoscimenti sia per le sue opere vicine alla tradizione che per quelle inedite ed originali. Dagli anni 2000 in poi si stabilizza a Venezia dove prosegue la sua attività artistica e commerciale nel suo negozio Ebrù in Campo Santo Stefano, dove oggi si trova l’Antica Legatoria Ofer, bottega in cui Giampietro Freo, che ha collaborato per la realizzazione della mostra, porta avanti nel solco della tradizione l’arte della legatoria tramandando i saperi lasciati da Valese.

Un’arte antica

L’arte di Valese ha origini antiche. Inizia in Giappone con l’antica tecnica suminagashi, l’arte giapponese di dipingere sull’acqua, nata intorno all’anno 1000 come tecnica per decorare la carta a contatto tramite l’inchiostro (sumi) che fluttua (nagashi) galleggiando sull’acqua. La tecnica viaggia lungo la via della seta e arriva in Turchia con il nome Ebrû, derivazione dal persiano Ebri (nuvoloso). Dalla fine del XVI secolo, fino al XX, i legatori di libri andavano almeno una volta a Costantinopoli, poiché la moda del tempo richiedeva che tutte le pubblicazioni di pregio fossero rilegate con questo tipo di carta. La tecnica della marmorizzazione richiede un temperamento paziente ai limiti dell’ossessione. Innumerevoli le prove per controllare il movimento e l’espansione del colore sul fondo di gelatina nelle grandi vasche di alluminio a cui far aderire i grandi fogli di carta pregiata, indovinando il disporsi imprevedibile del colore, fino a raggiungere il controllo perfetto del gesto. Le carte marmorizzate realizzate da Valese erano in tutte le varianti: a ventaglio, a onde o ombrate, con partiture stupefacenti di colori che riproducono le geografie del marmo e delle pietre, ma non solo. Realizza immagini di tulipani della tradizione turca, i fiordalisi eleganti come gazzelle, fino a creature del mare come pesci coloratissimi e polpi, e poi ancora volatili, uccellini spiritati, garzette e piccoli mostriciattoli innocenti. Molte poi le carte che si animano di paesaggi in cui si riflette la trasparenza irrequieta della laguna veneziana.

In mostra

In esposizione negli spazi della Scoletta di San Zaccaria sono esposte carte marmorizzate, suminagashi, ebrù, tutte tecniche che convogliano nella realizzazione delle decorazioni, dal floreale all’astratto, di libri pregiati, quaderni, scatole e tessuti: Valese infatti si cimenta anche nella marmorizzazione della seta, creando pezzi unici come sciarpe e foulard. La passione per la sperimentazione lo porta anche ad applicare la marmorizzazione a oggetti tridimensionali. In mostra ci sono vere e proprie opere d’arte come le pietre “non infossibili”, finti fossili realizzati fondendo l’ebrù con la modellazione della carta pesta, e ancora sculture a forma di teste ed oggetti di design. Instancabile e curioso sperimentatore, Valese ha rinnovato di continuo la sua produzione, proponendo anche gioielli colorati e soggetti scultorei con impasti di carta da riciclo. La mostra, ad ingresso gratuito, sarà aperta al pubblico negli orari 10.30-12.30 e 15-18. Chiuso il lunedì.

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