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“Il Grifone”: la passione per la pelle passa di padre in figlio

Da inizio anno la bottega di pelletteria artigianale di Toni Peressin, che iniziò il mestiere da autodidatta diventando presto garanzia di alta qualità, passerà nelle mani del figlio Filippo: «Papà mi ha insegnato ad avere precisone e passione»

Passione e autentica artigianalità trasmessa di padre in figlio. Da quarant’anni la bottega artigiana “Il Grifone” in Fondamenta del Gaffaro, a pochi passi da Piazzale Roma a Venezia, specializzata nel realizzare in pelle borse e oggetti vari, è conosciuta per essere garanzia di alta qualità. Antonio Peressin, classe 1960, da tutti conosciuto come Toni, imparò a lavorare la pelle da autodidatta, un mestiere che poi negli anni ha tramesso anche al figlio Filippo che con il nuovo anno diventerà titolare del negozio. Quella di Toni è la storia di chi, inseguendo una passione, è riuscito a crearsi il lavoro della vita. Ancora giovanissimo, a metà anni ’70 aveva iniziato a lavorare come elettricista per una ditta per cui installava antifurti nelle chiese e nei musei: «L’ho fatto per circa 5 anni ma il lavoro non mi appassionava» racconta. Così negli anni ’80, insieme ad un amico si è messo a fare sandali in cuoio e realizzare cornici ed altri oggetti. Nell’81 poi con la moglie iniziò a lavorare il cuoio e la pelle vendendo le realizzazioni nei mercatini: «Scelsi la pelle perché offriva la possibilità di spaziare dalle borse ai sandali, dalle sacche da bici ai guanti». Nel 1985 apre il negozio dove è tuttora, inizialmente condividendolo fino gli anni ‘90 con una ceramista. «All’inizio cucivo a mano, poi ho iniziato a prendere qualche macchinario così da essere più veloce e poter realizzare più cose. – ricorda – I primi anni sono stati duri, si sopravviveva, anche perché se non si guadagnava la tassazione era comunque alta».

I segreti del mestiere con un’attenzione green

Agli inizi creava solo con il cuoio, poi ha iniziato ad usare vitelli, nappe e capretti che permettono una lavorazione più morbida: «Non ho mai usato pelli di coccodrillo e serpente, per cui uccidono appositamente gli animali. Le pelli che ho provengono dallo scarto del processo di macellazione della carne» dice, specificando questo aspetto green del suo lavoro. All’inizio colorava lui le pelli, ora invece, eccetto il cuoio che è conciato al naturale ed ha una gamma di colori limitati, vasta è la scelta di pelli colorate che ordina da concerie fidate in Toscana, che lavorano la pelle in modo tradizionale conciata al vegetale, e con cui crea le sue realizzazioni: «Quando faccio un modello lo concepisco in modo che sia riproducibile in serie». Negli anni Toni si è specializzato nel realizzare in particolare borse, zaini, portafogli e portamonete di varie forme e dimensioni, caratterizzati da uno stile semplice e rifiniti con cura. Suo segno distintivo sono le cartelle create in cuoio chiaro, curatissime e indistruttibili. Inoltre realizza anche portachiavi, porta oggetti, taccuini, ma anche cinture e custodie per occhiali, pc e tablet. Molte sue realizzazioni sono inoltre veri e propri oggetti di design. Per oltre trent’anni ha realizzato supporti e tende per l’Orient Express, mentre ora realizza sedie per una designer londinese interamente cucite a mano e crea cose su commissione, in particolare per i commercianti locali che gli chiedono accessori come porta scontrini, sottopiatti o proteggi remi in cuoio.

Padre e figlio al lavoro per imparare insieme

Da otto anni insieme a lui in negozio c’è anche il figlio Filippo, classe 1996: «Ho iniziato a lavorare qui non appena ho finito il liceo artistico, anche se già da anni d’estate ero nel retrobottega ad imparare il mestiere. Ho respirato l’odore della pelle fin da quando sono nato – dice – Mi è sempre piaciuto vedere che papà con il suo lavoro riusciva a creare quello che voleva e che la gente lo apprezzasse. Quando ero piccolo mi fece un pupazzo in cuoio che conservo ancora in un cassetto». Da quando c’è Filippo in negozio per Toni il lavoro si è alleggerito: «Prima era pesante seguire i clienti, progettare e cucire». Ora infatti si dividono la produzione: «Ci alterniamo nel segnare, tagliare e cucire la pelle così da non fare sempre le stesse cose. – spiegano – La ripetitività è la cosa che stanca di più». Ora che Filippo diventerà il nuovo titolare Toni resterà comunque in negozio per aiutarlo: «Ci sono ancora trucchi del mestiere che devo insegnarli» dice, sottolineando che questo lavoro ormai fa parte della sua vita. Poi raccontano com’è lavorare insieme: «All’iniziò è stato complicato – dice Toni – Per mio figlio non ero più solo il genitore ma anche l’insegnante». E si soffermano su quello che hanno imparato l’uno dall’altro: «Papà mi ha insegnato che le cose vanno fatte bene e mai abbozzate, lavorando con attenzione, precisione e passione» dice Filippo. «Grazie a mio figlio ho reimparato a condividere gli spazi, prima lavorando da solo avevo creato una mia dimensione. – continua Toni – Inoltre abbiamo anche imparato a rimodulare il nostro rapporto».

Dalla progettazione alla realizzazione

Il bello di lavorare in modo artigianale è che ogni cosa viene prodotta partendo dalla progettazione: «Si cerca il materiale più idoneo e si pensa a come tagliare la pelle in base alla singola parte del prodotto che si va a realizzare. Ad esempio la parte più solida della pelle si usa per fare i manici delle borse che richiedono più stabilità e rigidità, mentre le altre parti devono essere più morbide». Parlano anche della cosa più impegnativa: «Segnare la pelle non è difficile ma richiede molte energie e se si è stanchi è meglio evitare, non possiamo permetterci di fare errori, si rischierebbe di perdere tempo e materiale». Di solito per realizzare una borsa ci vuole qualche giorno: «Basterebbe anche mezza giornata – specifica Toni –, ma lavorando con il pubblico i tempi si dilatano». Se per Toni nel mestiere occhio e mano sono risolutive, Filippo invece cerca la precisone millimetrica: «Il liceo artistico mi ha dato una visione estetica di precisione geometrica, anche un millimetro può cambiare il risultato finale». Ad entrambi piace molto lavorare il cuoio:«Da più soddisfazione a livello finito» dice Toni. Per Filippo è tutta quesitone sensoriale: «Mi piace di più esteticamente alla vista e al tatto perché e più solido». La cifra distintiva dei loro prodotti è l’alta qualità: «Quando finiamo un lavoro dobbiamo essere noi prima di tutto soddisfatti. – sottolinea Toni – A livello artigianale oggi non è scontato».

Clientela che cambia e nuove idee

Negli anni la clientela è cambiata molto: «All’inizio lavoravo principalmente con il vicinato, gli uffici e gli studenti delle scuole. Oggi invece oltre il 90% della clientela è fatta da turisti» continua Toni. Negli anni “Il Grifone” è diventato un punto di riferimento non solo in città, ma anche per molti stranieri che quando tornano a Venezia fanno tappa in bottega, con cui si è creato anche un rapporto di amicizia: «In epoca Covid avevamo provato a fare anche vendite online ma abbiamo smesso subito, non c’era rapporto con il cliente. – dice infine Toni – È bello vedere la gente che va via contenta». Ora Filippo ha molte nuove idee: ha da poco ideato dei segnalibri in cuoio incisi con il pirografo. Inoltre vorrebbe ampliare l’offerta per gli uomini progettando nuovi zaini, ma anche borselli e portafogli più piccoli. «Abbiamo tanto lavoro e mettersi su nuovi progetti significa aumentarne la mole» dice sapientemente Toni, sapendo però che lo spirito di innovazione del giovane Filippo è un motore inarrestabile.

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