
Un dialogo a cavallo tra ansia e felicità. Cosa sono le emozioni e come riconoscercele? Di questo si è parlato sabato 12 al Teatro Goldoni a Venezia insieme all’attore Pierpaolo Spollon e alla professoressa di psicologia di Ca’ Foscari Alessandra Cecilia Jacomuzzi, nell’incontro aperto al pubblico “Emozioni: istruzioni per l’uso”. Il dialogo, mediato da Luna Esposito di Will Media, si è svolto in occasione dello spettacolo autobiografico che ha per tema proprio le emozioni “Quel che provo dir non so” di Pierpaolo Spollon che, per chi non lo conoscesse, è «quello che nella serie Doc di Rai Uno lavora con Luca Argentero» come si autodefinisce scherzosamente l’attore, presentato sul palco dal direttore artistico del teatro Filippo Dini.
«Mia madre, molto attenta alla sfera delle emozioni, mi ha cresciuto aiutandomi ad essere attento agli altri e a capire cosa provassero. Non mi ha insegnato però a riconoscere le emozioni dandole il giusto nome, questa cosa ho imparato a farla crescendo in Accademia» spiega Spollon, presentatosi sul palco del Goldoni con in testa un cappello con frontino per non svelare i colori dei capelli di un suo nuovo personaggio che sarò presto su Netflix. Per lui fondamentale fu una sgridata materna, quando aveva appena sei anni: «Un giorno mia madre mi disse “sei un bambino vuoto”, riferendosi alla mancanza di emozioni che avevo avuto nei confronti di un altro bambino. Io da quel giorno ho iniziato realmente ad interrogarmi su cosa mi mancasse e come potessi riempire quel vuoto. Crescendo capii che delle emozioni anche gli esperti sanno poco» dice, ricordando che la parola emozione è nata agli inizi del ‘900 ed è quindi relativamente recente. Un mondo, quello delle emozioni, che non va confuso con la sfera dei sentimenti: «Le emozioni generate da qualcosa di esterno sono intense ma hanno durata breve, si esauriscono in fretta. – spiega la prof.ssa Jacomuzzi – Diversamente, il sentimento origina dall’emozione ma non si esaurisce nel tempo. Pensiamo all’amore: l’innamoramento passa ma con il tempo si trasforma in sentimento».
L’importante è imparare a riconoscere le emozioni, così da non scambiarle per altro: «Molti studenti, ad esempio, non sanno riconoscere l’ansia e il giorno dell’esame sentendosi male non si presentano per sostenerlo. Non riconoscendo l’ansia non riescono quindi a gestirla e all’appello successivo sarà la stessa cosa» continua Jacomuzzi. In un mondo sempre più frenetico l’ansia ad oggi è l’emozione che preoccupa più gli psicologi, anche perché chi impara a riconoscerla non vuole provarla: «L’ansia è normale, ma non c’è più la sopportazione di quel livello di malessere e oggi si prendono molti ansiolitici; questi però non risolvono il problema ma anzi lo fanno diventare ancora più grosso» dice la prof.ssa, spiegando quanto è importante riconoscere le emozioni e imparare a gestirle. Una cosa, questa, che risulta più difficile soprattutto da bambini: «Mio figlio quando prova delle emozioni non sa riconoscerle e va in confusione. – dice infatti Spollon – Questo dà vita a crisi in cui piange e si dispera anche per ore. La cosa mi spaventa molto perché sul momento non c’è una soluzione e quando capita diventa difficile da gestire a livello famigliare». Ma c’è un trucco per controllare le emozioni? «Prima di tutto serve appunto imparare a riconoscerle, soffermandosi poi a riflettere. – continua Jacomuzzi – L’emozione arriva di colpo e solo l’esperienza è la chiave per affrontarla nel modo giusto. Quando uno sta male o ha l’ansia deve uscire con gli amici. Magari la prima mezz’ora non dice niente, ma poi riconosce che oltre alla cosa che lo faceva stare male c’è altro. Anche andare semplicemente a teatro o al cinema serve a stare meglio». Non solo: «Le emozioni se condivise si moltiplicano» le fa eco Spolllon, sottolineando come lo angosci vedere i giovani oggi vivano le emozioni chiusi in camera: «Lo vediamo da quanto tempo passiamo sui social senza accorgercene. Anche io supero il limite ogni volta e questo mi disturba. Non è un caso che i più grandi esperti di psicologia lavorino per Meta. Bisognerebbe provare a stare per un po’ senza telefono, cosa che, anche se faticosa, è illuminante».
Poi Spollon sottolinea come il mestiere dell’attore è utile per imparare a riconoscere le emozioni: «In Accademia ci insegnano a riconoscere le emozioni e a mettersi nei panni dell’altro: è un grande percorso di psicoterapia». Le otto emozioni base in realtà si possono declinare in tante altre: «Nel mio spettacolo racconto come certi Paesi usino diverse parole per descrivere le mille sfaccettature delle emozioni». Tra le emozioni in cui ancora oggi l’attore si sente intrappolato è il senso di colpa: «Me lo porto sempre appresso, è grande come un bambino, ma ci sto lavorando». Poi parla dell’emozione che a lui ha creato più problemi: «Per me è stata la felicità. Quella estrema che non si riesce a gestire, quella che hai la necessità di esprimere subito e che ti fa fare cose sbagliate mandandoti in confusione. La felicità era in particolare quella che non mi concedevo, rifuggivo e mi spaventava. – e conclude l’attore – La felicità è complessa, è una cosa difficile da gestire».
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