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Il podcast dei migranti nato dalle opere della Guggenheim

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Un progetto di inclusione sociale basato sulla fusione di lingue e culture

Cosa accumuna Umberto Boccioni, Vasily Kandinsky, René Magritte e Joan Miró? Oltre ad essere tutti esposti alla Collezione Peggy Guggenheim, sono anche i protagonisti, con un’opera ciascuno, del progettoC’era una volta”, un podcast composto da quattro storie raccontate attraverso una commistione di lingue diverse da quattro classi di studentesse e studenti di italiano del C.P.I.A., Centro Provinciale Istruzione Adulti, di Venezia, tutti di origine migrante.

«L’idea di partenza era avvicinare al mondo all’arte persone che per vari motivi, dalle priorità linguistiche a quelle di necessità di inserimento lavorativo, probabilmente non avrebbero visitato i nostri spazi, nel far vivere questa esperienza, abbiamo usato le nostre opere in chiave sociale», racconta Michela Perrotta, referente dei Public Programs del museo, che ha seguito l’intero svolgimento dell’iniziativa. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il MILE (Museums and Innovation in Language Education) del Centro di ricerca sull’educazione linguistica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Le opere d'arte utilizzate per il progetto
“C’era una volta”: origine e sviluppo all’interno di “Io vado al museo”

«Tutto è nato dal progettoIo vado al museo – spiega Perrotta – per promuovere l’inclusione sociale attraverso l’apprendimento della lingua italiana per stranieri, per cui ci rivolgiamo a tutte le realtà del territorio che lavorano in questo senso verso i migranti ma anche stranieri in generale, come studenti Erasmus. L’arte in questo modo diventa un terreno di dialogo, incontro, in cui condividere non solo la lingua ma anche la propria cultura e storia in un contesto più informale come quello del museo, dove gli studenti imparano a conoscersi davanti alle opere».

«In questi appuntamenti si usa una lingua ponte, il più delle volte proprio l’italiano. Il progetto di visita ha visto la luce nel 2020, abbiamo superato anche le difficoltà e le limitazioni imposte dal Covid-19 – racconta la referente Guggenheim – quest’anno, il primo a regime, abbiamo ospitato 30 gruppi per circa 400 persone coinvolte, non solo da Venezia ma anche da Treviso e Pordenone. L’attività, svolta da un educatore, prevede un momento di formazione pre e post visita. Con gli studenti delle classi di livello linguistico più alto, grazie allo stimolo di alcuni docenti del C.P.I.A. di Venezia, abbiamo pensato di realizzare qualcosa di tangibile, con il supporto di Ca’ Foscari. Così con quattro classi abbiamo progettato un percorso più intenso che producesse un risultato, realizzando questo nostro podcast».

Translanguaging: un approccio multilingua per integrare

Gli studenti migranti si sono concentrati su un’opera per classe, con l’obiettivo di “entrarenel lavoro dell’artista per fare emergere la propria lingua e vissuto, abbandonandosi alla potenza narrativa della realizzazione per far uscire la propria voce, usando l’idioma natio oltre all’italiano. «Partendo dalla narrazione dei lavori, gli studenti, attraverso la metodologia del translanguaging, hanno scomposto e ricomposto una storia, assemblando le proprie lingue diverse in accompagnamento della voce narrante in italiano», aggiunge Perrotta.

Le quattro opere oggetto di analisi e spunto sono: “Dinamismo di un cavallo in corsa + case” di Boccioni, “Paesaggio con macchie rosse n. 2” di Kandinsky, “L’impero della luce” di Magritte e “Interno olandese II” di Miró. Analizzando così i protagonisti, i luoghi, le azioni, l’effetto sorpresa, le emozioni, i contrasti e la dualità di questi lavori, riutilizzando espedienti narrativi tipici della fiaba e della letteratura, gli studenti hanno accompagnato all’italiano suoni e parole tradizionali di albanese, arabo, azero, bangla, dialetti italiani, fiammingo, francese, inglese, pashto, portoghese, rumeno, spagnolo, tagalog, ucraino e urdu.

Presentazione del progetto, foto di Arianna Ferraretto
Le storie raccontate nel podcast “C’era una volta”

«Le storie create a partire dalle opere sono avvincenti, con un livello di padronanza della nostra lingua mediamente alto, ma anche chi ne aveva uno più basso si è comunque messo in gioco presentandosi negli studi di Radio Ca Foscari dove sono stati registrati gli episodi in modo professionale, perché volevamo creare un prodotto di qualità – racconta la responsabile Guggenheim – oltre a una sentita partecipazione dei ragazzi all’evento di presentazione dell’iniziativa, il link per ascoltare sta girando in tutto il mondo perché gli studenti lo hanno condiviso con orgoglio alle famiglie di origine. Tutte le vicende hanno una morale positiva, dall’aiuto a chi è in difficoltà al superamento degli ostacoli».

«I protagonisti sono diversi, in due casi sono animali e quello che colpisce ad esempio nella storia del ragno ispirata all’opera di Mirò – conclude Perrotta – è che molti anche di noi non lo avevano mai osservato nel quadro, ampliando i nostri orizzonti. Pensare che le opere d’arte possano diventare un trampolino per fare dell’altro, come anche normalizzare il processo migratorio, è nella piena filosofia di Peggy Guggenheim che diceva di volere aprire una galleria d’arte per servire il futuro e che questo significa servire il presente. Come ente culturale siamo impegnati in vari progetti di inclusione sociale, per promuovere la nostra sensibilità per cui tutte le lingue e le culture hanno pari valore nella costruzione di una società plurale».

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