
Lo sport non è solo attività fisica e motivo di aggregazione, ma è soprattutto inclusività. Questo è il valore principale del baskin, il basket inclusivo, ideato nel 2001 dal cremonese Fausto Capellini che giovedì 20 scorso all’Hotel Ca’ Sagredo durante la cena conviviale del Panathlon Club di Venezia, presieduto da Diego Vecchiato, ha raccontato le opportunità di questo sport per tutti, approdato anche a Venezia malgrado le diverse difficoltà logistiche grazie anche all’Alvisiana basket, la quale gareggia nel campionato regionale. «Siamo riusciti a portare il baskin anche nel torneo dei sestieri, che è un momento di unione molto sentito nel veneziano» ha sottolineato durante l’incontro Leonardo Croce, referente regionale baskin, sottolineando come l’idea di Cappellini sia arrivata fino in laguna.
«Come insegnante spesso mi sono rapportato col disagio che provano i ragazzi con disabilità durante le lezioni di educazione fisica – ha spiegato poi lo stesso Cappellini – Ci sono pochi esercizi che possono fare e anche giocare diventa complicato in virtù delle diverse problematiche portate dalla disabilità. C’è chi non può correre, chi non riesce ad usare le mani, chi non riesce a muovere niente se non una mano, ma tutti e tutte hanno bisogno e meritano di poter giocare e di fare sport. Cambiando prospettiva abbiamo capito che non dovevamo focalizzarci su quello che i ragazzi non possono fare, ma su quello che invece riescono a fare. Questo ha rivoluzionato tutto. Dovevamo trovare un modo per valorizzare quello che erano, anziché dare peso a quello che non erano». Il baskin si basa esattamente su questo: una serie di regole che permettono a persone con disabilità di giocare alla pari con i normodotati. Nei cambiamenti apportati al basket per permettere l’inclusione si è iniziato modificando l’altezza del canestro, passando da quello regolamentare a dei semplici cestini per permettere a chiunque di arrivare ad un risultato. Questa attività sportiva ha subito numerose modifiche strada facendo per riuscire a includere ogni persona desiderosa di giocare. Sono in tutto 19, per la precisione, le modifiche apportate affinché nessuno venisse lasciato fuori e avesse le stesse opportunità di giocare e divertirsi.
«Il gioco del baskin non è solo un’attività ricreativa ma un vero e proprio sport dove si vince e si perde, anche se non ambisce all’agonismo. Ognuno deve tirare fuori ciò che ha – continua Fausto Cappellini -, in campo non ci sono assistenti, solo giocatori che si occupano dei compagni condividendo lo spazio, gli attrezzi e le strategie. Per fare questo tutti devono essere messi in condizione di dare il massimo superando le sfide, senza essere trattati con pietismo». Man mano questo sport è cresciuto nel corso degli anni, riuscendo a coinvolgere delle società, arrivando nel 2006 a creare un piccolo campionato a quattro squadre. Ora ha campionati regionali sparsi in tutta Italia con più di 8000 tesserati.
Come un piccolo ruscello che poi diventa un fiume, tutto questo movimento ha portato alla creazione di altri sport fruibili a tutti grazie all’EISI (Ente Italiano Sport Inclusivi) come il calcio balilla, la ginnastica e la boccia inclusiva. «Finalmente qualsiasi persona può sentirsi importante all’interno di un gioco. Vedere i giocatori uscire sudati dalle partite e dagli allenamenti non solo ci rende orgogliosi ma fa capire che siamo riusciti ad andare incontro al bisogno delle persone con disabilità di sentirsi importanti. – sottolinea ancora Cappellini. «Siamo di fronte ad una realtà estremamente educativa in quanto nasce in una scuola e ha profonde radici pedagogiche. – spiega invece Sira Miola, vicepresidente EISI – La nostra missione è quella di lavorare a nuove strutture affinché questo modello sia applicato a tutti gli sport, portando ad uno sport universale e non solo inclusivo». Al momento si sta sperimentando, seguendo il modello del baskin, il calcio inclusivo nel vicentino: «Una delle maggiori problematiche è stata quella dell’ottenimento del certificato medico sportivo, ma grazie alla collaborazione con i medici siamo arrivati a una quadra, permettendo ai tesserati di giocare in tutta sicurezza». Ad oggi il successo del baskin, avvenuto post covid quando c’è stata la possibilità di organizzarsi e strutturarsi meglio, ha portato più società a creare diverse squadre al proprio interno, formando gironi gold e silver dove gareggiano formazioni con più o meno esperienza.
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