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In mostra l’affinità tra la grande pittura veneta e le opere moderniste

Alle Gallerie dell’Accademia e alla Casa dei Tre Oci in mostra oltre 40 capolavori del Museum Berggruen, per la prima volta in Italia, si confrontano con quelli del museo veneziano

Un dialogo serrato per cercare analogie e differenze. È quanto propone la mostra “Affinità elettive. Picasso, Matisse, Klee e Giacometti”, che si divide tra gli spazi delle Gallerie dell’Accademia di Venezia e la Casa dei Tre Oci alla Giudecca, nuova sede del Berggruen Institute Europe, riaperta per la prima volta al pubblico dopo il restauro. Fino al 23 giugno una selezione di quadri modernisti provenienti dal Museum Berggruen – Neue Nationalgalerie di Berlino sono per la prima volta in Italia in dialogo con i capolavori della grande pittura veneta delle Gallerie dell’Accademia. Sono oltre 40 le opere di Picasso, Matisse, Klee, Giacometti e Cézanne poste a confronto con i capolavori di Giorgione, Sebastiano Ricci, Pietro Longhi, Giambattista Tiepolo e Canova. L’esposizione è a cura di Giulio Manieri Elia e Michele Tavola, rispettivamente direttore e curatore delle Gallerie dell’Accademia, e di Gabriel Montua e Veronika Rudorfer, direttore e curatrice del Museum Berggruen.

Alle Gallerie dell’Accademia

Negli spazi delle Gallerie dell’Accademia sono 17 le opere provenienti dal museo berlinese integrate nel percorso permanente, dando vita a vita a stimolanti spazi di dialogo. Nella sala VIII “La Nuda” di Giorgione, monumentale e forte, ad esempio, viene abbinata in un confronto dialettico di contrasto con la Sauteuse de corde” di Matisse tracciata senza contorni né limiti, esprime libertà nei movimenti e leggerezza. L’opera “Le chandail jaune”, che mostra quanto Picasso si sia impegnato per creare un nuovo modo di ritrarre, collocata nella sala in cui sono esposti i dipinti religiosi del tardo Medioevo, mette invece in luce come il ricorso all’arte del passato fosse per Picasso una parte fondamentale del processo creativo, insieme alla consapevolezza per l’iconografia cristiana. In dialogo tra loro anche due grandi scultori come Giacometti e Canova. Inoltre nella sala 2 al piano terra due studi di Picasso per “Les Demoiselles d’Avignon” sono esposti accanto a una serie di bozzetti di Tiepolo realizzati per grandi affreschi e tele. Se da un punto di vista formale le differenze sono enormi, molti sono però gli stimoli e le interpretazioni che vengono offerti al visitatore e che permettono di comprendere come artisti di epoche lontane abbiano metodi di lavoro simili, declinati a seconda di necessità e sensibilità.

L’incontro più suggestivo

L’accostamento più suggestivo è sicuramente quello tra il ritratto di “Dora Maar” di Picasso e “La Vecchia” di Giorgione. Il ritratto è un genere pittorico che persiste nei secoli ma che con l’avvento della fotografia cambia radicalmente. La funzione pratica cede il passo a trasformazioni formali molto forti. Su questo si confrontano due capolavori assoluti, completamente diversi, che però possono essere accostati perché presentano alcune similitudini. Entrambi raffigurano due donne leggermente di tre quarti e a mezzo busto, ma con sguardi completamente diversi. «Ci tengo a questo confronto molto stimolante. – dice Giulio Manieri Elia – Dora Maar volge gli occhi leggermente al di sopra dello spettatore, mentre La vecchia di Giorgione si rivolge direttamente a noi. Entrambe sottintendono un rapporto intimo con chi le ha dipinte: è noto che Dora Maar è stata l’amante di Picasso, mentre La vecchia forse era la madre di Giorgione». Suggestivo è poi osservare come gli artisti hanno realizzato e posizionato le mani dei soggetti: «La vecchia indica sé stessa in un gesto di autoconsapevolezza. In Picasso la funzione delle mani ha invece una certa vacuità, non capiamo se il viso vi sia appoggiato o meno, ma le mani sono entrambe ben visibili e mostrano solo quattro dita» spiega Gabriel Montua. Interessante anche il contrasto tra il colore dello sfondo e la figura: «Dora è vestita di nero su fondo chiaro, esattamente l’opposto rispetto a La Vecchia. I suoi capelli sono neri, proprio come il cappotto che indossa, e questo stesso effetto lo ritroviamo nell’altro dipinto, con il bianco della cuffietta ripreso da quella sorta di mantellina appoggiata sulle spalle. – e continua Montua – Da questo notiamo che alcuni “strumenti stilistici” sembrano essere universali tra i pittori di alto livello».

Alla Casa dei Tre Oci

Il percorso espositivo prosegue alla Casa dei Tre Oci dove si possono ammirare 4 opere su carta provenienti dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell’Accademia insieme a 26 acquerelli e opere su carta di Klee, Picasso, Cézanne e Matisse provenienti dal Museum Berggruen. Le quattro sale della mostra sono organizzate in quattro sezioni tematiche diverse. Nella sezione “Ritratti” si può ammirare, ad esempio, la Testa di donna” di Cesare da Sesto insieme all’acquerello cubista del 1908 Tête de femme” di Picasso, dove sono messi a confronto i diversi modi di indagare i tratti fisionomici di un volto. Nella sala successiva, dedicata all’“Interazione”, in cui il tema del nudo è centrale, è esposta invece “Le Dormeur” di Picasso, in cui si osserva la complessa relazione tra un uomo addormentato e una donna sveglia, a cui fa da contrappunto il “Gruppo di figure virili sdraiate” di Simone Cantarini. Uno dei gioielli della sezione “Paesaggio e plein air” è il KleinSchloss gelbt/ rot/braun” di Klee, suggestivo esempio dei suoi paesaggi più mitici e astratti dei primi anni ’20, che si confronta con la “Fantasia architettonica” di Giacomo Quarenghi, in cui emergono due diversi modi di inventare architetture fantastiche. Infine, la sezione intitolata “Miti e giochi di ruolo” raccoglie opere raffiguranti eventi storici, figure tereotipate e soggetti mitologici come Jeune homme au miroir, Nu, Joueur de flûte de Pan, Enfant” di Picasso insieme al “Baccanale in onore di Pan” di Sebastiano Ricci. Una proposta espositiva originale, in cui si può chiaramente comprendere come alcuni generi pittorici si perpetuino nei secoli e, allo stesso tempo, vengano affrontati in maniera radicalmente diversa.

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