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In restauro i teleri di Zanchi della Scuola Grande dei Carmini

L’intervento, finanziato da Venice in Peril Found, è condotto dalla restauratrice Maristella Volpin

Non bisogna salvare ma preservare. È seguendo questo mantra che alla Scuola Grande dei Carmini è stata avviata un’operazione di restauro di tre grandi teleri seicenteschi realizzati per la Sala Capitolare da Antonio Zanchi, a cura della restauratrice Maristella Volpin, e possibile grazie al comitato britannico Venice in Peril Found che per l’operazione della durata di circa un anno ha stanziato 50 mila euro, aggiungendo un ulteriore contributo a quelli dati in città, come nella vicina chiesa dei Mendicoli (leggi qui). L’intervento è stato presentato nella serata di giovedì 11, alla presenza del Guardian Grande Franco Campiutti, il presidente di Venice in Peril Found Guy Elliott, la responsabile del comitato a Venezia Susan Steer e l’assessore Francesca Zaccariotto, e allietato infine dal concerto dei Venice Music Project. Era da diverso tempo che il Guardian Grande aveva lanciato un appello affinché qualcuno prendesse a cuore il patrimonio storico artistico della Scuola, che necessitava di interventi urgenti o di manutenzioni, trovando ora finalmente risposta in Venice in Peril Found. L’ultimo intervento effettuato sui dipinti di Zanchi risale a circa 50 anni fa, era necessario quindi pulirli dai depositi di polvere, cera e nerofumo e valutarne nuovamente lo stato conservativo, per eventualmente intervenire sulla inevitabile degradazione dovuta in primis all’ambiente umido veneziano.

L’intervento sul "fanciullo"

“Salvataggio del fanciullo caduto nel pozzo” è il primo dei tre grandi teleri attualmente oggetto dell’intervento, che è stato staccato dalla parete, accuratamente arrotolato e trasferito nel laboratorio di restauro di Volpin. L’opera è già stata pulita e liberata dalle vecchie vernici di origine naturale usate un tempo che, ingiallitesi, hanno cambiato la tonalità pittorica dell’opera. Gli strati di vernice fortunatamente però erano cospicui e hanno preservato la pellicola pittorica. La rimozione della vernice ha poi evidenziato che alcune parti del dipinto avevano subito dei piccoli distaccamenti pittorici, cosa fisiologica dovuta al clima umido e salmastro di Venezia, inoltre l’esposizione dei teleri sulla parete Nord della Scuola nel tempo non aiuta sicuramente il mantenimento. <Attualmente sto eseguendo la fase di consolidamento e integrazione dello strato pittorico. – spiega la restauratrice Marisella Volpin – Alcune parti infatti risultano compromesse, non si tratta di grandi lacune ma di tante piccole porzioni in cui il colore si è disgregato, cosa che rende il lavoro di integrazione pittorica ancora più lungo e impegnativo>.

Le porzioni più delicate

La parte più rovinata coincide con la zona più alta del dipinto, per cui servirà ancora più attenzione: <Siamo partiti rispettando i piani prospettici, realizzando una ricomposizione graduale, così che il fondo del cielo non risulti artefatto e crei un squilibrio con le figure presenti nel dipinto. – continua la restauratrice – Anche la Madonna e l’Angelo in alto sono molto degradati. Inoltre nella parte centrale ci sono delle svelature che stiamo cercando di capire da cosa sono dovute>. L’intervento sul dipinto terminerà a cavallo con l’anno nuovo. Lavori di integrazione, questi, tutti reversibili, che probabilmente sarà necessario eseguire anche sugli altri due dipinti “La guarigione del principe di Sulmona” e la “Guarigione di un ammalato per intercessione di Maria”.

Di padre in figlia

Dopo aver tirato giù dalla parete della Scuola il dipinto e averlo portato in laboratorio, subito dopo le prime analisi Maristella Volpin ha fatto una scoperta inaspettata:<Esaminando l’opera mi sono accorta che l’ultimo restauro eseguito 50 anni fa con grande probabilità è stato svolto da mio padre Ferruccio, anche lui restauratore>. È il padre infatti ad averle trasmesso la passione per il mestiere. Per un periodo padre e figlia hanno anche lavorato insieme: <Quarant’anni fa abbiamo eseguito il restauro del telero del Paradiso di Tintoretto a Palazzo Ducale> ricorda Maristella. <Cinquant’anni fa non era consuetudine conservare negli archivi la documentazione dei restauri. Appena tirato giù il telero di Zanchi ho riconosciuto l’intervento del papà per via della doppia foderatura con tela a trama più larga in canapa e lino che era solito a porre nel retro delle opere. Oltre all’intervento strutturale ho anche visto la sua mano dal tratto e dalle velature di integrazione un po’ coprenti con cui era solito intervenire sui dipinti> ha spiegato la restauratrice, dicendo che conoscere le tecniche tradizionali che usava suo padre, unite alle innovazioni tecniche di oggi, è molto stimolante. <Siamo felici di questo intervento> hanno sottolineato Guy Elliott e Susan Steer di Venice in Peril. <Non posso che ringraziare il Comitato per essersi preso a cuore la nostra Scuola. – ha detto il Guardian Grande – Spero l’amicizia e il supporto perdurino nel tempo, tante altre opere aspettano da tanto un intervento di restauro>.

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