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In salute con la pet therapy di “Cani per caso” a Mestre

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Un’attività con ricadute profonde sul benessere di persone e animali

«Tutto è partito dal fatto che volevamo educare i nostri cani in modo diverso da quello che vedevamo intorno a noi – raccontano dallo staff di “Cani per caso”, centro specializzato nel benessere per cani e persone a Mestre – volevamo andare oltre a un approccio dove il cane deve fare quello che dice il padrone e basta. Sembra ieri, ma sono già passati 24 anni da quando abbiamo iniziato la ricerca di un terreno, ci sarebbe bastato un piccolo campo da un migliaio di metri quadri e invece siamo finiti in un’area da 23.000, una bella sfida. Abbiamo iniziato con l’idea di fare un asiloper tenere i cani a chi doveva andare a lavorare e oggi ci troviamo a gestire attività di educazione, sport, riabilitazione e pet therapy tanto per cuccioli che per esemplari adulti. Insomma “Cani per caso”, ma un caso… fortunato».

«Avere un cane migliora in tutti i sensi le persone – raccontano – sono animali che insegnano la pazienza oltre a imparare a comunicare meglio e ad esprimersi. Aiutano a trovare in ognuno una strada personale per il proprio miglioramento, oltre che obbligare anche a fare attività fisica, che non guasta per il benessere. Ma i cani non sono tutti uguali, bisogna imparare a conoscerli per capirne il comportamento per poter entrare in relazione con loro e la fiducia va conquistata. Come diceva San Francesco, se si è in grado di rispettare un animale, ci si comporta in modo empatico e solidale anche con le persone».

Le attività e le specializzazioni di “Cani per Caso”

«Rispetto a quando abbiamo iniziato – spiega il personale – oggi siamo una decina, questo è il nostro lavoro primario e siamo tutti istruttori o educatori professionisti con diverse specializzazioni: dagli allenatori per lo sport in acqua per insegnare a nuotare alla responsabile di vasca per la riabilitazione, fino all’osteopata e fisioterapista per cani e gatti, passando per il comportamentista che si occupa di aggressività e paura negli animali. Siamo tutti certificati e iscritti alla Federazione Italiana Cinofilia Sport e Soccorso (FICSS-ASI), che ci impone una formazione continua. Gli educatori si occupano dell’educazione di base e gestiscono cuccioli e cani non problematici, mentre gli istruttori affrontano situazioni più critiche come aggressività e paure. Per questo non riceviamo solo nel centro ma ci spostiamo in tutta Italia, andando direttamente all’interno delle famiglie se necessario».

«Nonostante le differenze di specializzazione abbiamo un tratto comune – aggiungono – ovvero la collaborazione con i veterinari, da tutto il Veneto. Lavoriamo quasi sempre in team assieme ad altri specialisti anche di strutture pubbliche oltre che private, nel caso dei veterinari in prevalenza comportamentisti ed esperti di ri-educazione, soprattutto quando si tratta di cani che hanno manifestato disturbi del comportamento. Ogni razza ha dei tratti genetici che la contraddistinguono, ma è possibile imparare a capire il cane lavorando sulla comunicazione. Spesso quando un animale attacca lo fa perché c’è qualcosa che non va, possono essere anche questioni di salute. Insomma non si tratta di stravolgerne il comportamento ma di capire meglio il quattro zampe prima di farlo adattare allo stile di vita dei padroni, trovando un terreno d’incontro. Abbiamo un’idea dei cani che non sempre rispecchia la realtà, qualche esempio? Il giardino rappresenta una sorta di gabbia per loro, paradossalmente stanno meglio in appartamento, soprattutto di taglia grande e portati a spasso piuttosto che in pochi metri quadri di erba».

Pet therapy: nuove frontieri di incontro fra cani e persone

«Dal 2015 la Pet therapy è sottoposta a delle linee guida del Ministero della Salute e viene definitainterventi assistiti con gli animali” – chiarisce Veruska, co-fondatrice del centro ed esperta della materia – questo disciplinare ha portato maggior precisione perché in precedenza si tendeva a preparare il cane e non la persona, ora invece il procedimento è opposto e l’animale viene scelto in base al progetto. E’ un’attività svolta sempre da un coadiutore che gestisce il cane affiancato da un veterinario. Gli interventi sono di tre categorie: quella di base ludico-didattica, quella educativa che ha precisi obiettivi di riabilitazione motoria o psicologica e quella di terapia vera e propria, dove si collabora con uno psicoterapeuta o un medico».

«Mi è capitato di fare interventi tanto nelle scuole che in uffici, oltre alle case di riposo e i reparti ospedalieri – continua – sembra incredibile ma portare un cane in aula aumenta la concentrazione, l’impegno e l’attenzione degli studenti. Durante il periodo del Covid, grazie all’intervento dei suoi insegnanti, abbiamo assistito un ragazzino di prima media che non riusciva a inserirsi nella classe. Al primo intervento avevamo portato dei coni e cubi perché creasse un percorso per cani e invece ha costruito un castello in cui si è chiuso dentro, immaginando un fossato tutto intorno. Gli animali hanno fatto progressivamente cadere questi muri perché hanno capito che lo studente voleva solo essere salvato per sentire che qualcuno s’interessava a lui. Durante l’ultimo giorno del percorso di una ventina di incontri, ha gestito lui i cani in classe presentando ai compagni tutto quello che aveva imparato a fare con loro, sbarlordendo tutti. E’ riuscito a conquistare anche Neve, la nostra husky sempre un po’ scorbutica con le persone».

"Cani per Caso": tanto da raccontare e ancora molto da fare

«La prima cosa che si impara venendo dai noi – aggiunge il team di operatori – è che i cani non sono addestrati come se fossero dei soldatini, devono essere liberi di esprimersi, accettando e non subendo il contatto umano. Il cane davanti a una persona non la giudica, non la prende in giro, al massimo la può rifiutare, ma se si inizia ad ascoltare e osservare, si entra in sintonia con lui e si trova una chiave per trovare la relazione. Questi animali non sono perfetti, sbagliano anche loro, per questo sono così efficaci coi ragazzi, insegnano a migliorarsi ed aprirsi verso gli altri, poi è dimostrato a livello scientifico che accarezzarli ci da benessere, liberando un sacco di endorfine».

«E’ un animale altamente inclusivo, non discrimina né bullizza – concludono – stiamo partecipando a un progetto europeo che coinvolge sport e disabilità, dove siamo gli unici a rappresentare l’Italia e a usare un cane, che abbiamo inserito con risultati incredibili. Oltre a rallegrare i portatori di handicap, in qualche caso li attiva, soprattutto i più pigri, a fare attività perché vedono attraverso l’animale una risposta diretta al loro stimolo, sembra incredibile per loro avere qualcuno che li ascolti e sia interessato. Nonostante questo, abbiamo ancora tanti progetti per il futuro, dalla creazione di un’aula per la pet therapy direttamente nel centro alla formazione per operatori di assistenza ospedaliera, ce la faremo, una zampa alla volta».

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