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La Bocciofila di San Sebastiano: «un laboratorio di cittadinanza»

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Dal gioco delle bocce alla comunità: un angolo veneziano che resiste allo spopolamento e si apre alla città

La Bocciofila di San Sebastiano diventa «un laboratorio di cittadinanza». A guidare questa nuova fase è il presidente Alvise Marzollo, affiancato da Enrico Bettinello, Francesca Delle Vedove, Gabriele Mareschi e Piero Reis. Il nuovo direttivo è al lavoro per rilanciare una realtà che non intende rassegnarsi allo spopolamento, ma anzi, vuole ripartire proprio dal gioco delle bocce per rafforzare il senso di comunità. Lo sport è pretesto per condividere del tempo assieme. «Rigenerare un luogo significa immaginarlo e reimmaginarlo», evidenzia Marzollo, «il nostro obbiettivo è dare vita ad un ambiente in cui ognuno trovi il proprio spazio in una comunità inclusiva ed intergenerazionale». In netta controtendenza rispetto al calo dei residenti, i soci della San Sebastiano sono già trecento e continuano ad aumentare: 141 ordinari e 181 sostenitori. E la maggior parte non supera i 30 anni. Nonostante in città sia rimasta l’unica insieme a quella di Murano, a bocce si continua a giocare ogni giorno e tra persone di ogni età. Il recente picco d’iscrizioni ne conferma l’attrattiva. E non solo per i residenti del centro storico. Solitamente i soci entrano in campo verso sera, ma nel pomeriggio il via vai è continuo: universitari che studiano ai tavoli, amici che s’incontrano per un aperitivo al bar, genitori che aspettano i figli impegnati negli allenamenti di basket della vicina società dei Carmini.

Enrico Bettinello, Francesca Delle Vedove, Alvise Marzollo, Gabriele Mareschi e Piero Reis
La lunga storia della Bocciofila

La storia di questo angolo veneziano ha radici antiche. Un tempo ospitava il convento dell’Ordine delle Suore Filippine impegnate nell’assistenze delle giovani sorde-mute. In mezzo al verde, allevano animali, coltivano bachi da seta e curano un orto di 400 metri. Nel 1957, lasciano il convento e l’area cade in abbandono fino al1982 quando il Comune la concede al circolo. I soci, con impegno e determinazione, si occupano della bonifica di quello che è ormai diventato un deposito di rifiuti, trasformandolo in un punto di incontro e socialità.  La bocciofila di San Sebastiano ha una storia ancora più antica, una delle più longeve d’Italia. Fondata tra il 1899 e il 1900, istituisce la sua prima sede a San Pantalon, per poi spostarsi in Calle dell’Avogaria, all’interno dell’osteria “Da Carmela”. Qui, tra un bicchiere di vino e una partita, il gioco delle bocce diventa una tradizione serale per molti lavoratori veneziani. Nel 1984 trova la sua nuova sede a Dorsoduro, accessibile da un piccolo cancello in fondamenta Barbarigo, a due passi dalla chiesa dell’Angelo Raffaele. Oggi la bocciofila conta tre campi coperti, inizialmente realizzati in terra battuta e oggi in sintetico, un giardino che confina con gli orti comunali, una sala per feste e cene, un ufficio, una cucina e i bagni.

Uno spazio aperto alla comunità cittadina

«Vogliamo creare uno spazio aperto che accolga e dialoghi con la comunità cittadina», spiega il direttivo, «e dare vita a collaborazioni con altre realtà del territorio». Dopo aver accolto nelle scorse settimane la casa editrice Wetlands e l’associazione How Do We Meet, la bocciofila si prepara ad ospitare l’evento “Saòr a San Sebastiano” dedicato a bambini e famiglie. Un appuntamento promosso da Ocean Space, il Museo di Storia Naturale e l’Università Ca’ Foscari per confrontarsi sulla sostenibilità dell’ecosistema lagunare e la valorizzazione dei prodotti locali in un’ottica di inclusione sociale. «Abbiamo ricevuto anche richieste da parte di guide turistiche», aggiunge Marzollo, «solitamente accompagnano i turisti a visitare i giardini veneziani e sono rimasti incuriositi dalla nostra bocciofila». Per il 4 maggio è in programma una grande festa: una giornata per far conoscere questo angolo veneziano a chiunque voglia farne parte.

La Bocciofila San Sebastiano è aperta tutti i giorni dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.

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