Dalle tecniche più curiose agli artisti più eccentrici. C’è grande varietà nella mostra di disegni “Una passione discreta. La collezione Paolo Galli” allestita fino al 20 gennaio a Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento Veneziano a Venezia, a cura del direttore Alberto Craievich. Si tratta della mostra che celebra l’ingresso in museo della donazione dell’ambasciatore Paolo Galli nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Fondazione Musei Civici di Venezia, di cui Craievich è responsabile. Sono 75 le opere esposte delle 216 che sono state donate e che comprendono fogli di maestri italiani dal ‘500 al ’900. Si tratta di una collezione molto colta, con disegni che hanno alle spalle un’importante storia collezionistica e mostrano svariate tecniche. Accanto ai celebri maestri veneziani del ‘700, già ampiamente presenti nella collezione del museo, Tiepolo padre e figlio, Piazzetta, Guardi, Diziani e Fontebasso, ci sono anche pittori italiani di scuola emiliana e lombarda, romana e fiorentina tra cui Carracci, il Cavalier d’Arpino, il Figino e Vasari. A rappresentare il secolo breve invece sono presenti opere di Zoran Music, Giò Pomodoro, Cadorin, Cagli, Mafai, Severini, Sironi e Vedova. Per qualità degli esemplari, varietà di tecniche e tipologie, per il Museo si tratta della più importante acquisizione nel campo della grafica dal lascito di Nuccia e Riccardo Musatti nel 1967. Alcuni dei disegni sono stati esposti in mostre o sono comparsi in pubblicazioni e volumi dedicati alla grafica, altri invece sono rimasti per anni nell’ambito della fruizione privata e risultano per questo inediti al pubblico.
Colpisce la dedizione con cui l’ambasciatore Paolo Galli ha riunito decine e decine di esemplari, magari individuando personalmente l’autore assecondando il proprio gusto e riunendo un personale pantheon di artisti, dai grandi nomi agli autori meno noti. La collezione nacque per caso quando Paolo Galli si trovò a lavorare nell’ambasciata americana e dovette arredare casa. Una passione che però sboccia a Londra negli anni ’60: «A quell’epoca la città era la culla del collezionismo del disegno, grazie ai tanti antiquari e alle aste di Christie’s e Sotheby’s. – spiega Craievich – La passione di Galli nasce in un momento magico, dove vengono vendute le ultime grandi collezioni di grafica» dice, spiegando che il collezionista, che ora vive a Venezia, dopo essersi consultato con la famiglia, ha deciso di donare la sua collezione al Gabinetto dei disegni della Fondazione Muve, anche in virtù dell’amicizia che lo legava al precedente direttore Teresio Pignatti, così che potesse essere custodita nel migliore dei modi. «La donazione è stata concretizzata a maggio del 2023 e in circa un anno abbiamo provveduto a organizzare la mostra e a fotografare tutti i disegni per realizzare un catalogo dedicato all’intera raccolta. Si tratta di opere fragili che non possono stare per troppo tempo esposte alla luce, ma saranno sempre a disposizione degli studiosi su appuntamento».
A far parte della collezione sono principalmente fogli di studi preparatori, votati più alla figura umana che al paesaggio, compresi alcuni studi indipendenti. Tra i pezzi più significativi si annoverano sicuramente quelli degli artisti veneziani, ma la parte più interessante è quella che documenta le altre scuole italiane, che mancava un po’ in museo. Non solo bianco e nero, i disegni sono spesso un mondo a colori: «Questo anche attraverso le stesse carte preparate e tinte dagli artisti per esaltare le matite, i gessi e gli acquerelli usati» racconta Craievich. Tra i fogli più pregiati un rarissimo disegno di Alessandro Algardi con uno studio su Papa Innocenzo X Pamphilj e un veloce studio di mani dell’artista e a sua volta collezionista ‘700esco Bernardo Strozzi, la cui opera tra l’altro proviene dalla collezione dell’importante collezionista veneziano Zaccaria Sagredo, così come il disegno di Vasari “La Vergine se san Benedetto appaiono al conte Ugo, marchese di Toscana” che mostra da parte dell’artista, anche lui attento collezionista di disegni, grande attenzione al paesaggio. Interessante anche un foglio di Paolo Pagani, artista eccentrico che usa l’inchiostro porpora, quelli di Taddeo e Federico Zuccari, con i loro esercizi di stile, o il disegno di Agostino Caracci tratto da un’opera di Tintoretto: «Caracci viene a Venezia e copia i grandi quadri del Rinascimento veneziano che traduce in stampa, tra cui il San Girolamo di Tintoretto, opera che documenta il suo passaggio in città».
Oltre alle anatomie tornite degli artisti emiliani 500eschi, che guardano alle figure presenti nella Cappella Sistina di Michelangelo, in collezione anche un foglio acquerellato di Novelli, artista che mancava in museo, a cui si aggiunge un’opera di Sebastiano Ricci e un album di Gianbattista e Giandomenico Tiepolo: «Di Giambattista in particolare non avevamo fogli giovanili e quello acquisito, uno studio di mani su carta crema, fa parte di un taccuino andato disperso». Tra le opere anche una di Gianni Battista Tinti: «Si tratta di un sofisticato artista manierista bolognese che, su una carta azzurra preparata con rifinitura meticolosa, realizza un angelo “hippie” che, con lo sguardo ispirato, i capelli ricci e una vestaglia che lo lascia mezzo nudo, suona l’arpa» continua il direttore. Una parte è dedicata anche al mondo delle caricature come quelle di Guercino, Pier Francesco Mola e Pier Leone Ghezzi, mentre spazio è dato anche al ‘900 con un disegno di Emilio Vedova, di quando ancora non aveva 20anni, un motociclista di Sironi e uno studio di Cadorin. Importante testimonianza storica è poi il disegno di Giovanni Boldini, che quando era a Parigi ritrasse dal vero un vecchio Oscar Wilde ormai in disgrazia. «Il disegno è un mondo esclusivo e raffinato. In quest’arte si cimentano grandi artisti che non sono grandi disegnatori e disegnatori che poi nella pittura si sfaldano. – spiega ancora Craievich – Il fascino di queste opere risiede anche nella sfida all’identificazione dell’autore, sotto lo sguardo sapiente di conoscitori, studiosi, mercanti, collezionisti. – e conclude – È un mondo di attribuzioni che cambiano, a volte non si sa se il foglio preparatorio sia del maestro o degli allievi, nel catalogo sono infatti indicati anche dei falsi».
C.I.D. s.r.l. Società a Socio Unico – Casa editrice del settimanale Gente Veneta – CF e PI 02341300271 – REA: VE – 211669 – Capitale Sociale 31.000 euro i.v. – Dorsoduro,1 – 30123 Venezia
Iscriviti a VE-NICE e non perderti nessun aggiornamento, ti invieremo 1 volta a settimana i nuovi articoli!