
È pronta per essere svelata al pubblico, dopo un restauro conservativo durato due anni, l’imponente opera del Tintoretto, la “Crocifissione” (30 metri quadri di telero), custodita nella sala dell’Albergo della Scuola Grande di San Rocco. Un intervento che ha potuto contare sul supporto prezioso del comitato Save Venice – per un importo complessivo di 650mila euro, come ricordato dalla direttrice dell’ufficio di Venezia, Melissa Conn – con il generoso contributo di Arnold M. Bernstein, studioso di storia dell’arte. «Il restauro si concluderà nel mese di marzo e l’inaugurazione sarà in aprile – annuncia il guardian grando, l’architetto Franco Posocco –. Un dono per la città e un intervento storico che ha permesso di riportare al suo antico splendore uno dei quadri più importanti di Venezia».
«A maggio è previsto invece un convegno internazionale – prosegue Posocco – che organizzeremo in collaborazione con l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti: vi prenderanno parte i principali studiosi viventi di Tintoretto, che parleranno della “Crocifissione” e delle scoperte fatte proprio nell’ambito del suo restauro». «Attraverso le indagini ad infrarossi – spiega Conn – abbiamo individuato un sistema di griglie, al di sotto della pittura; delle linee visibili sulla tela che Tintoretto ha utilizzato per il trasferimento di alcune figure dai disegni preparatori». E proprio questa potrebbe essere la scoperta più sorprendente di questi mesi. «Sono emersi la sinopia, – continua il guardian grando – i pentimenti dell’autore, in corso d’opera, e le modifiche apportate in occasione di vecchi e maldestri restauri. Aggiunte errate che sono state rimosse insieme alle vernici ossidate. Insomma, il quadro è stato sottoposto ad un impegnativo maquillage, condotto da gente esperta». Il tutto in stretta sinergia con la Soprintendenza, mentre alla cooperativa Cbc – Conservazione Beni Culturali il compito di condurre l’intervento.
Sono circa 150mila i visitatori annui registrati a San Rocco. «Numeri stabili da dopo il Covid», analizza Posocco, che sottolinea come si tratti di un pubblico “di qualità” («non turismo di massa»), interessato ad ammirare non solo la “Crocifissione”, ma anche le altre opere esposte. «Ci raggiungono studiosi, università e scuole». Persone che prossimamente potranno usufruire di un biglietto d’ingresso unico comprendente Scuola Grande, chiesa di San Rocco e quella che verrà chiamata collezione Castelforte, che sarà allestita in un nuovo spazio limitrofo, con affaccio sul rio de la Frescada, proprio alle spalle della Scuola Grande. «Dal punto di vista edilizio, i lavori sono pressoché finiti: sono stati restaurati intanto gli intonaci della facciata. Bisognerà procedere poi all’arredamento e all’allestimento». L’obiettivo è quello di ricavare una sala al pianoterra, con un centinaio di posti a disposizione, per organizzarvi riunioni e convegni, oltre che – a livello di collezioni – esporre quelle opere al momento conservate nei magazzini della Scuola Grande, dove di spazi liberi a disposizione ormai non ce ne sono più. «Ne abbiamo circa 200, dal ‘700 fino al ‘900, come ad esempio dei quadri di Longhi. Ed anche porcellane ottomane (un lascito), ceramiche, paramenti (tra cui il piviale di Pio VI), arredi sacri e documenti antichi. Pensiamo di scegliere i pezzi migliori – prosegue l’architetto Posocco – per poterli mostrare al pubblico. Una nuova ala al pianoterra, di circa 170 metri quadri, che potrebbe essere inaugurata nel corso dell’autunno, o comunque entro il 2025». La storia dell’edificio, il guardian grando la definisce «interessante». Requisito da Napoleone e venduti all’asta i vari alloggi per finanziare le guerre, un tempo apparteneva interamente alla Scuola, ma poi è stato frazionato, col risultato che gli appartamenti presenti sono oggi di proprietari differenti. «Siamo tornati in possesso di una parte del pianoterra, ossia il magazzino, che abbiamo restaurato con fondi della Scuola Grande. Mentre per gli intonaci esterni abbiamo potuto contare sul Bonus facciate. Gli studiosi ritengono che questo edificio abbia rappresentato una sorta di prototipo del più moderno condominio, con alloggi a reddito. Un esempio di edilizia borghese condominiale».
Capitolo a parte va riservato alle risorse destinate dalla Scuola Grande di San Rocco alle “grazie”, dunque ad interventi di carità. Il 2023 è stato l’anno record in tal senso, con i suoi circa 150mila euro complessivi (di cui 130mila in termini di bilancio e i restanti 20mila della Commissaria Marcorà). «La domanda di assistenza è molto ampia a Venezia. Numerose le povertà nascoste, situazioni da seguire per contribuire a diminuire le sofferenze», riflette Posocco. Grazie a questa cifra a disposizione e alla luce del suo statuto, la Scuola Grande ora può soccorrere le necessità di 10 parrocchie all’anno, a rotazione, della Diocesi, oltre che quella dei Frari, i monasteri di clausura femminili del Triveneto, situazioni di povertà segnalate da consorelle e confratelli, detenuti e rispettive famiglie indicati dai cappellani, nonché altre condizioni critiche di cui si venga a conoscenza. Va ricordato tra l’altro come molti membri della Scuola Grande assistano colleghi anziani e persone che vivono una situazione di difficoltà, attraverso visite ed altre forme di sostegno e vicinanza. Tra le novità, anche il ricollocamento della grande tela del pittore veneziano Giovanni Antonio Fumiani sul soffitto della chiesa di San Rocco, dal quale era stata smontata per essere sottoposta ad un restauro conservativo accurato, della durata di sei mesi. Intervento che ha consentito di rendere nuovamente leggibile l’opera dal titolo “San Rocco distribuisce i suoi beni ai poveri”. «Sarà riposizionato proprio in questi giorni – conclude Posocco – e in autunno abbiamo in programma un convegno dedicato al ‘600: il secolo di Fumiani. Un periodo tutto sommato poco studiato, quando invece il Barocco è stato contraddistinto da veri e propri lavori in termini di creatività». L’immagine del telero era ormai illeggibile, anche perché l’ultimo intervento risaliva ai primi anni ‘60. «Fumiani è colui che ha realizzato anche l’enorme soffitto della chiesa di San Pantalon. L’opera custodita a San Rocco non era più leggibile per via di sporco, fumo delle candele e infiltrazioni. Ma ora è tornata al suo antico splendore».
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