
L’abito è più di ciò che indossiamo: è un simbolo che racconta chi siamo, che mette in relazione l’identità con l’apparenza, l’essenza con la forma. Ma per esprimerci davvero, non dobbiamo aderire a un modello già esistente: possiamo reinventarci. Lo insegna Maria Maddalena, che nei secoli ha abitato mille corpi e mille forme diverse, diventando il simbolo di questa metamorfosi. È proprio la dimensione poliedrica di questa figura il tema centrale della serata, organizzata in occasione della conclusione dell’anno accademico dalla Pastorale Universitaria del Patriarcato di Venezia, di cui è direttore don Gilberto Sabbadin. L’evento, intitolato “L’abito non è la Maddalena”, è stato ideato dalle giovani menti creative di Daedalus- Labirinto Domus Civica, in collaborazione con la sartoria Banco Lotto N.10, e si è tenuto nello splendido convento di San Francesco della Vigna nella serata di mercoledì 21.
La scelta di Maria Maddalena come figura centrale della serata nasce da una duplice motivazione. Da un lato la sua storia, affascinante e complessa, la rende una delle figure femminili più potenti e sfaccettate della tradizione cristiana. Dall’altro, c’è stata la volontà della Pastorale Universitaria di creare un legame con la Domus Civica, la Casa della Studente, realtà interamente al femminile. «Fin da subito c’è stato un sì unanime nel voler approfondire questa figura così speciale – ha raccontato fra Adriano Cavallo, tra gli organizzatori dell’evento – proprio perché si presta naturalmente al dialogo con la comunità». L’evento, che prosegue una tradizione ventennale, ha visto negli ultimi anni una partecipazione crescente di studenti e studentesse universitarie che, grazie a queste proposte culturali, riescono a riscoprire luoghi poco conosciuti della città. Un’occasione per la Pastorale di trasformare un’esperienza di riflessione in un’opportunità per i giovani di entrare in contatto con le bellezze più nascoste e autentiche di Venezia. Le forme artistiche che hanno animato la serata sono state molteplici: teatro, pittura, danza, scultura e moda, che si sono intrecciate in un’unica direzione espressiva, quella del dialogo profondo tra interiorità ed esteriorità.
Il tema è stato introdotto da una performance teatrale messa in scena all’interno della chiesa di San Francesco, in cui delle ragazze hanno raccontato la storia di Fra Jean Joseph Lataste, padre domenicano che nell’Ottocento fondò le Domenicane di Betania: una comunità di suore spesso provenienti dalla dura realtà carceraria. Donne segnate dal passato ma capaci di redimersi, di intraprendere un cammino di rinascita sia spirituale che personale. È proprio in questo gesto di riscatto, che passa anche attraverso un cambiamento esteriore, che si rivela il messaggio profondo dell’evento. Come le suore di Betania, anche Maria Maddalena è l’immagine di una trasformazione possibile; rappresenta chi, nonostante le ombre del proprio passato, fa una scelta di luce e di rinascita. Anche il palcoscenico dello spettacolo ha raccontato questa storia. L’ambientazione buia della chiesa infatti, si è scontrata fortemente con le luci artificiali che hanno illuminato la scena, quasi a far percepire concretamente la dicotomia tra luci ed ombre.
La serata si è trasformata poi in un vero e proprio viaggio attraverso le varie forme d’arte, tutte capaci di toccare il pubblico a un livello profondo, grazie alla loro forza emotiva. Un viaggio che non è stato solo simbolico, ma anche fisico: gli spettatori infatti si sono spostati da una zona all’altra della chiesa, seguendo il ritmo della narrazione. Una scelta tutt’altro che casuale che ha rinnovato il messaggio centrale dell’evento: il cammino interiore, la trasformazione, il percorso. Ed è proprio da questo tema che nasce la collaborazione con Banco Lotto N.10, la sartoria sociale le cui lavoratrici, tutte donne detenute, hanno realizzato gli abiti utilizzati in scena. L’immagine della sartoria è profondamente evocativa: la creazione di un abito non è mai casuale, richiede tempo, attenzione, progettualità. Così come dovrebbe essere anche la costruzione dell’identità di ciascuno: cucita con cura, passo dopo passo, trasformando ferite in opere uniche e irripetibili. In questo contesto l’abito diventa filo conduttore, segno concreto di speranza e possibilità di riscatto. D’altronde, Maria Maddalena insegna che nessuno mai è definito una volta per tutte, c’è sempre la possibilità di cambiare e di rinascere. Questo percorso passa anche attraverso una trasformazione estetica, nella quale ogni scelta stilistica presa va molto oltre l’apparenza: è una manifestazione tramite la quale si mostra al mondo ogni sfaccettatura di se stessi, è un collegamento profondo tra l’interiorità e l’esteriorità. E la serata della Pastorale Universitaria l’ha insegnato usando il mezzo di comunicazione più potente di tutti: l’arte.
C.I.D. s.r.l. Società a Socio Unico – Casa editrice del settimanale Gente Veneta – CF e PI 02341300271 – REA: VE – 211669 – Capitale Sociale 31.000 euro i.v. – Dorsoduro,1 – 30123 Venezia
Iscriviti a CRUX e non perderti nessun aggiornamento, ti invieremo 1 volta a settimana i nuovi articoli!