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La mensa di Ca’ Letizia: monitoraggio e nuovi tipi di povertà

La mensa di Ca' Letizia: monitoraggio e nuovi tipi di povertà
Ca’ Letizia: diminuiscono le presenze, ma la sfida continua per garantire il supporto alle persone in difficoltà

Natale 2024: rispetto all’anno scorso, il numero medio di persone che frequentano la mensa di Ca’ Letizia a Mestre è diminuito, passando da oltre 100 a circa 90. Questo mentre nella vicina mensa dei Frati Cappuccini, dove si serve il pranzo (a Ca’ Letizia la cena) si registrano ancora circa 120 presenze. Nonostante i numeri più bassi, tuttavia, si è mantenuto un flusso regolare di persone.

Una tendenza interessante riguarda le persone straniere, che, a differenza di qualche anno fa, non tornano più nei loro paesi d’origine durante le festività. 

«Da settembre 2022, insieme al centro di ascolto della Caritas, abbiamo introdotto un sistema di tessere di accesso per monitorare coloro che frequentano la mensa con una certa regolarità», spiega il responsabile della mensa di Ca’ Letizia e presidente della San Vincenzo mestrina, Stefano Bozzi. «L’obiettivo è quello di garantire una gestione più attenta e mirata delle risorse, identificando le persone più vulnerabili e cercando di offrire loro un supporto più concreto».

Per il futuro, l’obiettivo di Ca’ Letizia è “sopravvivere”, affrontando le crescenti difficoltà nel sostenere le necessità. Gli aiuti e i benefattori sono in calo, e la sfida è mantenere il servizio attivo. Per garantire la continuità, si punta sul rilancio dell’immagine della mensa, cercando di attrarre nuovi donatori per supportare chi ogni anno si rivolge a essa in cerca di aiuto e solidarietà.

Le persone che frequentano la Mensa

Al centro, sono circa 50-60 le persone che frequentano la mensa su base settimanale. «Queste persone sono generalmente uomini di età compresa tra i 20 e i 50 anni, provenienti principalmente da Paesi stranieri, più che italiani», racconta il responsabile. «Le problematiche comuni sono numerose e complesse: permessi di soggiorno non rinnovabili, condizioni abitative precarie, lavori instabili, disagio fisico e dipendenze».

Molte di queste persone sono conosciute non solo dalla Caritas e dai servizi della mensa, ma anche dai servizi sociali del Comune. Per alcune, sono stati attivati percorsi di recupero che hanno dato buoni risultati, tanto che sono divenuti autonomi e autosufficienti. Tuttavia, esistono anche coloro che, pur essendo storici frequentatori, non riescono a intraprendere un percorso stabile verso l’autosufficienza. Per queste persone, l’approccio della mensa resta quello di mantenere un rapporto umano e caloroso, consapevoli delle difficoltà che affrontano.

Povertà relazionale: una nuova povertà emergente

Un’altra categoria di persone che frequenta la mensa è quella degli anziani, in particolare pensionati italiani, che si trovano ad affrontare una forma di povertà non solo economica, ma anche relazionale. 

La mensa diventa per loro un’opportunità di socializzazione, un momento di condivisione che offre una rete di sostegno umano. La solitudine e l’isolamento, infatti, sono tanto gravi quanto la povertà materiale.

Rotazione e mobilità: un fenomeno internazionale

Un’altra caratteristica del servizio di mensa è la grande mobilità tra le persone che la frequentano. Si osserva un continuo avvicendarsi di nuovi volti, con circa 30-40 persone che si presentano regolarmente ma per brevi periodi, quasi come se fossero “di passaggio”. 

Queste persone, provenienti per lo più dal Nord Africa, non si stabilizzano mai definitivamente in una zona e non sono considerabili veri e propri senza dimora. «Purtroppo la mancanza di colloqui diretti con loro rende difficile comprendere appieno le ragioni di questa mobilità, che sembra essere legata a dinamiche transitorie», afferma presidente della San Vincenzo.

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