
I preparativi sono iniziati seguendo i tradizionali tempi liturgici, con lo sguardo proiettato verso una veglia pasquale per tutti occasione di rinnovo delle proprie promesse battesimali. Il Cammino neocatecumenale dei Santi Apostoli, attualmente composto da 9 comunità, si fa testimonianza concreta di queste giornate in preparazione della Pasqua, a cominciare dall’inizio del tempo di Quaresima, in cui è stato fatto un annuncio «invitando fratelli e sorelle a viverlo come un momento forte. Gradualmente e secondo le varie età che compongono il Cammino». A parlare è Enrico Moschini, responsabile delle comunità neocatecumenali dei Santi Apostoli, che sottolinea come – perfettamente in linea con la fase dell’Avvento – proprio durante le settimane di Quaresima, fino al loro termine, venga proposto un momento di preghiera comunitario la mattina presto, prima di andare al lavoro. «Per chi lo desidera – spiega Moschini – ci si trova a pregare le lodi in parrocchia, alle 6.30, affrontando le letture e accompagnandole con il canto». La Pasqua, insieme alla veglia, il centro dell’anno liturgico. «Per questo motivo viene fatto un annuncio, – sottolinea – in occasione del quale si invitano le comunità a vivere bene il tempo di Quaresima». Ne segue uno ulteriore proprio alle soglie della Pasqua, ricordando i momenti che contraddistinguono il triduo. «Poi, comunità per comunità, si cura la preparazione dei figli e dei bambini; di chi, insomma, nelle famiglie non è ancora adulto e quindi non segue il Cammino. Naturalmente anche loro prendono poi parte al triduo pasquale e alla veglia che, ormai da una cinquantina di anni, ai Santi Apostoli è portata avanti, per i numeri che raggiungono, prevalentemente dalle comunità. Anche se chiaramente è aperta a chiunque voglia raccogliersi insieme a noi». Una veglia che Moschini racconta essere preparata con una cura particolare, senza fretta alcuna, assaporando appieno ogni istante che la compone fra canti, introduzioni, letture (9) e un momento particolare dedicato ai bambini. Il tutto richiamando un’attesa nei confronti dell’evento pasquale.
Sono complessivamente 9 le comunità dei Santi Apostoli che, bambini compresi, contano circa 400 persone di ogni età. «Quella più vecchia, ovvero la prima, – racconta Moschini – è nata nel 1972 (a gennaio ha festeggiato i suoi 53 anni) e la media dell’età è over 60. Le comunità più giovani sono invece composte dalla fascia del post Cresima, mentre nel mezzo ne abbiamo di costituite da tante coppie. Si sono formate numerose famiglie, all’interno delle quali vi sono molti figli. Tutto frutto di una riscoperta del Battesimo e della fede come qualcosa che ha a che fare con la vita. E dunque con la famiglia e col lavoro». Nell’arco della settimana le occasioni di raduno delle varie comunità sono l’ascolto della Parola di Dio e i sacramenti. «Liturgia della Parola – racconta Moschini – che cambia e viene adattata a seconda dell’età di riferimento. Il che significa che ogni comunità si riunisce per conto proprio, un po’ come si trattasse di classi differenti del catechismo». La comunità più giovane e recente ha circa un anno di vita.
«La processione della domenica delle Palme è contraddistinta da due segni», osserva Moschini. Le palme, appunto, che richiamano anche il momento della redditio symboli, che consiste in una professione pubblica di fede al termine della quale viene consegnata proprio una fronda di questa pianta, e i rami d’ulivo. «Svolgiamo un tratto di strada all’esterno, per poi ritrovarci tutti assieme in chiesa, per la celebrazione della Messa a comunità neocatecumenali riunite e alla presenza dei parrocchiani dei Santi Apostoli». A seguire, l’inizio della Settimana Santa, con la veglia pasquale in programma il sabato, a partire dalle 23. Un’occasione in cui possono essere celebrati anche i battesimi – per immersione – dei bambini che non l’hanno ancora ricevuto. «Il cuore della veglia, della durata di circa 4 ore, è racchiuso anche nel rinnovo delle promesse battesimali da parte dell’assemblea presente. Sei o sette i battesimi previsti quest’anno – prosegue Moschini con un sorriso – tra i quali quello di una mia nipotina, nata da poco». Nel corso della celebrazione, il cui termine è di solito verso le 3 e mezza del mattino, vi sono dei momenti in cui viene anche data la possibilità all’assemblea di esprimersi, «per una risonanza sulla Parola proclamata, legata alle 9 letture. Significa che se le stesse hanno illuminato in qualche modo degli aspetti particolari della vita di qualcuno, possono essere condivisi con gli altri nel caso in cui se ne avesse il piacere. Il centro di ogni liturgia è essere coinvolti, partecipi, ovvero ricevere le grazie derivanti proprio dalla veglia. E tutto si svolge in quest’ottica: sentirsi parte di un popolo che sta ricevendo la Risurrezione di Gesù Cristo come salvezza della propria esistenza». Al termine della Messa, la cosiddetta cena pasquale organizzata dalle varie comunità per festeggiare. «E a quel punto hanno inizio i 50 giorni fino a Pentecoste, continuando il Cammino e portando avanti la missione anche nelle piazze».
«La dimensione della piccola comunità? Aiuta a vivere anche quei momenti in cui ci si unisce alle altre, come pure a chi non fa parte del Cammino. Aiuta a sentirci in comunione con gli altri. Ci sono dei momenti – conclude Enrico Moschini – in cui è utile e buono che essi siano condivisi (come ad esempio nel caso della veglia pasquale), mentre altri in cui proprio la vita della piccola comunità ti forma interiormente nell’avere un’apertura alla comunione, dunque nell’ascoltare e nel partecipare anche a ciò che riguarda chi ti sta intorno».
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