È stato pensato come un’arca per custodire memorie e saperi. Il Centro Studi del Vetro della Fondazione Giorgio Cini nell’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia ha trovato nuova casa nella cinquecentesca Sala Messina, al pian terreno del Chiostro dei cipressi, restaurata dalla Fondazione grazie al contributo dell’Ex Magistrato alle Acque e della Fondazione Pentagram Stiftung. Si tratta del più importante e completo Archivio Generale del Vetro Veneziano, con archivi provenienti da aziende che non hanno più casa dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, fulcro per ogni ricerca in ambito vetrario per studiosi e appassionati provenienti da tutto il mondo. Il Centro Studi del Vetro è stato fondato nel 2012 all’interno dell’Istituto di Storia dell’Arte, dall’iniziativa congiunta di Fondazione Cini e Pentagram Stiftung nell’ambito del progetto Le stanze del vetro, con lo scopo di studiare e valorizzare l’arte vetraria veneziana in tutte le sue forme moderne e contemporanee.
All’interno di questa ideale arca sono oltre 200 mila i documenti tra intere collezioni, schizzi, progetti esecutivi, fotografie e disegni d’epoca, anche a grandezza naturale di 5 metri, contenuti in cassettiere apposite, scatoloni e 1800 faldoni custoditi nelle nuove scaffalature. Il corpus più significativo è quello dell’Archivio Vetrerie Antonio Salviati che consta di 1109 faldoni che occupano tutta la parete destra della grande sala e che comprende l’attività della ditta dal 1901 al 1992. Inoltre sono custoditi il fondo Pauly & C. – C.V.M e Seguso Vetri d’Arte. Le collezioni conservano, inoltre, disegni e progetti a firma di importanti artisti e designers che rappresentarono il panorama artistico nel contesto di importanti esposizioni come la Biennale d’Arte di Venezia e la Triennale di Milano, tra cui: Carlo Scarpa, Ettore Sottsass, Dino Martens e Pino Signoretto. Tra gli archivi di fornace si distinguono invece nomi quali: Barovier Seguso e Ferro, M.V.M. Cappellin & C., Vetreria Artistica Rag. Aureliano Toso, mentre sta per arrivare l’archivio della S.A.L.I.R che consta di molti faldoni compresi quelli dell’azienda Ivam degli anni ’30. <Il Centro è nato con il fondo Seguso e quello Vistosi che, altrimenti, sarebbe andato al macero. Oggi gli artisti contemporanei hanno iniziato a regalare o a promettere i loro archivi> ha detto David Landau di Pentagram. Nell’allestimento della sala sono presenti anche 285 pezzi di vetro del campionario fatto da Carlo Scarpaappena arrivato alla Cappellin nel 1926, comprese le polveri colorate che ha usato per fare i campioni. <Il Centro Studi non è fatto solo per conservare ma pure per aprirsi a tutte le espressioni del vetro, anche contemporaneo> ha sottolineato Luca Massimo Barbero, direttore dell’Ufficio di Storia dell’Arte.
La Sala Messina – chiamata così in ricordo dello scultore siciliano Francesco Messina che per Cini realizzò il bronzo di San Giorgio e il drago – anticamente era una sala di preghiera. Oggi è stata riallestita secondo il progetto dell’architetto Fabrizio Cattaruzza. Il lavoro ha interessato più aspetti. Prima di tutto l’intervento è stato volto al recupero e alla traspirabilità delle murature, attraverso la rimozione degli intonaci cementizi e dello strato in catrame. Sono stati poi recuperati e integrati gli intonaci a marmorino ancora presenti sulle volte, desalinizzate le superfici lapidee e restaurati i capitelli in pietra e in cotto che ornano le celle laterali e la grande aula centrale. Sono poi stati eseguiti interventi di consolidamento, mentre gli impianti sono stati progettati per essere integrati con l’arredo della sala senza intaccare le murature e la pavimentazione. Inoltre un nuovo collegamento rende direttamente accessibile la sala con la scala che conduce alla Biblioteca della Manica Lunga. <L’intervento di rigenerazione della Sala Messina, ampio e innovativo, ha provveduto a garantire temperatura e umidità sempre rigorosamente controllate per una corretta conservazione degli archivi> ha detto Renata Codello, Segretario Generale Cini.
Continua inoltre il progetto di digitalizzazione. L’archivio Seguso Vetri d’Arte, che comprende oltre 30 mila immagini, è già digitalizzato, così come tutte le nuove acquisizioni dal momento in cui arrivano vengono subito digitalizzate. Diversi anni invece ci vorranno per digitalizzare gli archivi Salviati e Pauly, se si pensa che per ogni fattura sono attaccati anche dieci foglietti con tutti i passaggi dalla commissione. Inoltre sul sito sono consultabili anche le serie multimediali inerenti i convegni, le interviste con i maestri vetrai, gli storici dell’arte, gli artisti e gli archivi digitali della storica fornace Venini. Il Centro Studi è accessibile su prenotazione scrivendo a centrostudivetro@cini.it.
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