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L’abilità di “stare”: formazione per giovani della diocesi

L'abilità di “stare”: formazione per giovani della diocesi
Educare i giovani adulti ad essere presenti: un impegno durante tutto l’anno che si riflette anche sugli animatori

«C’è stato un crollo della presenza dei giovani adulti. Ogni estate i ragazzi ci sono a fare gli animatori: il problema è durante il resto dell’anno. Mancano cioè figure che seguano gli animatori nei periodi in cui si fa anche formazione. Il lavoro da fare oggi è accettare la sfida ed imparare a “stare”».
Lo rileva Gigi Cotichella, conduttore del percorso di formazione per educatori, giovani catechisti e responsabili di gruppi, promosso dalla Pastorale giovanile diocesana e che prenderà il via il prossimo 2 dicembre con un weekend residenziale.

L’esigenza che emerge quest’anno è di coltivare l’abilità di “stare”; occorre cioè educare i giovani ad essere presenti, alla continuità. Questa sfida educativa richiede un impegno particolare nei confronti dei ragazzi più grandi. «Dobbiamo educare la fascia dei giovani adulti. Il loro impegno durante l’anno si riflette sugli animatori più giovani», aggiunge Cotichella. 

Pertanto, a partire da dicembre 2023, verranno proposti diversi incontri per chi ha un ruolo di coordinamento all’interno della propria parrocchia. L’obiettivo è formare persone responsabili che oltre a guidare attività come i Grest e i campi scuola possano aiutare i parroci ad attuare nuovi processi educativi nelle parrocchie e collaborazioni pastorali.

La formazione: investire nelle competenze relazionali nella Pastorale Giovanile

«Attraverso i corsi proposti – spiega don Riccardo Redigolo, responsabile degli Uffici diocesani di Pastorale giovanile e dei Ragazzi – si intende adottare un approccio volto a investire sui giovani e non solo, per fornire nozioni che consentano loro di acquisire qualifiche e sviluppare la capacità di dialogare con i ragazzi e i parroci».

I corsi sono dedicati a ragazzi dai 17 anni in su e verranno organizzati su più appuntamenti: 2 weekend residenziali, il 2 e 3 dicembre, appunto, e il 13 e 14 gennaio. In queste occasioni i giovani avranno modo di approfondire molti aspetti, non solo teorici ma anche pratici. I due fine settimana prevedono un massimo di 20 iscritti.

Sono in calendario anche due serate formative aperte a tutti, che si terranno venerdì 1° dicembre e il 12 gennaio, oltre a sei incontri online. Tutto il percorso sarà condotto dal formatore Gigi Cotichella.
Successivamente, i giovani che partecipano a questi appuntamenti, aiuteranno gli educatori durante i corsi di formazione per gli animatori. 

Formare e valorizzare i giovani

Gli incontri sono progettati non solo per affrontare la prospettiva della collaborazione pastorale, ma anche per dedicare particolare attenzione a una specifica fascia d’età che, a causa della pandemia, è stata in gran parte trascurata.
Inoltre, l’obiettivo è quello di offrire un supporto mirato ai ragazzi più giovani, contribuendo alla loro formazione e crescita personale. 

«A volte – aggiunge don Riccardo – nelle parrocchie abbiamo usato il metodo “tu che non hai nulla da fare vieni a fare l’animatore”, senza però che queste persone avessero avuto una corretta formazione o avessero seguito un percorso continuativo durante l’anno».

Per questo oggi bisogna formare i ragazzi in modo che siano capaci di far divertire, sì, ma anche di proporre valori morali, condividere umanità e i contenuti della fede.
«Approfittiamo di questa iniziativa: o si cambia guardando i giovani in faccia o non possiamo pretendere di averli in parrocchia», conclude il responsabile della Pastorale giovanile.

Costruire insieme attraverso il gioco e stando con i giovani

La creazione di una micro équipe che può nascere grazie a questi corsi è una strategia eccellente per rafforzare l’idea che le persone, specialmente i giovani, abbiano un ruolo attivo nella costruzione della comunità. Questo approccio non solo offre ai giovani partecipanti la possibilità di acquisire competenze pratiche e formazione specifica, ma crea anche un ambiente collaborativo in cui possono sentirsi parte integrante di un processo più ampio.

«Per formare i giovani abbiamo scelto di adoperare il metodo di apprendimento attraverso il gioco», spiega Gigi Cotichella. «Utilizzando tutta la varietà dei linguaggi possiamo cogliere il sapere in tutte le sue sfaccettature: una conoscenza, le competenze, il saper essere ed i valori».

Secondo Cotichella per formare i giovani sono necessari tre ingredienti: «Prima di tutto bisogna stare con loro in formule più residenziali e fraterne. In secondo luogo si deve proporre loro esperienze sfidanti. Infine, dobbiamo far in modo che abbiano qualcuno che sta con loro e che alla fine rielabori il tutto».

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