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L’arch. Cucinella: «A San Servolo, il mio anfiteatro sostenibile»

Inaugurato nell’isola di San Servolo un piccolo anfiteatro sostenibile realizzato con stampanti 3D. L’arch. Mario Cucinella: «Non c’è alternativa al costruire sostenibile»

Un piccolo anfiteatro all’aperto, buono per far sedere 60-70 persone, ad ascoltare per esempio Giancarlo Giannini in un monologo, come avviene la sera dell’inaugurazione, il 23 maggio, contemplando la laguna. È quanto è stato realizzato nell’isola di San Servolo grazie all’architetto Mario Cucinella e al suo team e grazie a San Servolo srl, la società della Città Metropolitana di Venezia che gestisce l’isola. L’idea di fondo, spiega Cucinella, è: «Realizziamo un piccolo inserto di contemporaneità nell’isola storica, all’insegna della sostenibilità».

 

Blocchi di calce stampati in 3D

Detto e fatto: l’anfiteatro è stato stampato in 3D. Un robot realizzato da una impresa di Valdagno ha stampato 750 “blocchi” usando della calce, materiale semplice e tradizionale dell’edilizia veneziana. In 200 ore ne ha prodotti 750, di 62 forme diverse. Lo ha fatto direttamente nel cantiere in isola – avviato a inizio aprile – così da ridurre al minimo l’impatto ambientale legato al trasporto. Poi, come se fossero mattoncini di Lego, i blocchi sono stati assemblati a secco, senza collanti e senza viti o chiodi: una scelta che rende l’intera struttura facilmente smontabile, ampliabile o reversibile. Una parte dei blocchi sono stati poi ricoperti da una seduta, una “tavoletta” in cellulosa in grado di resistere agli agenti atmosferici, mentre altri sono diventati delle fioriere: riempiti di terra, vi sono stati piantumati dei piccoli arbusti tipici dell’area lagunare.

Un anfiteatro per riflettere sui modi di costruire

L’operazione – una delle pochissime che consistono in una nuova costruzione in laguna, ovviamente con tutti i benestare di Soprintendenza e altre istituzioni – ha un valore di 150mila euro, che in parte si devono a sponsor e in parte a fondi propri di San Servolo srl. Oltre al fatto che Cucinella ha fatto dono del progetto. Così la presentazione del nuovo anfiteatro è anche occasione per una riflessione sulle frontiere e sui bisogni di fondo del costruire oggi. Anche perché, dopo la fiammata di alcuni anni sui temi dell’architettura sostenibile, sembra che oggi le tendenze vadano da un’altra parte… «Ma non c’è un’alternativa: non so chi possa ancora pensare che si possa andare avanti ancora senza costruire in modo ecosostenibile». Ne è più che convinto Mario Cucinella, 64 anni, uno studio di architettura con cento collaboratori, progettista di tante opere in giro per il mondo e, recentemente, del padiglione italiano all’Expo 2025 di Osak A testimoniare il suo impegno convinto sulla sostenibilità in architettura c’è anche Tecla, la casa stampata in 3D utilizzando esclusivamente la terra cruda reperibile sul luogo di costruzione.

 

Cucinella: «Non c'è alternativa all'architettura sostenibile»

Eppure oggi questi temi non sono più tanto di moda, sembrerebbe…: «Ma non ci sono alternative», insiste: «I dati sono chiari: la curva della CO2 nell’aria non ha mai smesso di crescere. Il problema, semmai, è che mentre tutti parliamo di sostenibilità non c’è quasi nessuno disponibile a rinunciare a qualcosa per essa». Non solo: «Io – prosegue Cucinella – eviterei di arrivare a situazioni come quello del Covid per cui siamo stati tutti obbligati a cambiare i nostri comportamenti. Si rischia di andare avanti in modalità insostenibile fino al giorno drammatico in cui qualcosa imporrà dei cambiamenti radicali. Quindi bisogna decidere: se il futuro lo vogliamo progettare o se lo vogliamo subire». In questo senso la casa di terra ma anche l’anfiteatro di San Servolo sono emblematici: «Lo scopo è stato quello di aprire uno scenario nuovo, che magari altri interpreteranno in modo diverso. Questo, d’altronde, è il senso della ricerca. Ma al tempo stesso è un modo per imparare dalla storia: in Persia ci sono ancora dei palazzi che hanno 1500 anni e sono fatti di terra: perciò non è che noi abbiamo scoperto chissà che cosa. Però oggi abbiamo talmente tanti strumenti in più che sembra impossibile che non riusciamo a progettare qualcosa che possa durare nel tempo senza creare danni all’ambiente».

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