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L’intervallo infinito di Tagliapietra che fugge l’overtourism

Alla Galleria della Gondola 12 fotografie di Alessandro Tagliapietra sono espressione di una Venezia sospesa, lontana dal turismo di massa

Atmosfere completamente rarefatte di un non luogo lontano dal turismo. Incantano le fotografie “congelate” del fotografo Alessandro Tagliapietra, esposte alla Galleria della Gondola e dell’Ecosistema lagunare, adiacente a Campo San Trovaso a Venezia, che per la stagione estiva ha riaperto i suoi spazi espositivi. La mostra da titolo “Nowhere”, a cura della storica dell’arte Roberta Semeraro, fino al 30 settembre propone 12 fotografie realizzate con toni soffusi, sospese tra l’acqua e il cielo della laguna. Alessandro Tagliapietra, classe 1970, è muranese di nascita ma buranello d’adozione. È proprio nell’isola dei colori che nel 2018, dopo un lungo percorso di studio e perfezionamento, ha deciso di aprire il suo studio fotografico. Un mestiere, quello del fotografo, che porta avanti per passione parallelamente a quello di artigiano vetraio di terza generazione. Attratto fin da giovane dall’obiettivo, inizia a fotografare all’età di 19 anni specializzandosi poi nei servizi per matrimoni e nella post produzione, tanto da fondare il Fotoclub Obiettivo di Burano (FIAF) dove insegna corsi base di fotografia.

Fermare per ricordare

Il ciclo di opere presentate alla Galleria della Gondola portano in uno spazio sospeso senza tempo dove la laguna, divisa tra sogno e realtà, è elemento cardine: <Il fotografo veneziano, come in un reportage fotografico di viaggio, realizza visioni che non sono altro che i numerosi volti misteriosi di uno dei patrimoni naturalistici più importanti al mondo: la laguna di Venezia, che vanta circa 176 isole. – spiega Semeraro – Queste immagini statiche, che arrestano il tempo in un intervallo infinito, sono ottenute dal fotografo grazie a lunghe esposizioni>. La sua arte nasce dal desiderio di fermare il tempo per ricordare ciò che potrebbe andare distrutto dal sovraffollamento turistico: <Amo il minimalismo, cerco di isolare i ricordi servendomi di lunghe esposizioni così da eliminare eventuali imbarcazioni o persone perché l’immagine resti introspettiva. – dice Tagliapietra – Il mio intento è immortalare per sempre quello che amo profondamente, la laguna in cui mi inoltro solitario, quel qui e ora che ho paura di perdere per via dell’overtourism sempre più intenso>.

Due formati

Nella realizzazione dei suoi scatti, non a caso Tagliapietra sente la necessità di alternare il formato quadrato con quello orizzontale. Nel primo la fotografia è organizzata secondo uno schema circolare, con il soggetto inquadrato al centro, grazie a cui l’autore richiama l’idea di un viaggio che si ripete inesorabilmente alla ricerca dell’assoluto. Nel secondo caso, invece, la composizione, assecondando il soggetto che è più largo che lungo, permette al fotografo di inserire più particolari possibili dilatando le linee sottili di terra sino a farle sconfinare oltre l’obiettivo. È in questo modo che Tagliapietra, passando da un formato all’altro, libera dall’immobilità i soggetti delle sue fotografie grazie all’azione stessa di chi le osserva: <Schopenhauer diceva “Il mondo è la mia rappresentazione” ed infatti questi paesaggi appartengono a un “nowhere”, un luogo inesistente ma onnipresente perché a portata di mano, restituito dal fotografo nel suo girovagare tra le secche e i canali della laguna> continua Semeraro.

Colore nella nebbia

Quella di Tagliapietra è una fotografia che restituisce dignità alle cose usurate e talvolta cadenti che giacciono sparse qua e là nell’acqua salmastra: <In questo vi è un segnale evidente dell’ossessione di Tagliapietra nei confronti della memoria. –  sottolinea ancora la critica – Ed è per questo che si avvale del colore per rendere più nitidi i suoi soggetti, per fermarli nell’immagine affinché non scompaiano tra i veli di nebbia. La ritrovata geometria nelle forme della laguna fa rivivere in questi scatti quell’ideale di bellezza classica che nell’arte corrisponde a canoni compositivi come armonia e simmetria>. Tagliapietra durante le giornate di nebbia in laguna si apposta solitario su una barca e, quando gli appare quasi per caso un isolotto o una bricola, aspetta a scattare, finché l’attimo o l’ora partecipa all’apparizione rendendola unica ed irripetibile. Questo rende le sue fotografie caratterizzate da un’aura che è singolare intreccio di spazio e tempo: <Siamo ufficialmente al quarto anno dalla nascita della Galleria della Gondola e questa è la quarta mostra fotografica dedicata alla laguna. – dice soddisfatto il direttore dello spazio, Marco Agostinelli – L’ultima ricerca di Tagliapietra è un viaggio quasi immobile nella laguna narrato con una poesia indiscutibile. Sono molto contento del percorso fatto finora che ogni anno viene premiato dai numerosissimi visitatori>. La mostra resterà aperta fino al 30 settembre tutti i giorni, eccetto il lunedì e il martedì, con orari 10-13 e 15-18.

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