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LIPU Venezia: la biodiversità inizia da sotto casa

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Il Bosco di Carpenedo, i fossati, le potature e le aree naturali da preservare

«Tutta la biodiversità è un elemento prezioso da preservare – spiegano da LIPU Venezia, il distaccamento territoriale della lega italiana protezione uccelli – soprattutto in un territorio come quello del Veneto, che è stato pesantemente segnato dalla presenza dell’uomo e dal consumo di suolo, anche a uso agricolo. Questo ha comportato che molti animali trovano spazio dentro le città se vengono sottratti loro i propri habitat naturali. In questo modo anche semplici siepi e fossi, che in apparenza sembrano non hanno un gran valore, possono in realtà diventare piccole “oasi” per tante forme di vita, soprattutto quelle più in crisi come anfibi e uccelli».

«E’ un grave rischio interrompere la catena naturale tra specie – aggiungono – se succede si rischia il venir meno della presenza di alcuni animali con un impatto a cascata sull’intero ecosistema. Qualche esempio? La presenza sempre maggiore nel nostro territorio dell’ibis africano, una specie aliena, sta mettendo a dura prova i rospi mentre i corvidi, spesso accusati ingiustamente di essere responsabili della diminuzione di altre specie, sono utili perché i loro nidi vengono usati da altre specie come il falco cuculo, la stessa cosa fa il picchio che, forando i tronchi, fa da base per i nidi di storni e codirossi. Se poi iniziano a scarseggiare le rane, si mettono in crisi le specie che si cibano di esse, come la biscia d’acqua (Natrix Natrix) e il biacco o “carbonasso”, che sono tutelate dall’Unione Europea».

Zona umida a rischio interramento nel Bosco di Carpenedo
L’uomo: il responsabile maggiore dell’erosione della biodiversità

«La causa principale di questa situazione resta l’uomo e la sua azione – raccontano turbati da LIPU – gli effetti negativi della sottrazione o l’alterazione di habitat naturali, in barba alle direttive comunitaria sulla tutela di ambiente e animali (Direttiva Habitat e Uccelli) che dovrebbero impegnare la politica a far rispettare i siti naturali, vengono amplificati dai cambiamenti climatici che determinano effetti catastrofici. Insomma noi restiamo i protagonisti assoluti di questo disastro condannando molta fauna a lottare sempre di più per la propria sopravvivenza a causa del limitare maggiore di spazio, soprattutto frammentando le aree naturali impendendo la comunicazione e l’interscambio fra specie».

«Un esempio di questa frammentazione ce l’abbiamo proprio sotto casa, con il Bosco di Carpenedo – proseguono – tagliato dalla statale 14 e da altre infrastrutture evita completamente quello che prevederebbe la norma, ovvero corridoi o collegamenti sopraelevati rispetto alla strada, come viene comunemente fatto in Paesi come la Germania, in modo da favorire il ricongiungimento fra animali, soprattutto piccoli mammiferi. Se possiamo imputare queste assenza all’età del progetto, su opere più recenti, come la nota Pedemontana veneta le stesse prescrizioni di legge sono state puntualmente ignorate, essenzialmente per un disinteresse e una miopia di fondo sull’importanza di tutelare la biodiversità, nonostante vincoli stringenti e vincolanti ma applicazione solo su carta».

Fossato interrato a bordo del Bosco di Carpenedo
Il Bosco di Carpenedo e l’emergenza potature sul territorio

«Il territorio del Bosco di Carpenedo è più prezioso di quanto potrebbe sembrare a un occhio non esperto – chiariscono i volontari – si tratta dell’ultimo frammento della foresta planiziale che copriva originariamente Friuli e Veneto, dove l’antica pianura era completamente ricoperta da alberi. Proprio per questa sua origine, l’area è vincolata, oltre che per ospitare varie forme animali come farfalle, rospo smeraldino, raganella, rana agile o dalmatina, salamandre e tritoni. Tutte specie che vivevano nelle zone umide che si formavano naturalmente con le piogge primaverili ma che a seguito di recenti costruzioni intorno sono minacciate dall’impermeabilizzazione dei terreni e dalle recenti opere di scarico di materiali di scavo che stanno interrando il fossato dal lato di via Trezzo».

«Un altro fronte su cui sta impattando a Mestre – aggiungono – è quello della potatura drastica di alcune siepi ai confini cittadini sulla vie Triestina verso Tessera. Una semplice operazione di manutenzione di terreni agricoli, ha causato così in modo, si auspica, inconsapevole la distruzione di diversi nidi di uccelli, soprattutto della famiglia dei passeriformi e anche anfibi e rettili rischiano di essere schiacciati dai macchinari addetti alla rimozione delle fronde e rami tagliati e accatastati. E’ lo stesso ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che sottolinea come gli abbattimenti di alberi e siep, in primavera comportino la distruzione di nidi e habitat, dato che è proprio periodo di riproduzione».

Merla di ritorno al nido coi suoi piccoli, foto di Paolo Vacilotto
Cosa si può fare per proteggere la biodiversità nel territorio di Venezia?

«Bastano poche e semplici azioni per avere un grande impatto sulla protezione ambientale – raccomanda LIPU Venezia – se si ha un giardino, basta lasciare un po’ di libertà alla vegetazione facendola crescere libera tagliandola solo a fine stagione. Infatti le frange di erba alta sono un ottimo rifugio climatico con temperature alte per certi animali come gli anfibi. Una situazione simile si verifica in prossimità di piccoli fossi, dove anche qui non è necessario tagliare sempre l’erba, basta farlo dopo agosto permettendo a un po’ di flora spontanea di crescere. Riguardo alle siepi, prima di tagliarle sarebbe da controllare l’eventuale presenza di nidi o l’andirivieni di uccelli, il segnale della probabile presenza di piccoli».

«Anche avere cura verso gli animali stessi aiuta – concludono – per esempio i merli, che possono fare fino a tre nidiate nello stesso anno, possono essere aiutati mettendo loro qualcosa da mangiare, come semi, solo in autunno, visto che d’estate sono autonomi perché sono insettivori e si cibano di larve e lombrichi. Allo stesso modo verificare se si hanno nidi di colombacce, tortore e storni nei pressi della propria abitazione per assicurarsi di evitare di danneggiarne le covate. Infatti se ci sono cavità è probabile che qualche uccellino le “prenda a prestito”, come nel caso di vecchi alberi, che quindi se non necessario per motivi di sicurezza, non serve abbattere, si tratta di un rifugio appetibile per i pipistrelli, i nostri migliori alleati per tenere a bada l’invasione delle fastidiose zanzare durante i periodi più caldi. Insomma basta poco per essere più tolleranti e attenti e salvaguardare la nostra preziosa biodiversità».

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