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L’organaro Ferrari: «Così l’ingegneria mi ha aiutato»

Abbandonati gli studi universitari per assecondare la sua passione, Ferrari in più di trent’anni di carriera, oltre al restauro, ha realizzato anche nuovi strumenti

A volte un cambio di rotta può essere la scelta della vita. Così è stato per l’organaro veneziano Pasquale Ferrari, che di recente ha ricevuto dalla Cna di Venezia un riconoscimento per gli oltre 30 anni di carriera. Instancabile nel suo mestiere, Ferrari potendo andare in pensione ha però deciso di continuare i lavori di accordatura, pulitura e manutenzioni varie, forte della passione e delle continue richieste che arrivano al suo laboratorio vicino Campo S. Filippo e Giacomo. Ancora ragazzo, dopo aver conseguito la maturità classica nel 1974, Ferrari frequenta per tre anni la facoltà d’Ingegneria Elettronica all’università di Padova. La passione dell’organo dal punto di vista tecnico lo portò però presto ad abbandonare l’università e frequentare la bottega del restauratore Alfredo Piccinelli, dove apprese le tecniche per recuperare e salvaguardare gli organi antichi. L’interesse per la costruzione dei nuovi strumenti lo porta poi a frequentare la ditta di Gustavo Zanin a Codroipo (UD). «Ereditai la passione per la musica da mio nonno insieme a mio fratello Giovanni, poi diventato organista. Da ragazzi abbiamo girato il Veneto e il Friuli per andare a vedere gli organi che più ci interessavano. – racconta Ferrari – Le conoscenze elettroniche acquisite durante gli anni universitari mi hanno permesso poi nel mio lavoro da organaro di realizzare centraline e parti elettroniche per organi».

I primi lavori

Il primo intervento di manutenzione straordinaria svolto da Ferrari fu quello del 1978 sull’organo Annibale Pugina della chiesa di Santa Maria dei Miracoli, a cui seguì poi la ripulitura e rimessa in funzione dell’organo al tempo presente nella chiesa di Santa Maria Formosa, ora portato in Basilica a San Marco. Molti poi furono gli interventi in città e nell’entroterra, tanto da riuscire ad avviare il suo laboratorio artigiano con officina e falegnameria. Verso la metà degli anni’80 conobbe il maestro organaro austriaco Gerard Hradetzky: «Per me fu il maestro più importante, lavorai nel suo laboratorio di Krems. Partecipai sia al restauro sia alla costruzione d’importanti strumenti, tra cui quello della cattedrale di St. Veit nel 1986 a Krems, e quelli di St. Karl e St. Joseph a Vienna» ricorda Ferrari. Con Hradetzky ha approfondito le tecniche per intervenire sugli strumenti a 360°: «Dallo smontaggio alla pulitura, fino al recupero delle parti. Imparai a lavorare sull’estetica e a livello funzionale». Importante furono poi i restauri realizzati nel 1982 sull’organo Merlini, costruito nel 1771, della chiesa di San Samuele e sull’organo Tamburini, costruito nel 1972, a San Marco: «Su quest’ultimo nel 2010 sono intervenuto per rendere le parti di controllo da elettromeccaniche a elettroniche, così da dare maggiore funzionalità ed eliminare il problema dell’ossido sui contatti dovuto dall’aria umida e salmastra» dice, spiegando che poi continuò a lavorare su altri organi come quelli di Gaetano Callido a San Trovaso, San Zaccaria e San Marco e il Merlini alla Salute.

L’intervento più importante

Con il tempo Ferrari si appassionò nel restauro degli strumenti classici a trasmissione meccanica del ‘700. Tra i tanti lavori di restauro il più importante è quello realizzato a fine anni ‘90 grazie al Comitato Venice in Peril, che lo ha visto impegnato per quattro anni nella ricostruzione dello storico organo presente nella chiesa di Madonna dell’Orto. «È un organo che sento molto vicino a me perché per ricostruirlo ho dovuto avvicinarmi alla sua storia. Lo strumento negli anni era stato modificato per recuperare le parti ancora funzionanti. Per via di infiltrazioni d’acqua era rimato senza cassa e privato da diverse canne e somieri. – ricorda Ferrari – Mio fratello Giovanni a quel tempo ha condotto molti studi e ricerche d’archivio per ricostruirne la storia: l’organo fu costruito nel 1878 dalla ditta Bazzani su progetto dell’architetto Ludovico Cadorin. Oltre a ripristinare lo strumento, ricostruii la cassa secondo le dimensioni originarie e sostituii alcune canne» spiega Ferrari, che ora, invece, continua il suo lavoro seguendo la manutenzione ordinaria degli organi della Basilica di San Marco e della chiesa di San Trovaso.

Non solo restauro

Ogni organo presenta differenze e peculiarità e non ha segreti per l’organaro Pasquale Ferrari: «Quelli antichi sono a trasmissione meccanica. I tasti tramite leve azionano i ventilabri che danno l’aria alle canne – spiega – Negli anni poi si è passati agli organi penumatici, per cui il sistema di trasmissione del comando che dalla tastiera porta ad aprire le valvole delle canne avviene tramite la pressione dell’aria. Fino agli organi a trasmissione elettropneumatica, dove i comandi elettrici partono dalla tastiera. – e continua – Oggi si costruiscono strumenti sia elettromeccanici che elettropneumatici comandati anche da sistemi a microprocessori» dice Ferrari, spiegando che negli anni, contemporaneamente all’attività di manutenzione e restauro degli organi, ha progettato e realizzato da sistemi di trasmissione elettronici per organi a trasmissione elettropneumatica fino ad interi strumenti. Nel 1989 a Percotto (UD) costruì il suo primo strumento interamente meccanico a tredici registri, due tastiere manuali di 61 note ed una pedaliera di 32 note. Nel 2004 ha ultimato invece li nuovo organo meccanico per la chiesa di San Michele a Vittorio Veneto, mentre nel 2007 ha concluso la realizzazione del nuovo strumento per la chiesa di Santa Maria Formosa.

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