
Afrika Sì, che nelle baraccopoli di Nairobi in Kenya porta una speranza dove non c’è nulla, ha compiuto 25 anni. L’associazione è nata a Roma nel 2000 grazie alla presidente Alessandra Tiengo, veneziana di origine, che ha fatto si che questa da alcuni anni trovasse sede anche a Venezia, precisamente alla Casa della studente Domus Civica, di cui l’educatrice Laura Bresciani è diventata vicepresidente. Proprio mercoledì 9 alla Domus Civica si è tenuto l’incontro “25 anni in Africa” per raccontare i risultati raggiunti dall’associazione e il recente viaggio intrapreso ad ottobre a Nairobi con un gruppo di volontari di Venezia. «Conobbi le baraccopoli di Nairobi casualmente, era un territorio che non avevo mai visto e dove non si può accedere se non attraverso la mediazione di qualcuno del posto – racconta la presidente di Alessandra Tiengo – Arrivata nello Slum, termine con cui in inglese si chiamano le baraccopoli, entrai in questo territorio infernale ascoltando quello che la gente ci chiedeva». Dopo un primo intervento sanitario Afrika Sì si è concentrata sull’istruzione: «I bambini dello Slum erano stati rifiutati da tutte le scuole governative e private. Avendo instaurato una relazione con la leader della baraccopoli di Deep see le ho chiesto dove potevamo fare una scuola e abbiamo cominciato in una baracca dove siamo stati per quasi vent’anni. – spiega Tiengo – Successivamente ci siamo spostati in un’altra zona delle baraccopoli per dare la possibilità ad altri bambini di fare lo stesso percorso che ha portato alcuni fino all’università».
Ora Afrika Sì da circa 5 anni infatti, sempre a Nairobi, su suggerimento del missionario padre Kizito, opera in un’altra baraccopoli, quella di Kware, con 150.000 mila abitanti «Padre Kizito mi disse: “Alessandra hai tanta esperienza, vai anche in questa baraccopoli dove ci sono bambini senza famiglia”. Così siamo andati lì e con i volontari kenioti abbiamo cominciato di notte il lavoro sulla strada, stando in mezzo ai bambini disperati e strafatti di colla. Realizzata una piccola costruzione come punto di riferimento, siamo stati in mezzo a loro per instaurare un rapporto di fiducia, fatto di ascolto e affetto. – e continua Alessandra – Lì i bambini in strada sono buttati come topi di fogna. Successivamente proponiamo loro di venire a farsi una doccia o mangiare nel nostro centro di riabilitazione: il Tone La Maji Educational Center, che significa goccia d’acqua. Lasciamo le porte aperte e, quando ci accorgiamo che dei bambini vorrebbero studiare, offriamo loro di entrare definitivamente nel centro. Qui i ragazzi iniziano un percorso educativo e il Tone La Maji diventa la loro casa dove dormono, mangiano e vengono supportati dalla materna fino alle superiori». Oggi il centro riabilitativo segue una sessantina di ragazzi, inoltre da tre anni è stata creata la scuola materna che oggi conta cinquanta bambini: «Per loro è importante riscattatasi per avere una vita dignitosa» sottolinea Alessandra, felice di vedere come le azioni concrete diano i loro frutti.
I primi bambini raccolti dalla strada più 25 anni fa oggi sono diventati uomini e donne che hanno trovato lavoro e che a loro volta sostengono i bambini delle baraccopoli. Primo fra tutti Antony Mwangi, il primo ragazzo nato nella baraccopoli Deep see ad essersi laureato grazie ad Afrika Sì e all’impegno della Domus Civica: «Antony è come se fosse mio figlio, l’ho conosciuto che era piccolissimo. – racconta Alessandra – Ogni volta che ci vediamo è un’emozione grande. Dopo essersi laureato e aver trovato lavoro Antony a sua volta ha creato un’organizzazione che si occupa dei bambini delle baraccopoli» dice Alessandra, sottolineando il risvolto del cammino fatto insieme. «La mia “casa” era in materiale semplice, non c’era nulla, tanto meno la luce e il bagno. Dove vivevo la prostituzione e l’abuso di droghe e alcol erano all’ordine del giorno. – testimonia Antony – Molti miei amici sono già morti per questa situazione. Alessandra è stata la mia luce. È la mia mamma italiana ed è grazie a lei se ho avuto una vita migliore. Quando ho conosciuto Alessandra avevo la testa sporca e lei ha iniziato a pulirmi» dice, sottolineando la potenza del gesto d’amore ricevuto senza ancora conoscersi. «Lei mi ha insegnato l’importanza dell’educazione, mi è sempre stata a fianco facendomi vedere le opportunità della vita. Oggi sono sposato e ho due bambine e so che a loro non mancheranno mai cibo, vestiti e la possibilità di studiare. Oggi ho creato a mia volta un’associazione dove posso aiutare, ricambiando quello che mi è stato dato, impegnandomi per dare valore alle donne, nella convinzione che dobbiamo lavorare tutti insieme per un paese migliore».
Oggi Afrika Sì è composta da un direttivo di sette componenti, a cui si aggiungono i volontari di Roma e Venezia. In laguna in particolare i volontari stanno crescendo sempre più grazie al supporto della Domus Civica, che è diventata la sede dell’associazione e oggi, dopo che Alessandra è tornata da poco a vivere in laguna, vero e proprio “quartier generale” dove partono tutte le iniziative. «La collaborazione con la Domus Civica è iniziata nel 2012 quando per la prima volta abbiamo sostenuto e trovato da dormire a trenta ragazzi kenioti, tra cui Antony, arrivati a Venezia per studiare. Abbiamo subito capito che quest’esperienza non poteva finire qui, così è nata la sede veneziana di Afrika Sì» spiega Laura Bresciani. Dopo il Covid nel 2021 è nato il anche il laboratorio creativo in cui le ragazze della Domus e alcuni volontari si trovano ogni mercoledì sera dopo cena fino a mezzanotte: «Realizziamo oggetti fatti a mano e collane di ogni tipo con materiali che vengono di volta in volta regalati, il cui ricavato va interamente devoluto all’associazione» spiega Bresciani. «Un’attività che rappresenta a pieno lo spirito della casa studentesca» ha sottolineato il presidente della Domus Civica Marino Zecchini.
I volontari veneziani che ad ottobre sono stati in missione nelle baraccopoli hanno imparato il valore di un sorriso: «Mi sembrava di essere dentro un film. La realtà vissuta per quanto te la possano prima raccontare ti prende il cuore. Le persone nelle baraccopoli sono buttate per terra nella povertà più assoluta. Sconvolge vedere quanto loro siano gioiosi e cantino pur non avendo niente. Per me è stata un’esperienza profonda che mi ha insegnato a godere della vita» racconta Annalisa Pastrello. «Quando sono tornato a Venezia ero consapevole dell’esperienza vissuta ma non riuscivo a coglierne la totalità, mi ci è voluto del tempo. – racconta invece Simone Caltran – Noi abbiamo conosciuto i ragazzi del centro recuperati dalla strada in una in situazione già bella dove imparano il rispetto per loro stessi. Ora dalla baraccopoli le mamme, vittime di violenze e abusi, accompagnano all’asilo del centro i loro bambini perché poi possano essere scolarizzati e ammessi alle scuole pubbliche». E conclude un’altra volontaria, Alessandra Vitalba: «Mi ha colpito la loro forte voglia di riscatto e di un mondo migliore. Grazie all’aiuto di Afrika Sì i bambini della baraccopoli, a cui prima le scuole erano negate, considerati spazzatura, oggi possono andare a scuola e sono tra i più bravi».
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