
Tutti, prima o poi, cerchiamo un capro espiatorio. Le mamme, nel corso dei secoli, ne hanno individuati tre, colpevoli di qualsiasi nefandezza ai danni dei loro poveri bambini: i vermi, i pidocchi e i denti. Dei vermi abbiamo già parlato (qui), oggi ci occupiamo dei pidocchi.
«Scusate se da sol me presento, io sono…». Buongiorno, mi chiamo Peduculus capitis: lo so è un nome pomposo che forse pochi conoscono. In realtà sono il vero terrore delle mamme. Lebbra, peste, macchie di pomodoro, rughe? Solo sciocchezze: il vero incubo sono io: il pidocchio! «Eppure non sono cattivo, è che mi disegnano così», come diceva Jessica Rabbit in un vecchio film d’animazione che i ragazzi d’oggi forse non hanno mai visto…
Partiamo dalle basi: sono un piccolo insetto, lungo tra i 2 e i 4 millimetri, non sono nero, ma grigetto o marroncino, e mi nutro di sangue. Non salto e non volo: passo da una testa all’altra attraverso il contatto diretto tra i capelli o con lo scambio di pettini, cappelli, sciarpe, cuscini. Quando arrivo, cominciate a grattarvi. Ma il contagio, ormai lo sanno tutti, non è necessariamente segno di scarsa igiene.
Se mi cercate attentamente mi trovate, non dove pensate voi, ma sulla nuca e dietro alle orecchie. In realtà io sono uno tranquillo, cerco solo un posto dove stare comodo e trovare qualcosa da mangiare. È vero, un mio cugino, Pediculus corporis, ha un brutto carattere e durante la guerra creava dei problemi. La febbre delle trincee, la febbre ricorrente e il tifo petecchiale erano colpa sua e delle bestioline al suo interno, le Ricketsie.
Però io no! Non facciamo di tutta l’erba un fascio. Io mi cerco una testa, possibilmente pulita – neanche a me piace stare nello sporco… – magari di qualcuno che abbia quattro o cinque anni, e ci sto per un po’. Magari anche per un bel po’. Se poi mi trovo bene ci faccio anche famiglia, depongo le uova, così anche i miei successori avranno una casa e qualcosa da mangiare.
Però io alle mamme proprio non piaccio e fanno di tutto per scacciarmi. Adesso ti spiego due trucchi che le mamme qualche volta non sanno e così mi salvo. Ti ho già detto che non abito in cima alla testa, ma sulla nuca, e là depongo le uova. Ma siccome sono furbo, faccio in modo che si confondano con la forfora. La forfora, però, si stacca, le mie uova invece rimangono attaccate ai capelli.
Per staccarle ci vuole una cosa particolare: una soluzione di acido acetico al 50%. Difficile? No: mezza acqua e mezzo aceto, applicati per una ventina di minuti, staccano le uova. Però bisogna passarci il pettine a denti sottili, proprio quello che le nonne chiamavano “el peoceto”. Purtroppo non esistono “farmaci preventivi”, ma solo rimedi successivi all’infestazione.
Dato, però che io sono un tipo davvero tosto, mi sono anche irrobustito e adesso più di qualche volta ci vuole la permetrina, una sostanza attiva antiparassitaria. Ma questa te la danno il farmacista o il dottore. Ma tanto io torno, torno sempre. Perché i vecchi detti hanno sempre un loro fondo di verità: finché ghe xé putei, che xé peoci e vermi.
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