Il nome è già tutto un programma: onicofagia. Cioè la brutta abitudine, piuttosto diffusa, di mangiarsi le unghie. Un pessimo vizio che hanno soprattutto i bambini – il 30% di quelli di età compresa tra i 7 e i 10 anni – e gli adolescenti, il 45% di ragazzi e ragazze tra i 12 e i 18 anni, quasi uno su due. La maggior parte delle persone smette di mangiarsi le unghie spontaneamente verso i 30 anni, ma il fenomeno non esclude affatto gli adulti.
Si manifesta in particolare quando siamo nervosi, annoiati o stressati. In psicologia viene definita una fissazione orale, un disturbo del controllo degli impulsi. In sostanza non riusciamo a resistere alla tentazione incontrollabile di compiere un’azione potenzialmente dannosa.
La malsana abitudine di rosicchiare le estremità delle dita può avere conseguenze nefaste anche per i nostri denti. L’onicofagia appartiene alla classe B delle cosiddette lesioni odontoiatriche autoinflitte, quelle, appunto, che derivano da una precisa abitudine viziata. Per queste condizioni intercettare e correggere precocemente i quadri clinici significa prevenire le eventuali complicanze.
Le cause sono spesso legate alla sfera psicologica ed emotiva, come spiega l’American Psychiatric Association. Può capitare che un bambino inizi a mordere le unghie imitando un genitore o più spesso perché annoiato. Invece per un adolescente questo può essere un modo per scaricare la rabbia, l’aggressività o la tensione.
Ma – dicevamo – mangiarsi le unghie può portare parecchi danni poiché le lesioni provocate sulle dita sono la porta d’ingresso per batteri e virus. Il contatto delle unghie con la bocca e la saliva può causare dolorose infezioni batteriche comunemente chiamate giradito.
Se poi i piccoli frammenti di unghia rimangono incastrati tra i denti arriverà anche l’infiammazione gengivale. Bisogna fare attenzione anche allo smalto dei denti perché, mordendo le unghie in modo compulsivo e continuativo, può rovinarsi.
È dimostrato, inoltre, che chi si morde le unghie di giorno digrigna i denti durante la notte. Questa situazione porta a micro fratture dello smalto causate dai continui stress occlusali e quindi, persistendo il disturbo, potrebbero rilevarsi delle vere e proprie lesioni cervicali non cariose dei denti, cioè delle fratture dello smalto a livello del colletto dentale. Una condizione che può portare a diverse conseguenze: ristagno di placche, tartaro, sensibilità dentinale, insorgenza di carie vere e proprie.
Sono state proposte diverse soluzioni – la tecnica Habit Reversal Training ad esempio, l’allenamento per l’inversione delle abitudini, un trattamento per affrontare un’ampia varietà di disturbi comportamentali ripetitivi – per smettere di mangiarsi le unghie: usare gomme da masticare senza zucchero, usare degli smalti per unghie dal sapore amaro, praticare più frequentemente lo sport per scaricare le tensioni, usare esercizi di rilassamento yoga oppure la semplice morbida pallina antistress tenuta tra le mani.
Nei casi più gravi, invece, vale la pena di farsi aiutare da uno psicoterapeuta che metta in luce le cause di questa cattiva abitudine in modo da poterle smantellare. Per quanto riguarda, infine, i danni apportarti alla dentatura, il dentista procederà con soluzioni conservative per risolvere le lesioni dello smalto e potrà consigliare la confezione di un bite notturno, una placca in resina acrilica, che serve a proteggere i denti dagli stress masticatori. Se si riesce, però, sempre meglio smettere.
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