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Marco Nereo Rotelli: le mie bricole recuperate con arte

Dalle opere con le bricole alla realizzazione di un parco letterario. L’artista, veneziano d’origine, mercoledì riceverà il Premio Exellence

Ridare metaforicamente vita ad un simbolo di Venezia che sta scomparendo. Questo ha fatto l’artista di origini veneziane Marco Nereo Rotelli, quando nel 2019 decise di dare vita a “Poetry: a Glass Garden”. Recuperate direttamente dall’acqua, insieme a Massimiliano Schiavon, alcune bricole crollate e mangiate dalla teredine e dal moto ondoso vennero trasformate in sette alberi con centinaia di sinuosi steli in vetro soffiato colorato, realizzati da Schiavon nella sua fornace, ed esposte davanti a Ca’ Sagredo a Venezia su idea della general manager dell’hotel Lorenza Lain. Marco Nereo Rotelli (1955) è un artista poliedrico che da anni persegue una ricerca sulla luce e sulla dimensione della parola, divenuta una costante nel suo lavoro. Due elementi che unisce al concetto di sostenibilità e al recupero delle cose perdute, legandole al contemporaneo con opere, interventi e progetti di installazione urbana. Rotelli negli anni, complice la laurea in architettura, seguita da due anni come allievo di Emilio Vedova, ha creato una interrelazione tra l’arte e le diverse discipline del sapere. <Dall’architettura ho preso il concetto di composizione che unisce elementi diversi come poesia, luce e sostenibilità, che si compongono all’interno di un codice mentale fino a diventare un unicum> spiega Rotelli. Un artista riconosciuto internazionalmente  che è stato per ben otto volte alla Biennale d’Arte di Venezia e che mercoledì 27 all’Hotel Luna Baglioni riceverà il Premio Excellence alla carriera.

Bricole d’arte

Recuperate insieme a Schiavon e trasformate in alberi, le bricole sono poi state poi ridipinte d’oro dall’artista come simbolo di nuova vita e luce. Le bricole, ora esposte negli spazi della vetreria Schiavon a Murano, oltre agli inserti in vetro e al color oro presentano anche delle scritte di rinascita, che l’artista ha nobilitato con la sua scrittura, sua cifra stilistica. Si tratta di poesie ex novo realizzate da quattro grandi poeti contemporanei di rilievo internazionale come: Adonis (Siria), Yang Lian (Cina), Víctor Rodríguez Núñez (Cuba) e il romanziere Mark Axelrod (Stati Uniti). Le bricole sono così rinate attraverso la poesia: <Ho provato dispiacere e pena per questo simbolo veneziano. – dice il noto artista – Così ho deciso di unire qualcosa che stava morendo con rami di vetro che hanno invece fatto rifiorire le bricole come se fossero alberi. Il concetto base del progetto era quello di far riflettere sulla perdita di qualcosa che Venezia e i veneziani hanno sempre amato>. La bricola in legno è infatti un simbolo antico della città che da anni ormai viene sostituita con altre in materiali più resistenti come il vetroresina (leggi qui).

Contro l’inquinamento

Sempre un’opera volta al recupero e alla redenzione è “Clean water: please”, performance che l’anno scorso Rotelli realizzò durante la Biennale d’Arte in collaborazione con i gondolieri. Una gondola, solcando il Canal Grande, trasportava oggetti riemersi dai fondali della laguna, principalmente pneumatici. <Alla gondola, in una sorta di catarsi, fu affidato il compito di redimere gli oggetti che erano stati buttati inquinando l’ambiente, che dipinsi di blu per rimandare alla purezza del mare e al concetto di infinito>.

Salvare la parola

I suoi lavori alla base di tutto vogliono, attraverso le sue scritte, recuperare l’idea di primitivo che si rifà alle scritture rupestri e agli amanuensi. Costante del suo lavoro è infatti l’impegno nel recupero di scritture rupestri e crittogrammi, che nel mondo stanno scomparendo, per non lasciarli cadere nell’oblio: <Uso una cosa che proviene dall’antico unendola ad elementi contemporanei come il vetro e le tecnologie, dando un nuovo sguardo>. Per ogni suo nuovo progetto collabora con poeti di tutto il mondo che realizzano per lui versi ex novo, che poi dipinge o trasforma in luce o sculture. Ne sono esempio gli “Acciai” con specchi che fanno da scudo in difesa dei linguaggi minori, che riflettono il passato sotto una nuova luce. Un lavoro nato negli anni 2000, quando fece un’installazione diurna per il Petit Palais a Parigi in cui riportava frammenti della poesia “L’orologio” di Baudelaire. Del 2001 ad esempio è poi “Bunker poetico” che presentò alla Biennale d’Arte, in cui contornò il percorso esterno dell’Arsenale con 300 porte recuperate e abbellite da versi di centinaia di artisti. Ma le parole scavano anche nella pietra. Del 2002 è infatti l’idea di scolpire, in occasione della 11^ Biennale di Scultura, una cava abbandonata a Carrara e trasformarla in un grande libro con versi poetici sulle pareti, in cui anche Paul McCartney mandò un suo scritto. Ora, sullo stesso filone, ha realizzato a Lerici un nuovo parco letterario con grandi libri in pietra che inaugurerà a fine ottobre, dedicato al poeta inglese Percey Shelley che visse e morì in quel luogo. Martedì 26 invece inaugurerà a Montecitorio la mostra dedicata ad Anna Magnani, mentre continua fino al 1 ottobre sul Lago di Garda un progetto di illuminazione notturna che vede proiettate parole e versi poetici.

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