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Maurizio Amendola: «Che bello disegnare Topolino»

Il disegnatore veneziano ha lavorato per 40 anni alla realizzazione di Topolino per Walt Disney. Ora molti altri sono i progetti che porta avanti, anche in città

Sono passati 45 anni da quando nel 1979 Maurizio Amendola, disegnatore veneziano classe 1949, iniziò a disegnare per il fumetto di “Topolino” della Walt Disney. Una passione per il mestiere del disegnatore che nutrì fin da bambino: «Fu mio padre che, disegnandomi i topolini degli anni ’30, mi fece appassionare a Topolino e Walt Disney» racconta Amendola. Cresciuto, iniziò così a disegnare da autodidatta storie western inventate. Verso i 15 anni conobbe Luciano Capitanio disegnatore Walt Disney, e sua madre, sapendo della sua passione, gli chiese di prenderlo sotto la sua ala: «Mi sentii come il protagonista del mito della caverna di Platone, dopo un mondo di ombre finalmente vidi tutto a colori». Iniziò così a fare il suo assistente: squadrava le pagine e cancellava i segni a matita dei disegni dopo che il maestro li aveva ripassati a china. «Imparai poi a inchiostrare i suoi disegni di “Nonna Abelarda”». Nel 1969 però Capitanio morì improvvisamente a 35 anni. Amendola tuttavia ebbe la fortuna di incontrare Romano Scarpa, che cercava un collaboratore per fare un cortometraggio e divenne così il suo vero maestro: «Imparai la tecnica dell’animazione, lui faceva i disegni in movimento principali e io le intercalazioni». La collaborazione con Scarpa dal ’69 andò avanti fino agli anni ’90. Intanto Amendola iniziò a muovere da solo i primi passi, e riuscì a vendere all’editore Gino Sansoni un western e un giallo. Poco dopo ebbe la fortuna di scrivere e disegnare quattro storie ambientate nel Medioevo per il Corriere dei Piccoli e dal ‘77 all’‘83 collaborò alla realizzazione del fumetto di “Popeye”.

Disegnare Topolino e non solo

La sua prima storia disegnata per Topolino apparve nella primavera del 1979: «Si intitolava “Paperino e la cura d’urto” ed era una sceneggiatura arrivata dall’America scritta da Siegel, l’inventore di Superman. – ricorda – Da lì ho sempre lavorato ininterrottamente fino a luglio del 2019, ma tornerei volentieri a disegnare per Topolino, era un mondo troppo bello. – e racconta – Poter lavorare nel mondo della Disney è qualcosa di magico, l’atmosfera è morbida e anche i cattivi devono ispirare un po’ di simpatia». Solitamente un disegnatore di Topolino realizza due pagine a matita al giorno o tre a china, fino a creare dalle 24 alle 40 pagine al mese in base alla lunghezza delle storie. «Sono disegni molto complessi da fare, oltre ai personaggi anche gli oggetti devono essere particolareggiati. – e spiega – Una volta disegnata la storia a matita, con anche gli spazi destinati alle parole, la ripassavo a china e portavo i disegni o li spedivo a Milano». Lì poi la tavola, riportata in acetato, veniva ridotta alle dimensioni del fumetto e le veniva dato il colore: «I disegnatori non hanno il compito di colorare ma possono dare indicazioni su come impostare i colori» spiega. Difficile dire quante storie per Topolino ha realizzato, forse quasi 200, e di molte è stato anche autore: «Presentavo circa due cartelle di storia scritta e ricevuto l’ok iniziavo a disegnare le scene» dice. Qualche volta ha lavorato anche per la testata “Paperino”, “Minni & Company” e “Cip & Ciop”. Oltre che con la Disney ha avuto anche collaborazioni con la testata tedesca “Fix und Foxi” e con il giornalino “Prezzemolo”. Ha poi collaborato anche con il Messaggero dei ragazzi per cui ha realizzato, insieme a Bruno Concina, le storie “Animal Bus” e “Sally and family”.

Licenze poetiche da disegnatore e autore di Topolino

Tra le storie di Topolino che più si è divertito a disegnare e scrivere, quella in cui Archimede duplica Paperone o quelle dove ha realizzato la caricatura dell’amico e poeta Mario Stefani, messo ad esempio come presidente di giuria ad una gara di poesia strampalata. Un’altra storia che disegnò con piacere fu quella ambientata nel Far West: «Andavo spesso a cavallo in Alpago in una fattoria di amici argentini e anche di loro ho fatto la caricatura. – e continua – Sono molto portato per inventare personaggi, mi piace realizzare animali, piante e oggetti all’aria aperta». Oltre a Topolino e Paperino amava disegnare anche Archimede, Pico De Paperis e Pluto, non nutriva altrettanta simpatia invece per Rockerduck e per la Banda Bassotti. Topolino resta per lui il personaggio più difficile da disegnare: «È complesso realizzarlo graficamente, basta un decimo di millimetro per rovinarlo. Topolino poi è composto e le sue espressioni devono essere misurate, Paperino invece è smisurato e anche se un po’ “scassato” sta in piedi. – dice – Quando realizzavo Topolino sono rimasto soddisfatto poche volte, a differenza di Pippo, Pluto e Paperino». E sottolinea l’importanza di essere fedeli ai modelli classici americani: «A volte capita che alcuni colleghi realizzino disegni meravigliosi che però sono poco disneiani. – afferma – Una volta, anche se gli autori restavano aderenti ai canoni, da una storia all’altra si riconosceva la mano diversa dei disegnatori e ognuno aveva un suo pubblico di estimatori. Anche io da bambino se vedevo che una storia era fatta da un disegnatore che non mi piaceva la saltavo».

Sempre fedele a matita e chine

Questo mestiere nel tempo gli ha insegnano la solidarietà tra i colleghi: «Cosa che la generazione prima non ha vissuto perché c’era fame e si rubavano il lavoro l’uno con l’altro. Di Romano Scarpa ero molto amico, lui incarnava pienamente lo spirito disneiano e mi ha insegnato ad essere cosciente dei miei limiti e ad avere l’umiltà di imparare avendo sempre davanti gli esempi classici dei grandi disegnatori». Attualmente, lasciato il suo studio, continua a lavorare a casa. Amendola ancora oggi non si è mai convertito alla tavoletta grafica, ma è rimasto fedele a matita e chine: «Ci tengo che restino gli originali». Da poco è uscito il libro scritto da Vittorio Baroni e Nadia De Lazzari “Venezia è Favolosa”, per cui ha realizzato i disegni insieme al collega e amico Valerio Held, ricchi di dettagli architettonici (leggi qui). Da tempo inoltre collabora alla realizzazione di disegni per l’Associazione Venezia Pesce di Pace. Ogni anno tanti sono gli incontri che svolge nelle varie fumetterie, inoltre partecipa al Torino Comics e dal 2008 al Salone del libro per ragazzi a Bra, dove realizza dei corsi per gli studenti delle scuole in cui insegna a disegnare Topolino partendo dalle forme geometriche. «Il mio – conclude – è un mestiere da cui non si può mai veramente andare in pensione».

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