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Mestre: lo scoiattolo rosso è ormai di casa nei parchi

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Più di 400 segnalazioni di cittadini per un progetto scientifico partecipativo per il monitoraggio

Una migrazione pacifica dalla montagna ai comuni della Città Metropolitana di Venezia: è quella che nei decenni ha interessato lo scoiattolo rosso europeo. «In realtà è un po’ come se avesse riconquistato un territorio in assenza delle foreste che sono sparite dalla pianura», spiega Mauro Bon, Direttore del Museo di Storia Naturale di Venezia “Giancarlo Ligabue”, referente dell’iniziativa “Lo scoiattolo a Mestre: un progetto di citizen science”, per monitorare la presenza del piccolo mammifero nelle municipalità grazie alle segnalazioni e alla collaborazione dei cittadini, che ha permesso di raccogliere più di 400 tracce dell’animale dal 2018.

«La risposta dei residenti ci ha davvero stupito – prosegue Bon – ci ha permesso inoltre di osservare come questi animaletti, arrivati in un contesto differente da quello tipico per loro, abbiamo messo in atto anche un comportamento diverso. Spesso infatti sono confidenti verso l’essere umano e si abituano alla sua presenza avvicinandosi, nonostante la nostra empatia verso altri mammiferi che ci inviano segnali che inducono sensazioni positive, consigliamo sempre di non dare loro da mangiare. I caratteri infantili dello scoiattolo, che lo fanno sembrare un cucciolo anche da adulto, non devono indurci ad avvicinarlo, per il suo bene è meglio che non abbassi le difese imparando a fidarsi dell’uomo».

La presenza dello scoiattolo rosso a Mestre e dintorni

«Lo scoiattolo risultava assente da oltre un secolo dalle nostre aree – spiega l’esperto – anche se pensiamo comunemente nel nostro immaginario che sia tipico dell’ambiente montano, in realtà lo è solo dalla fine del 1800, ovvero quanto la presenza umana ha ridotto gli habitat in pianura facendo spostare animali come il cervo e il cinghiale, oltre a questo piccolo mammifero. Infatti si tratta di un animale forestale, che non è nato ed evoluto in quota. I primi avvistamenti nel comune di Venezia risalgono al 2006, precisamente a Favaro, da lì c’è stata una piccola “invasione” pacifica, tanto che a un certo punto abbiamo inserito, col supporto dell’amministrazione, vari cartelli segnalando la sua presenza nei parchi cittadini».

«Si muove in modo instabile all’interno del territorio urbano – continua – è sì un animale mobile, ma in città aumenta la sua attività incrociando anche le zone abitate da altri membri della propria specie. Rispetto all’ambiente di riferimento si deve infatti confrontare con un tessuto eterogeneo, dove si alternano zone con scarsezza e disponibilità di cibo, con aree protette dall’occhio umano e spazi in cui è costretto a uscire allo scoperto. La novità di questa presenza non è poi passata inosservata perché, essendo un animale diurno, è facilmente avvistabile e non rifugge in nessun modo di essere visto dai suoi nuovi “concittadini” mestrini».

Uno degli strumenti installati per la rilevazione della presenza di scoiattoli
Il progetto “Lo scoiattolo a Mestre” del Museo di Storia Naturale

«Così per valutare la presenza e la distribuzione dello scoiattolo nella terraferma veneziana attraverso una raccolta di dati del suo insediamento – racconta Bon – nel 2018 abbiamo lanciato il progetto “Lo scoiattolo a Mestre”, cercando di comprendere quando fosse presente questa “invasione” pacifica. Per arrivare all’obiettivo abbiamo pensato a un processo dal basso, di vera e propria “citizen science”, con la collaborazione per la ricerca del supporto dei cittadini. Scegliendo bene il target dei nostri collaboratori abbiamo avuto il vantaggio di ricevere molte informazioni con una certa regolarità».

«Abbiamo così lanciato diverse campagne per richiedere la collaborazione dei residenti attraverso presentazioni pubbliche nel parco cittadino della Bissuola, con una conferenza stampa presso il nostro museo e attraverso i canali social – continua – ma anche i circa 70 cartelli inseriti nei parchi ci hanno aiutato per parlare a tutte le aree verdi del comune. Chiedevamo di segnalare gli avvistamenti dello scoiattolo, con luogo, data e ora e se possibile di allegare foto e video. Le segnalazioni potevano essere inviate attraverso la piattaforma “iNaturalist” o direttamente via email. Grazie alle persone abbiamo potuto definire una mappa di distribuzione dello scoiattolo sul territorio, i dettagli del colore e gli orari di maggior presenza. Anche se il progetto si è ufficialmente concluso nel 2021 con una pubblicazione, finché continuiamo ancora a ricevere segnalazioni proseguirà».

Le differenze fra lo scoiattolo europeo e quello americano e le sfumature del colore di quello europeo
Le minacce a cui va in contro lo scoiattolo “metropolitano”

«Dalla partecipazione attiva delle persone abbiamo letto in modo positivo la presenza di questo animaletto in città – conclude il direttore del museo – va segnalato che fino adesso sono stati avvistati solo esemplari di tipo europeo, da non confondere con quello grigio americano che è alieno e mette a rischio quelli autoctoni. Si tratta di un segnale ottimale anche per le città, che sono diventate più accoglienti, avendo più verde rispetto a qualche decennio fa, Mestre in questo campo è un esempio notevole, mentre le campagne sono peggiorate tantissimo impoverendosi a livello di ecosistema e fauna, portando gli animali verso i centri».

«Questo piccolo ospite, che si ciba di frutti e semi, anche se è molto apprezzato dagli abitanti – aggiunge – corre alcuni rischi. Il primo quello di entrare in contrasto con la variante americana, nel caso in cui qualcuno liberasse qualche esemplare tenuto in casa in gabbia [è legale nel nostro Paese n.d.r.], perché portatore di virus letali per la specie rossa, oltre ad essere considerata fra le 100 peggiori specie aliene. Quindi per il bene del nostro scoiattolo europeo, meglio tenerlo al riparo da questa minaccia, che ha già colonizzato i Colli Euganei e l’area del Delta del Po di Porto Viro. Ribadiamo l’importanza di evitare la confidenza, gli animali selvatici devono restare tali e il nostro piccolo mammifero rosso deve già schivare pericoli come essere investito dalle macchine, cacciato dai gatti e avvelenato dai mangimi per la derattizzazione, meglio non aggiungere anche il rischio di fidarsi troppo dell’uomo».

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