Mondo delle imprese e università fanno fatica a trovare sinergie? «Anche se buona parte dei commentatori e analisti lamenta questa difficoltà, nel caso di Ca’ Foscari non è così – spiega il professore di economia e delegato al trasferimento di conoscenza Vladi Finotto – si dice anche che il Veneto faccia poca ricerca e sviluppo e che le università siano poco internazionali, in realtà siamo la terza regione per brevetti e come ateneo attraiamo il 12% di studenti stranieri nei nostri corsi di laurea magistrali, contro una media nazionale del 3%, di questi metà studia discipline tecniche e scientifiche (le così dette STEM), ma soprattutto abbiamo rapporti da decenni con le aziende, insomma abbiamo tutti gli ingredienti per collaborare, ma ci mancava qualcosa».
Quel qualcosa era strutturare le relazioni fra accademia e organizzazioni in modo più stretto ed efficace: «Se le componenti di base c’erano, era sul processo di “assemblaggio” di queste parti che dovevamo migliorare, è così che è nato il progetto “Mosaico” – spiega il docente – per semplificare i processi e lavorare sulle interazioni, in modo da facilitarare l’accesso delle imprese verso l’università. La nostra resta un’istituzione complessa, per effettuare questo percorso abbiamo quindi mappato le applicazioni della nostra ricerca e della didattica, i processi di trasferimento tecnologico traducibili in innovazioni utili alle imprese. Il risultato? Quello che potremmo definire come un catalogo di progettualità e capacità che possiamo mettere al servizio delle organizzazioni per innovare tanto sulla digitalizzazione che sulla sostenibilità».
Dove sta l’innovazione di questo approccio? «Mettere a catalogo le nostre capacità e servizi non era sufficiente – aggiunge Finotto – volevamo da un lato creare un unico punto di contatto e accesso per le aziende interessate a sviluppare progettualità con noi e dall’altro avviare un approccio inedito, dedicando un team di persone all’ascolto delle esigenze delle imprese, all’assegnazione dei progetti ai vari gruppi di ricerca, curandone lo sviluppo, la creazione di brevetti e la divulgazione dei risultati. Insomma una sorta di responsabili delle relazioni aziendali. Un processo di incrocio di necessità e risorse che in questo modo sarà efficace e veloce, razionalizzando e semplificando le procedure e le tempistiche».
«Siamo altresì convinti però che non basta facilitare l’accesso alle aziende per portare poi innovazione, questa non nasce solo perché si è alla ricerca di una soluzione a determinati bisogni – specifica il docente – è necessario che si verifichino delle vere e proprie “collisioni” felici, insomma trovarsi all’interno di una comunità di persone che abbiano gli stessi intenti, per questo vorremmo che, data la sua natura di culla della cultura e intreccio di popoli, Venezia diventasse un punto d’incontro per chi ha queste sensibilità, tanto imprenditori quanto studenti, che guardino alla città come un continuo luogo di ritrovo sull’innovazione, tenendo viva la loro attenzione, è per questo che abbiamo creato il marchio “Mosaico”, per federare eventi ed attività e renderle riconoscibili».
Per lanciare l’iniziativa, il 26 gennaio 2024 a Ca’ Dolfin è stato inaugurato il progetto “Mosaico” con una serie di conferenze e uno “Science slam”, ovvero la presentazione in soli quattro minuti di quattro progetti di ricerca dedicati al mondo dell’alimentazione. Dopo i saluti istituzionali della rettrice Tiziana Lippiello, Leopoldo Destro, Presidente di Confindustria Veneto Est, ha ribadito la necessità di rinsaldare il rapporto tra imprese e università, con il supporto delle istituzioni, per accelerare sulla capacità di fare innovazione con un modello tutto italiano, diverso da quello delle potenze occidentali e asiatiche, per affrontare le transizioni cha abbiamo di fronte, senza lasciare nessuno indietro, visto il nostro specifico tessuto imprenditoriale, abbattendo le barriere tra pubblico e privato.
Se l’assessore Paola Mar ha ricordato il legame che interconnette l’università alla città attraverso la cultura e la conoscenza, con Martina Rogato e la professoressa Marcella Lucchetta si è discusso di transizione sostenibile anche per le piccole imprese e del ruolo dell’accademia per il supporto in questo passaggio. Con Massimiliano Nuccio e Francesco Zaffarano, responsabile dei contenuti di Will media, si è parlato di comunità di innovatori, linguaggio della ricerca e comunicazione verso un pubblico vasto. Nel “Science slam” in quattro minuti ciascuno, Alessandra Jacomuzzi ha parlato di novel food e studi sulla percezione dei consumatori attraverso il neuro-imaging; Sabrina Tamburini dell’importanza di processi bio-chimici e fisici sul nostro corpo per limitare le malattie; Chiara Rinaldi di come il prosecco possa unire materia prima e turismo in chiave sostenibile; infine Livio Zanini di come la cultura e la storia attorno a un prodotto ne possano diventare un veicolo di diffusione, come nel caso del tè.
«“Mosaico” insomma riassumerà questa identità che unisce insieme scienza e cultura per mettere a disposizione competenze direttamente alle aziende – spiega Finotto – offriremo sia servizi, come laboratori aperti alla ricerca, che collaborazioni su progetti, workshop personalizzati per le aziende con i nostri ricercatori, oltre a organizzare eventi di divulgazione. Non ci sono ancora adesioni formali, ma abbiamo diversi casi di collaborazioni strutturate che durano nel tempo come con Stevanato Group, Fabbrica Italiana Sintetici e Agricola Lusia, che hanno dato vita a spin-off e brevetti».
«In questo periodo il tema della sostenibilità e dell’economia circolare sono centrali e particolarmente rilevanti nel settore manifatturiero in vista dei finanziamenti del PNRR – conclude il professore di Ca’ Foscari – da questo punto di vista abbiamo già avviato delle collaborazioni come con Serena Wines 1881 per sviluppare celle fotovoltaiche per la produzione di energia dagli scarti della vinificazione, ma siamo al lavoro anche su packaging sostenibile e sull’introduzione della AI nel catene del valore per incrementare l’efficienza dei sistemi produttivi. Siamo inoltre attenti a portare l’innovazione anche nel mondo del turismo e della cultura. Insomma le sfide e le opportunità di sinergia non mancano, noi siamo pronti a partire con questo progetto, fortemente voluto dalla rettrice, per migliorare il trasferimento tecnologico, abbiamo un orizzonte pluriennale che scavalcherà il mandato rettorale, con le prime valutazioni sui risultati ottenuti a fine 2025».
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