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Nel dolore che si fa amore: genitori in cammino

Nel dolore che si fa amore: genitori in cammino
Un Giubileo tra le isole della Laguna con i “Genitori con un figlio in cielo”, guidati da don Roberto Donadoni: quando la perdita di un figlio diventa percorso spirituale, comunità, resurrezione interiore

È stato un Giubileo intenso e toccante, quello vissuto sabato scorso nella Laguna di Venezia dai “Genitori con un figlio in cielo”, un gruppo nato per offrire sostegno e accompagnamento spirituale a mamme e papà segnati dalla perdita di un figlio. 

A guidare spiritualmente il gruppo è don Roberto Donadoni, che con parole semplici e profonde ha dato voce al senso profondo di questa esperienza:
«È un cammino che affrontiamo insieme, per non restare chiusi nel dolore. Quando si perde un figlio è un dolore grandissimo. È come un’altra morte, perché si è morti dentro. Il presente, i progetti, il passato e il futuro… tutto muore. La sofferenza è esasperante».

Eppure, è proprio in mezzo a questo dolore che può nascere un nuovo modo di amare: «Ci sono tante maniere per affrontare questo momento. Noi abbiamo tentato, attraverso questi incontri, di affrontare il dolore, perché la perdita è devastante. Nulla è come prima, ma c’è un amore che si trasforma. C’è un processo lungo e faticoso».

Un Pellegrinaggio di Speranza: tra preghiera, comunione e misericordia

La giornata giubilare si è aperta nella basilica della Madonna della Salute, simbolo della città e chiesa giubilare per l’Anno Santo. 

Lì, i genitori hanno vissuto un profondo momento di preghiera, affidando alla Vergine i loro figli, ricordati nel silenzio e con il nome inciso nel cuore. La riflessione condivisa sul Vangelo ha offerto uno spiraglio di luce sulla resurrezione e sul senso cristiano della sofferenza. 

Ma la vera forza del gruppo si è manifestata nella comunione silenziosa tra i presenti, in quella rete di empatia e fede che rende visibile la “comunione dei santi” tra cielo e terra.

Il pellegrinaggio è poi proseguito sull’isola di Torcello, dove i genitori hanno visitato la basilica di Santa Maria Assunta. Davanti al mosaico del Giudizio Universale, le immagini potenti della salvezza e della dannazione hanno suscitato profonde riflessioni sul mistero del destino eterno, ma anche sulla misericordia di Dio, che accoglie ogni essere umano con giustizia e amore.

Dopo il pranzo condiviso a Burano, i pellegrini si sono recati all’isola di San Francesco del Deserto. In questo luogo di silenzio e spiritualità, accolti dai frati francescani, hanno ascoltato la storia dell’isola e vissuto momenti di raccoglimento immersi nella natura. La celebrazione dell’Eucaristia, nel coro del convento, è stata il momento culminante del Giubileo.

La luce della Speranza: un Giubileo di consolazione e fede

Il Giubileo non è stato solo una giornata simbolica, ma una tappa preziosa in un percorso di fede, consolazione e condivisione. Un tempo in cui la Chiesa ha saputo farsi madre, capace di accogliere, ascoltare, consolare. Perché, come testimoniano questi genitori, anche nella notte più buia, la luce della speranza può ancora brillare. 

«Attraverso i nostri incontri mensili cerchiamo di farli camminare insieme, per non restare chiusi nel dolore», conclude don Roberto. «Nessuna morte è definitiva, se si crede nel Dio della Vita».

 

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