Si ispirano ai colori e ai riverberi della laguna. Sono le ceramiche della giovane Valentina Stocco di VS Ceramics, che da giovedì 28 al 1 ottobre sarà con le sue creazioni al Salone dell’Alto Artigianato Italiano all’Arsenale di Venezia (leggi qui). Da sempre appassionata di tutto ciò che è arte e manualità, la passione per la ceramica per Valentina, mestrina classe 1989, è stata un colpo di fulmine. Un giorno, mentre studiava fotografia all’università di Londra, recatasi ad un mercatino natalizio con le sue amiche si imbatté in alcune ceramiche dallo stile nordico, molto diverse e più sobrie di quelle decorate italiane. Fu amore a prima vista, anche se ci impiegò un po’ prima di sbocciare. <Per due anni tenni il biglietto di un corso di ceramica nel cassetto della mia scrivania. Mi sarebbe piaciuto iniziare ma, tra università e lavoro, non avevo tempo> racconta Valentina. Poi in un momento triste, era il 2017, la ceramica si è rivelata un regalo atteso da tempo: <Quando mi sono seduta al tornio è stato amore al primo tocco>. Da lì poi è partito tutto, per un anno e mezzo ha fatto svariati corsi e co-working, sperimentando in uno studio assieme ad altri ceramisti e scambiando con loro idee e opinioni.
Nel 2019, tornata in Italia, ha continuato a studiare ed approfondire la materia attraverso l’associazione I Bochaleri a Castello, dove ha svolto diversi co-working: <A Venezia la comunità di ceramisti è molto attiva e mi ha spinto a cominciare a vendere i miei prodotti, che fino a quel momento regalavo solo agli amici in quanto la ceramica era un’attività che mi faceva stare bene e non avevo ancora pensato di poterne trarre un profitto>. Inizialmente I Bochaleri sono stati per lei fondamentali perché le permettevano di usare il tornio e il forno e avevano gli spazi giusti per sporcare. Poi durante la pandemia piano piano, comprando prima il tornio, ha messo in piedi il suo laboratorio a Mestre, dove un tempo suo nonno lavorava il ferro: <Per cucinare la ceramica continuavo ad andare dai Bochaleri o in un piccolo laboratorio a Mestre>. A novembre ora dovrebbe finalmente aprire un negozio in centro a Rialto, dove allestirà anche qui un piccolo laboratorio, mentre Mestre resterà il luogo dove svolgerà la parte più importante della produzione. In poco tempo ha infatti riscosso molto successo, tanto che attualmente con i suoi piatti dalle atmosfere lagunari fornisce il ristorante Oro dell’Hotel Cipriani alla Giudecca, dove lo chef Canella sta cercando di riprendere la tradizione.
I suoi prodotti sono quasi tutti destinati alla tavola: tazze e piatti e teiere di varie misure, ma anche vasi, spremi agrumi, appoggia mestoli, portasaponi e portaincensi. I pigmenti sono quelli della sua terra: dai marroni alle tonalità di verde e azzurro che richiamano i colori della laguna con i suoi riflessi. <Di solito le nuove creazioni e modelli partono direttamente dai miei bisogni e da quelli delle persone che mi stanno vicino>. Ogni modello nasce dalla sperimentazione diretta, raramente realizza un bozzetto preparatorio. Una delle sue collezioni, ad esempio, nata inizialmente con scritte in inglese sulla positività incise nei suoi lavori, è poi stata ulteriormente personalizzata inserendo nelle creazioni i detti veneziani. Un’idea che ha avuto un ottimo riscontro in particolare dai turisti: <Mi piace sapere che un mio lavoro accompagni le persone, che siano a Helsinki o in Portogallo, in una parte della loro giornata> dice.
Per realizzare le sue creazioni Valentina parte sempre da un panetto di argilla: <Lavoro principalmente il gres, un materiale più resistente all’uso quotidiano e alla lavastoviglie>. Dopo aver impastato per bene il panetto, così da eliminare eventuali bolle d’aria, crea una pallina e si sposta sul tornio, dove partendo dalla base inizia a creare uno spazio vuoto per poi plasmare i lati. Fatta la base la lascia riposare per alcuni giorni in base a temperatura e umidità. Arrivata ad una durezza scalfibile rifinisce l’oggetto: crea i piedini, diminuisce i bordi esterni o attacca i manici. Due poi sono le cotture: la prima di circa 9 ore a 980 °C e la seconda, dopo aver applicato gli smalti, di circa 12 ore a 1250 °C. <Per vedere una creazione completamente finita, tra un passaggio e l’altro, passano anche due settimane> dice, spiegando che la parte che preferisce della lavorazione è quella al tornio con le mani in pasta. <Lavorare la ceramica mi è servito anche come insegnamento per la vita. – conclude – La ceramica infatti è imprevedibile: a volte basta distrarsi un attimo e il pezzo che stavi creando collassa sul tornio, oppure l’ultima cottura rovina tutto il lavoro. Questo mi ha insegnato a non ricercare a tutti i costi la perfezione e a lasciar andare>.
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