Quando arte e impresa si incontrano danno inizio a inedite “Alchimie culturali”. È proprio questo il titolo del progetto che grazie a Confindustria Veneto mette in contatto aziende della regione ed artisti, al fine di sviluppare attraverso il know-how dell’impresa opere nuove e originali. Tutte le creazioni, frutto dell’incontro tra 6 artisti e 5 aziende, sono esposte fino al 24 novembre a Palazzetto Tito della Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia. Il progetto, arrivato alla terza edizione, è coordinato da Stefano Coletto che è anche curatore della Fondazione Bevilacqua La Masa e della mostra stessa, intitolata “Relazioni alchemiche. Arte e impresa viaggiano insieme”. Gli abbinamenti sono nati per affinità e scoperta e in oltre un anno di visite, dialoghi e reciproche mediazionisu aspetti tecnici, estetici, ed economici, hanno generato esperienze di innovazione sociale e culturale, che hanno permesso di produrre opere d’arte sorprendenti nei più diversi linguaggi, alimentando la performance d’impresa, come è stato sottolineato anche durante la presentazione dello studio “Economia della Bellezza” tenutasi a Villa Fürstenberg di Banca Ifis a Marocco, di cui Confindustria Veneto è stata ospite (leggi qui).
Doppia è stata la collaborazione attuata con la storica Fornace Orsoni, che dal 1888 a Venezia produce mosaici in smalto e foglia d’oro. Proprio nella fornace l’artista visiva Luisa Eugeni (Assisi, 1987) ha svolto la live performance “Becoming with” che studia le gestualità artigianali, con il gruppo di artisti Sineumbra. L’opera immersiva ha dato vita ad una celebrazione sperimentale delle metamorfosi della materia, mettendo in risalto come anche delle semplici stoffe possano evocare i tasselli di un mosaico. Insieme a lei l’artista Paolo Pretolani (Assisi 1991) ha realizzato l’opera “Phtotaxis” composta da tre fregi di mosaico artistico, con tessere in smalto colorato prodotte artigianalmente dalla fornace Orsoni, composti da pattern modulari potenzialmente ripetibili un numero infinito di volte. Esposti alla luce ultravioletta, questi hanno fatto emergere una selezione di smalti sensibili alla luce UV mettendo in evidenza discontinuità ottiche e diverse gamme di fluorescenza, offrendo un dialogo diretto tra materiali e luce.
Tra le opere più innovative figura “Rilevatore di benessere del vicinato per ottimizzare la tranquillità”, una scultura biometrica interattiva realizzata dall’artista veneziano Matteo Vettorello (classe 1986) per la Technowrapp di Fonzaso (Bl). La scultura, quando messa in funzione, diventa il tramite per attivare un processo di sinergia fra le persone, facendosi essa stessa spazio rituale per favorire le connessione fra individui e ambiente. Il software del dispositivo è progettato per quantificare attraverso l’accensione di una serie di luci la qualità delle relazioni degli utenti che eseguono un esercizio di coordinazione respiratoria. Più aderente ai canoni classici invece la scultura “Skin” di Fabio Roncato (Rimini, 1982) che, posta al centro dell’ingresso della mostra, volendo evocare l’immagine di una sezione di pelle, rappresenta l’ingrandimento di un calco realizzato con cera del palmo della mano di uno degli operai della Costruzioni Generali Girardini S.p.A di Sandrigo (VI), impegnata principalmente nella costruzione di strade. Diversa ancora l’opera “La maggioranza assente” di Caterina Morigi (Ravenna, 1991) che si concentra sulla deperibilità dei materiali attraverso le sostanze con cui l’Elettromeccanica Viotto di San Donà di Piave costruisce turbine, metalli e minerali. Le creazioni sono state modellate e assemblate così da apparire come sculture soffici, ma solo all’apparenza.
In mostra l’installazione “Atmosphere” di Martin Romeo, artista visivo italo-argentino (Carrara, 1986) dialoga invece con l’ambiente, affrontando il tema della sostenibilità e l’impatto delle emissioni di anidride carbonica. L’opera interagisce in tempo reale con i dati sulle emissioni di CO2 provenienti da un network di aziende per la lavorazione del marmo, monitorate dall’azienda Maxfone di Verona per ottimizzare i loro processi. Questi flussi di dati vengono integrati nell’opera scultorea marmorea, creando un’interazione tra tecnologia, arte e scienza. Nell’opera è poi rappresentata e resa visibile l’aria trattenuta all’interno. La forma trasforma il materiale in una visione fluida, un’energia prolungata che si osserva nel video digitale annesso all’opera fisica. In mostra anche altri esempi di dinamiche raffinate tra arte e impresa attuate in Italia, comel’opera “Tre Vani” del duo artistico formato da Valentina Ornaghi (Milano 1986) e Claudio Prestinari (Milano 1984), frutto della collaborazione con Formigari, azienda di Verona che opera nell’ambito della produzione e lavorazione del marmo e che dal 1972 si è specializzata nella pietra naturale tagliata a misura. La creazione non solo esplora l’idea di luogo da abitare ma indaga altresì il concetto di vuoto, di assenza della materia, di sottrazione e di mancanza, di spazio potenziale, reale o immaginato. Il lavoro di Elena Mazzi(Reggio Emilia, 1984) “Mass age, message, mess age”, realizzato per la Fondazione Casoli all’interno di Elica, azienda di Fabriano leader mondiale nella produzione di sistemi aspiranti da cucina, propone invece una riflessione sulle tecniche e sulle strategie di comunicazione. Analizzando la realtà di Elica e a partire dalla parola “cambiamento”, l’artista ha sperimentato come la parola per l’azienda sia particolarmente vicina alla parola “rivoluzione”, intesa proprio come movimento, rotazione e dunque cambiamento.«Come Confindustria Veneto siamo da molti anni impegnati a promuovere il connubio tra arte, cultura e industria, tramite attività di mecenatismo. – ha detto Enrico Carraro, Presidente Confindustria Veneto – Sperimentazione, evoluzione e contaminazione sono tre concetti chiave che guidano gli imprenditori e le imprese moderne. Il progetto Alchimie Culturali muove da questa consapevolezza, che stimola l’innovazione e la trasforma in opere d’arte».
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