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Pavon: «L’artigianato è la risposta alla frenesia di oggi»

Il giovane restauratore ligneo Francesco Pavon da circa un anno e mezzo ha aperto bottega in Calle Zancani, diventando punto di riferimento nel territorio

Ci ha creduto Francesco Pavon, giovane restauratore veneziano che, radicato nel territorio in cui è nato e fermamente convinto del bisogno e del valore della professionalità artigiana, da circa un anno e mezzo, era il 17 dicembre 2022, ha aperto in Calle Zancani a Cannaregio la sua ditta di restauro, la “Pavon Restauri”. Seppur giovane, classe 1996, Pavon è già molto conosciuto in città e anche in terraferma. Nel suo laboratorio realizza restauri di manufatti in legno, in prevalenza mobili, ma anche cornici, opere d’arte, parti di gondole, nonché anche diversi tipi di impagliature per sedie in paglia di Vienna, cordoncino cinese e fieno. Pavon ha iniziato la sua attività nel marzo del 2021 dopo aver studiato all’UIA, l’Università Internazionale dell’Arte, dove nel triennio ha approfondito i restauri su legno, materiale lapideo e superfici decorate, e per cui oggi lavora come supporto alla docenza, per la formazione e aiuto agli studenti. «Io vengo da una formazione classica, mi sono diplomano al Liceo Foscarini, e subito dopo ho frequentato la Facoltà di Lettere. Lì però capii che non faceva per me e che mi mancava dare sfogo alla mia manualità che ho sempre cercato di curare e che mi è sempre piaciuta. – racconta – Fin da bambino amavo fare piccole creazioni con seghetti e traforo, ma anche dipingere, realizzare piccoli mobiletti o intagliare bastoni quando ero in montagna». Risale al liceo la scoperta della sua passione per la storia dell’arte: «Oggi il mio lavoro finalmente mi dà la possibilità di approfondire quel settore dal punto di vista teorico e anche di esprimermi manualmente».

I primi lavori e l’apertura della bottega

Tra i primi lavori realizzati, diversi furono quelli in collaborazione con i docenti UIA, tra cui il restauro della gondola presente nell’androne di Ca’ Rezzonico. Successivamente passò a lavorare a San Barnaba nella bottega di Lucia Castagna: «Per un anno e mezzo lavorai come restauratore per diversi musei, inoltre iniziai ad apprendere i segreti di bottega: imparai ad approcciarmi meglio al restauro, alle fasi preliminari degli interventi e consolidai le collaborazioni con i colleghi». Si accostò anche al mondo dell’antiquariato, nello specifico del commercio di mobili antichi, rarità e oggetti particolari che, seppur in minima parte, oggi sono presenti nella sua bottega: «Le persone qui possono trovare mobili antichi, stampe e vetri di murano, lampadari, ceramiche e piccoli oggetti antichi principalmente di area veneziana». L’idea di aprire una bottega tutta sua si fece sempre più concreta quando gli venne commissionato per unanno e mezzo il restauro degli apparati lignei progettati da Giò Ponti in una sala di Palazzo del Bo a Padova: «Un’esperienza che mi ha permesso di crescere anche fuori dal territorio e tornare con un bagaglio in più che mi ha dato il giusto incentivo per aprire la bottega vicino Fondamenta della Misericordia, dove sono nato e in cui sono radicato. – e continua – «La mia famiglia mi ha sempre accompagnato e incoraggiato a fare una scelta che mi facesse sentire nel posto giusto» dice, raccontando che, trovato il posto, il fratello e alcuni amici lo aiutarono ad organizzarsi e a far sì che lo spazio prendesse forma. «Ebbi subito buona risposta da parte della città» commenta, sottolineando che, avendo avviato già in precedenza l’attività, grazie al passaparola era già conosciuto. Inoltre, ora ad aiutarlo in bottega c’è anche una ragazza: «È una soddisfazione riuscire a dare lavoro qui in città. Mi fa piacere essere diventato un punto di riferimento».

Il valore dell’artigianato

Oggi, tra i tanti lavori in corso, sta eseguendo insieme alla ditta Mauve il restauro della Biblioteca Monumentale Patriarcale alla Salute, inoltre autonomamente sta portando avanti anche una collaborazione con Palazzo Ducale. Francesco è fermamente convinto dei valori dell’artigianato: «Potrebbe sembrare che non serva più ma il restauro, oltre a garantire un’offerta concreta, è anche una forma mentis, un allenamento ad apprendere tanti aspetti importanti della vita. – e continua – Ad un artigiano è richiesto di essere paziente, avere rispetto dei materiali e delle tempistiche che questi impongono. Questo è uno dei motivi per cui l’artigianato non deve morire. In questo periodo storico, di un mondo frenetico, la soluzione è l’artigianato, un contatto con la realtà di cui c’è bisogno».

Questione di feeling

Il legno lo appassiona più degli altri materiali perché è vivo e in costante movimento: «Ma la cosa che più mi piace è la sua varietà: ci sono migliaia di specie lignee diverse che vanno conosciute e ognuna ha le sue caratteristiche che cambiano da albero ad albero. – sottolinea – Questo sviluppa i miei cinque i sensi e sento che dà completezza al mio lavoro. Ogni mobile o manufatto ha una storia da raccontare e la cosa mi appassiona molto» continua, spiegando che in genere in bottega segue una decina di lavori insieme. A Francesco piace molto la parte preliminare del suo lavoro, a cui accosta studio e ricerche costanti: «Studio il manufatto che ho davanti e cerco di capire com’era in origine, per poi progettare un intervento che sia rispettoso dello stato originale o della sua storia». Restaurare il legno lo porta a lavorare con materiali come la foglia d’oro e vari tipi di verniciature, lacche, cere, oli e policromie. Il materiale che però più ama usare è la gomma lacca: «Si impara veramente ad usarla solo stendendola. Può essere un’alleata totale o la più acerrima nemica: se sbagli infatti non perdona e devi ripartire da zero. – e conclude – Più la padroneggi, più dà soddisfazione e si instaura una vera collaborazione tra artigiano e materiale».

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