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Piante abbattute a San Nicolò per salvare l’habitat

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Un intervento di salvaguardia dell’oasi del Lido di Venezia per preservarne la tipicità

Un’associazione ambientalista favorevole a un abbattimento di piante e alberi? Sembra un controsenso, ma l’operazione svolta dal Provveditorato interregionale per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia (l’ex Magistrato alle Acque) nell’Oasi di San Nicolò al Lido di Venezia ha trovato l’appoggio della LIPU. «Si trattava di specie aliene, ci dispiace sempre vedere del verde abbattuto, ma è stato un sacrificio necessario a salvaguardare il vero habitat del luogo, che è tutelato a livello europeo».

«Come LIPU Venezia avevamo evidenziato questo problema al Comune già nel 2013 segnalando la presenza sempre maggiore di specie non appartenenti al luogo – spiegano – proponendo di affrontarlo per preservare l’habitat tipico di quest’area, ma non si era concretizzata un’azione risolutiva. Il Provveditorato ha invece accolto la proposta inserendola nel Piano Europa, l’insieme di misure di compensazione prevista con la realizzazione dell’opera del MOSE, visto che questione che era già stata evidenziata in fase di redazione del documento. La motivazione è anche di tipo economico, infatti fra un decennio la gestione di questa flora sarebbe stata insostenibile creando danni seri all’intero ecosistema».

Dettaglio della prateria tipica dell'oasi
Quali piante sono state abbattute e perché erano dannose

«Noi che cerchiamo di rinsaldare il rapporto tra persone e natura, siamo d’accordo sulla bontà di questa operazione – chiariscono dall’associazione – era inevitabile per salvare l’habitat autoctono eliminando specie aliene come pioppo cipressino, olivo di Boemia, ligustro lucido, falso indaco, ailanto o albero del paradiso e yucca gloriosa. Ma come sono arrivate qui? Tradizionalmente alcune sono state diffuse fra ‘700/’800 in Veneto ma basta che siano in qualche giardino perché qualche uccello nei mangi i frutti e, con i suoi bisogni, ne deponga i semi sul nostro litorale».

«Si potrebbe imputare che sia un processo naturale – spiegano – ma siccome nessuna di queste specie è naturalmente europea, nessun volatile senza l’intervento dell’uomo dovrebbe trovarli sul suo cammino perché troppo distanti dalle rotte migratorie. Queste piante sono pollonanti, ovvero non si moltiplicano solo da un seme, ma nuove piante nascono a partire dalle radici colonizzando un’area sempre più larga con una altissima capacità invasiva e di sopravvivenza. Questa flora fa soprattutto danni nella zona dietro le dune che danno sul mare, sulla parte retrodunale, nell’area dettaduna grigia”, caratterizzata da una copertura di muschio spontanea che creando uno “scudo” consente la crescita di una ventina di specie erbacee caratteristiche».

Piantine di lecci e roverelle crescono spontanee nelle aree liberate dalle piante aliene
Cosa prevede il progetto Piano Europa del pacchetto MOSE?

«La zona di San Nicolò, ridotta negli anni ’20 dalle realizzazione dell’aeroporto, è stata degradata fino alla fino degli anni ’80 fra esercitazioni militari, campi da motocross e discariche abusive – raccontano – poi dal 1997 il Comune, su sollecitazione della LIPU, è intervenuto a mettere un cancello al suo ingresso e il solo limitare il traffico dei veicoli ha permesso un primo enorme miglioramento, visto che gli ambienti litoranei sono dinamici e capaci di rigenerarsi. Senza le specie alloctone questo processo sarebbe andato avanti da solo, frattanto poi è iniziata la realizzazione del MOSE, per cui l’Europa aveva previsto dei progetti di compensazione per l’impatto sull’ambiente che ha l’opera».

«Fra le iniziative messe in campo da parte del Provveditorato – aggiungono da LIPU – oltre alla riqualificazione delle aree occupate dal cantiere lungo il litorale, nel 2017 è stata presa in considerazione la nostra proposta avanzata al Provveditorato per l’inserimento paesaggistico delle opere alle bocche di porto. Avevamo fatto presente che queste aree non avrebbero retto a ulteriore pressione e  che la conservazione del fratino e del fraticello erano a rischio. Ampliare la spiaggia può favorire la presenza di una colonia di fraticello, che può tenere lontani anche volatili più grandi come gabbiani e cornacchie, fungendo da ombrello protettivo anche per il più fragile fratino e i suoi pulcini. L’idea fa oggi parte dell’intervento di conservazione avviato dal Provveditorato con il Consorzio Venezia Nuova, progettato da Thetis e HMR. Dopo gli abbattimenti di questa prima fase, il progetto prevede anche la riqualificazione delle fasce di boscaglia con 2500 nuove piante arboree e arbustive autoctone».

Il sentiero e le staccionate rinnovate
L’evoluzione del progetto per ripristinare la tipicità dell’Oasi San Nicolò

«La fase vera e propria di ripascimento dell’area avrà luogo all’inizio del 2025 – spiegano – saranno prelevati 10.000 metri cubi di sabbia dalle conche di navigazione del MOSE, dove si accumula per via delle correnti, per essere portati nell’oasi per estendere la spiaggia. Il ripascimento non serve a creare nessuno stabilimento balneare, ma a favorire la convivenza tra la conservazione delle specie di uccelli più vulnerabili nidificanti in spiaggia e l’uso umano ricreativo della battigia. Questa collaborazione fra associazioni e istituzioni è un caso unico in Italia e dopo 30 anni di contrapposizioni ideologiche e grandi battaglie siamo felici di aver trovato un terreno di dialogo, senza pregiudizi da parte del Provveditorato».

«In questa opera di riqualificazione – concludono da LIPU Venezia – siamo particolarmente entusiasti della creazione di una depressione dietro le dune, profonda un metro, per creare un piccolo stagno con l’acqua dolce di falda, che è a soli 70 centimetri di profondità, per realizzare un habitat adatto alla riproduzione del rospo smeraldino e della libellula. Speriamo solo che nessuno abbia l’idea di liberare tartarughe o pesci rossi perché renderebbero ogni sforzo vano, per queste specie che stanno faticando molto sul litorale. Inoltre l’intera sentieristica e le staccionate sono in manutenzione per massimizzare l’esperienza di chi viene a visitare l’oasi, che potrà trovare anche una nuova segnaletica che mette in luce la presenze di specie animali e vegetali».

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