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Picasso in mostra in palestra per l’inclusione a Mestre

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La John Reed Fitness espone opere create dai ragazzi con difficoltà della scuola Bergognone

Una palestra che ospita opere come se fosse una galleria d’arte? Sembra inusuale ma è il format che John Reed Fitness ha portato anche a Mestre e dove, dal 19 aprile ha inaugurato una mostra un po’ diversa dal solito dal titolo “Picasso Celebration”. «Abbiamo messo insieme una raccolta di opere del famoso pittore cubista spagnolo – spiega Samuele Frosio, Co Amministratore Delegato di RSG Group Italia – realizzate dagli allievi della la Scuola d’Arte Bergognone, tutti ragazzi con difficoltà che vengono assistiti attraverso la terapia artistica».

La mostra, già ospitata in precedenza al Museo Folligeniali di Lodi e alla palestra John Reed di Trieste, arriva a Venezia in concomitanza con l’apertura della 60esima Biennale d’Arte. La retrospettiva su Picasso ricostruisce il suo intero percorso artistico, invece che concentrarsi su uno specifico periodo, dando al visitatore una panoramica completa dell’opera del maestro andaluso. «Abbiamo creato le nostre palestre perché siano luoghi d’incontro e di confronto – spiega Frosio – un ambiente in cui fitness, musica e arte favoriscano il dialogo e l’integrazione, per questo abbiamo scelto Mestre e su queste basi abbiamo deciso di collaborare con la Bergognone, per favorire il recupero dei ragazzi che studiano lì».

Un’idea di palestra diversa: aperta e inclusiva

«Il format che abbiamo creato con John Reed è stato fin da subito quello di un centro fitness che fosse a 360° – racconta il manager – siamo partiti dall’idea di riqualificare un immobile abbandonato da anni nel centro di Mestre, in una zona che ha i suoi problemi e abbiamo subito deciso di portare un progetto non solo di palestra ma di recupero architettonico, urbano e sociale. Abbiamo mantenuto costi di accessibili proprio per favorire anche l’integrazione di persone emarginate, per iniziare a socializzare e inserirsi nella società, per questo l’ambiente ricorda più una casa che un luogo di puro allenamento».

«Nel centro di via Carducci lo spazio è accogliente, in modo da far sentire tutti a proprio agio, sia chi è un professionista che chi ha bisogno di rimettersi in forma – prosegue – abbiamo creato anche una zona con una biblioteca e aree relax con divani, volevamo rendere lo spazio non solo piacevole ma anche confortevole. Il principio è prima di tutto quello di dedicarsi a sé stessi e incontrare altre persone per potersi ambientare nel contesto di Mestre. La formula continua dal 2016 e nel tempo si è arricchita di appuntamenti come quello bisettimanale in cui si alternano diversi dj cittadini. Abbiamo cercato di entrare nella cultura del luogo per riuscire a stimolare chi viene da noi, per questo abbiamo da subito personalizzato gli ambienti attraverso l’arte, per trasformare una “semplice” palestra in luogo dove cultura e benessere potessero stare bene insieme, facendo incontrare fra loro le persone».

La Scuola d'Arte Bergognone: curare con la pratica artistica

«La Scuola d’Arte Bergognone ha come bacino la provincia di Lodi in cui ha sede dal 1975 – spiega Frosio – collabora ormai da decenni con scuole, comunità di recupero per tossicodipendenti e centri psichiatrici. I ragazzi che vi accedono possono essere in una fase difficile della propria vita o avere dei ritardi fisici e mentali, ma tutti vengono selezionati per una naturale attitudine e sensibilità all’arte. Impegnarsi in questa pratica li aiuta a trovare uno sfogo, soprattutto per le patologie di autismo, trasformando il dolore in bellezza. La scuola ospita circa 50 allievi ogni anno, per cui per le sue aule sono passati più di 2000 studenti, qualcuno è rimasto e oggi partecipa alle attività, altri sono riusciti a tornare nella società anche grazie all’arte».

«La struttura, animata da artisti, volontari, psicologi e professionisti sanitari e da sempre aperta a tutti, insegna soprattutto il valore dell’unione, che insieme fa la forza – racconta il dirigente – noi la sosteniamo come azienda e io stesso ho fatto il volontario, perché è stata fondata da mio padre, da cui ho imparato ad aiutare chi è meno forte. Questo stesso spirito è in linea con le nostre palestre, creando appartenenza a un luogo e a un gruppo perché se ne condividono i valori. In una società che tende a isolare, offrire occasioni di rafforzare una comunità credo sia importante. In questo senso tutti i nostri iscritti hanno apprezzato la mostra, in accordo con l’idea di far bene tanto allo spirito che al corpo e di essere aperti a tutti, senza discriminazioni anche fisiche»

Perché una mostra proprio su Picasso e con che scopo?

«La risposta a perché abbiamo scelto Picasso è duplice – chiarisce Florio – da un lato perché è nata nel 2023 per festeggiare il cinquantesimo anniversario della scomparsa dell’artista e dall’altro per fare una provocazione, portando l’arte anche a chi magari abitualmente non frequenta un museo, visto che i ragazzi giovani, anche appassionati di street art, concepiscono questi luoghi come non attivi e quindi poco interessanti. La prima tappa dell’esposizione è stata al Museo Folligeniali di Lodi, dove in tre mesi ha avuto 7000 visitatori, gli stessi numeri noi li facciamo in una settimana in palestra, ecco perché quella è stata la naturale evoluzione del percorso espositivo».

«In un luogo come il nostro centro di allenamento di Mestre che trasuda di arte – conclude – non poteva mancare un artista come Picasso, anche perché il nostro pubblico è già stata preparato ad essere circondato da opere, per cui era pronto per fare il salto verso una mostra vera e propria. Lo scopo era valorizzare da un lato l’opera e il percorso di recupero dei ragazzi della Bergognone e dall’altro fare bene, oltre al corpo, anche allo spirito di chi viene in palestra, risvegliando la sensibilità di chi la frequenta, perché se è vero che anche la forma del corpo è arte, la bellezza va scoperta e compresa. Se siamo riusciti a far superare i pregiudizi sulla palestra come luogo dove si può fare anche cultura, possiamo riuscirci anche per l’accettazione e l’integrazione fra persone, se l’arte può aiutare in questo, tanto meglio».

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