«Abbiamo voluto festeggiare questo importante anniversario un po’ in anticipo – racconta Francesca, la capitana delle Pink Lioness di Venezia, la squadra di donne che voga per sensibilizzare sulla prevenzione e lotta del tumore al seno – l’anniversario esatto è in settembre, ma si sarebbe sovrapposto alla nostra abituale “Camminata Rosa”, così su suggerimento della RSC Bucintoro, abbiamo deciso di celebrare 15 anni di vita della nostra squadra di dragon boat nel weekend del 21 giugno, con il solstizio d’estate».
Partite da Piazzale Roma, il colorato gruppo di donne in rosa ha sfilato per il Canal Grande a bordo del vaporetto dello stesso colore messo a disposizione da Alilaguna e con ancora gli adesivi dell’ottobre rosa per una fortunata combinazione, accompagnate da Rachele Sacco, dell’azienda di trasporti e da una rappresentanza del Comune di Venezia con la Presidente del Consiglio comunale, Ermelinda Damiano e il Presidente della Municipalità di Venezia Murano Burano, Marco Borghi, oltre a volontari di Avapo Venezia. Arrivo presso la sede della Bucintoro, per un brindisi sul rinnovato pontile assieme ad amiche e sostenitori. «Qui abbiamo svolto la cerimonia dei fiori – aggiunge la capitana – consegnando al mare dei boccioli in ricordo delle nostre compagne che hanno perso la battaglia contro il male e donando alle componenti della squadra un ciondolo d’argento col nostro logo».
Le Pink Lioness sono un progetto realizzato nel 2009 da Avapo Venezia (Associazione Volontari Assistenza Pazienti Oncologici) e Rsc Bucintoro (Reale Società Canottieri Bucintoro). L’idea di formare una squadra di donne su dragon boat operate di cancro al seno è stata dei campioni olimpici Daniele Scarpa e Sandra Truccolo, assieme all’allora Presidentessa della società sportiva Lucia Diglio. L’ispirazione era quella di una simile esperienza in Canada, la squadra delle “Abreast in a boat” fondata nel 1996, a partire dalle ricerche del professor Don McKenzie della Università della British Columbia di Vancouver, i cui studi scientifici dimostravano come il movimento della pagaia su dragon boat fosse ideale per riprendere e mantenere un uso ottimale del braccio operato, da cui viene tipicamente rimosso il linfonodo sentinella per i casi di tumore al seno.
«Oltre a una questione di allenamento a livello di salute, questa pratica si prende cura anche di un altro aspetto non meno importante – spiega Francesca – stare fuori insieme in laguna mentre si fa questa attività crea una sorta di “sorellanza” fra di noi, non solo perché si sono condivise le stesse problematiche o si sta combattendo, ma perché per allenarsi si è costrette ad essere costanti e presenti, superando le temperature e il meteo, se qualcuna rinuncia lo devono fare tutte e 14, perché la barca non si può manovrare in quattro o cinque. Nel tempo l’età media si è anche abbassata, non ci sono più solo signore in pensione ma anche donne attive che lavorano e si prendono così un momento per loro. Va detto però che l’unica che non ha mai perso un allenamento è la nostra inossidabile socia Anna, che nonostante i suoi 82 anni, non manca un colpo di pagaia nei nostri due allenamenti settimanali».
«L’idea iniziale per cui è nata la squadra era proprio quella di gareggiare e abbiamo disputato diverse regate – aggiunge la capitana – ma siccome non tutte avevano la possibilità di avere un certificato medico per attività agonistica, perché magari impegnate nelle cure, abbiamo deciso di affiancare anche altre attività, come la “Camminata Rosa” per raccogliere fondi per progetti diversi ogni anno e coordinati tra noi e la Breast Unit della ULSS3 Serenissima e Avapo Venezia. Con la prima edizione eravamo qualche centinaio di persone, oggi sforiamo ampiamente le 1200 ogni anno. Abbiamo sacrificato un po’ il puro sport a favore di un impegno concreto per la città, ma senza trascurare gli allenamenti».
«L’evento, ormai è diventato uno dei nostri appuntamenti principali durante l’anno – prosegue – e viene preparato attraverso una serie di iniziative più piccole in giro per la città per sensibilizzare, soprattutto i più giovani, sono i nostri “Pink drink”. Si tratta di appuntamenti nei campi e nelle zone di maggior traffico per aumentare le donazioni al progetto specifico a cui ci dedichiamo annualmente. Ne parliamo il più possibile perché bisogna cominciare a non temere il cancro al seno ma a fare prevenzione: il nostro slogan è quello di “prendere a pagaiate il nemico”, non solo affrontando con convinzione le cure che hanno ridotto di molto la mortalità e aumentato il benessere post operatorio, ma soprattutto prevenendolo, infatti non basta un corretto stile di vite, è necessaria un’autopalpazione costante nel tempo e alle prime avvisaglie, fare un controllo, anche io l’ho scoperto così, ben prima dello screening previsto dalla Regione dopo i 50 anni».
«Non nego di avere avuto paura appena ho saputo la diagnosi – confida Francesca – ma sono stata circondata da persone che mi hanno supportato e spinto ad affrontare le cure. Dopo un percorso chirurgico e farmacologico, Avapo mi ha dato un supporto anche psicologico e sono arrivata così alle Pink Lioness. Mi ha aiutato moltissimo avere davanti altre donne che come me avevano superato lo stesso male e che stavano bene, anche questo mi ha permesso di diventare quella che sono oggi ed è stata quasi una benedizione sentire di far parte di una squadra che mi ha dato una nuova consapevolezza verso la vita».
«Si inizia con timidezza ma poi ci si contagia l’una con l’altra – conclude – ci si innamora della “musica” del rumore della pagaia, per imparare a vogare a ritmo coordinato perché la barca va avanti solo se si rema tutte insieme. Con lo stesso atteggiamento ci impegniamo per la città in vari eventi, dalla Festa della Madonna della Salute alla Regata Storica e a quella delle Befane, il nostro obiettivo è la raccolta fondi. E’ così che siamo riuscite ad acquistare macchinare per l’ULSS3 per curare la patologia del tumore al seno. Con noi remano anche donne che non sono state operate e abbiamo anche delle supporter, ormai ci riconoscono per la città e anche i turisti ci fotografano, ma ci mettiamo la faccia solo per un vero motivo: supportare chi sta affrontando il nostro stesso ostacolo per riappropriarsi della propria salute, non solo fisica».
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