Parlano dei sentimenti e dell’oggi con un occhio multigenerazionale. Questo è il valore aggiunto dei Ground Zero, band rock-pop-blues veneziana nata una decina di anni fa con l’intento di far suonare insieme più generazioni. La band, oggi molto famosa in città e anche fuori dai confini veneziani, vede infatti musicisti e cantanti dai 20 ai 65 anni, ed è composta dal chitarrista e cantante Andrea Vio, nonché anima del gruppo, dal chitarrista Gioele Vio, dal tastierista Michele Bon, dal batterista Battista Molin, dal bassista Lorenzo Miatto e dai cantanti Betty Sfriso, William Carrer e Alessio Trappella. Tutti insieme i componenti, che vengono da esperienze differenti – rock, pop, Jazz, progressive, e gospel – si ritrovano a portare avanti una passione comune, insieme all’amore per Venezia, spesso esplicito nei loro brani dove viene posta attenzione ai problemi della città. Il gruppo domenica 19, alle ore 17.30, suonerà in Pescheria a Rialto, in occasione della XIX Giornata della Creatività organizzata dal Comitato Rialto Novo. Con un acoustic set il gruppo suonerà brani tratti dal loro disco di 13 tracce “Friends”, uscito nel 2019, e l’inedito “Ascoltami” che, nato durante la pandemia, parla dei problemi e della solitudine durante il Covid ed è il primo di altri sei brani già realizzati in vista di un nuovo album. Oltre alle loro canzoni la band suonerà anche cover di brani internazionali evergreen di Beatles, Clapton, Stevens e Mayer. Il gruppo è nato su iniziativa di Andrea Vio: «Mi è sempre piaciuto il valore dell’interazione e della condivisione, l’idea di creare con gli altri» spiega. Nel gruppo c’è anche suo figlio Gioele: «Ci troviamo impegnati a realizzare qualcosa insieme. Questo ci dà una complicità e un rapporto bellissimo, che va oltre quello di un padre e un figlio». Per il gruppo la cosa più importante nelle canzoni è l’energia: «È la componente principale del linguaggio rock, si percepisce la forza della musica che ha le sue leve nel ritmo. Anche all’interno del rock però la musica varia, ci sono ballate dolci e struggenti» dice Vio, spiegando la varietà delle loro canzoni.
Ogni canzone nasce da un’ispirazione, dalle esperienze di vita e dall’osservazione della realtà. Come nel caso della ballata pop rock romantica “Il viaggio”, uno dei brani più cari ad Andrea: «Ero in vaporetto e ho visto una coppia di sudamericani. Lei era seduta sulle gambe di lui che l’abbracciava da dietro, ed erano intenti a guardare fuori dal finestrino. Fuori il sole basso filtrava e creava dei giochi di luce, in un attimo ho visto il sogno di una vita lontana da casa. – racconta Vio – Mi sono immaginato un treno alle pendici delle Ande, quando qualcuno, sapendo di non tornare, deve lasciare la propria terra e la sua famiglia per cercare un’altra vita. Un nuovo viaggio che intraprende con la ragazza che ha incontrato e il cui progetto è ancora un’incognita. Solo il tempo potrà dare la certezza di una vita insieme». Poi ci sono le storie che nascono dai problemi che si combattono in vita, come quelli per la città in cui si vive. Celebre il brano “Venexia xe un pesse” volto a far tornare Rialto il fulcro pulsante della vita cittadina, luogo in cui e Andrea Vio lavora come pescivendolo da 45 anni e che ha visto cambiare e restringersi sotto i suoi occhi. La canzone “E navi no” è invece diventata musica simbolo della protesta contro il passaggio delle grandi navi per Bacino San Marco e all’interno della laguna. Tutte canzoni, quest’ultime, scritte in dialetto veneziano, a cui inoltre ha preso parte un coro popolare di cittadini.
Per realizzare una canzone si parte sempre dalla musica e solo poi si passa al testo: «Alle volte ci lasciamo ispirare completamente dalla musica, che sia malinconica, struggente, sognante, felice o ritmata. In base ai suoi colori e tonalità questa evoca un concetto, un’idea o immagine e ti fa trovare le parole per scrivere la storia. – racconta Vio – Altre volte alla musica si riconduce un’immagine vista in precedenza. Per questo è importante catturare i momenti e tenerli lì: perché, specialmente se ti ispirano, daranno seguito ad una composizione» spiega Andrea, che per il gruppo scrive anche tutti i testi delle canzoni, quasi sempre insieme a Michele Bon, mentre la musica viene realizzata da tutti i componenti del gruppo e ognuno, come in una tavolozza, dà il suo “colore”. «Quando hai un’idea musicale la devi catturare e buttar giù subito, anche di notte, altrimenti già la mattina non sarà più quella» dice, spiegando che quando si riesce a tenere l’idea originaria è la cosa più bella. In ogni caso nella musica non si possono mai forzare i tempi: ci sono canzoni che si realizzano in una settimana, altre invece ci impiegano anche un anno per essere terminate: «Queste restano sospese aspettando uno sviluppo, magari provi tante strade ma non è la loro. Quando però trovi la conclusione giusta si accende la scintilla e lo percepisci subito».
Tra le varie canzoni che hanno realizzato molto significativa anche “Every side of my soul”, un blues classico che prende ispirazione dopo un periodo di malattia in cui Andrea si è reso conto che un singolo momento vissuto ha un valore più alto di quello si possa pensare. «La vera faccia della vita è che non c’è nulla di eterno. Ogni gesto vale, e questa canzone parla dei nostri aspetti diversi, dei momenti di luce e di buio. La vita è un insieme di chiari scuri, e ogni volta ci sembra diversa». Per il gruppo fare musica insieme è motivo di soddisfazione e grande stimolo: «Per noi la musica è vita – continua Vio – Molte volte sono ferito mortalmente dalla ripetitività delle giornate al lavoro, se mi metto a fare musica però mi dimentico di tutto, prendo un’altra dimensione e mi rigenero». Poi racconta di quando con la chitarra è andato a trovare un caro amico in ospedale: «In un attimo si è trasformato e non pensava più alla malattia. La musica è un segreto che condividi e che ti fa star bene».
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