Nella mattinata di oggi, in vista del prossimo 27 gennaio, per ricordare le vittime della Shoah si è svolta a San Marco e a San Polo alla mattina e Lido nel pomeriggio la prima parte della posa delle Pietre d’Inciampo, Stolpersteine, arrivata alla 12esima edizione, alla presenza di autorità e cittadini su iniziativa della Presidenza del Consiglio Comunale di Venezia, della Comunità Ebraica di Venezia, del Centro Tedesco di Studi Veneziani, di Iveser e in collabora zione con Venis e Veritas. Sono dieci le nuove Pietre d’Inciampo posate in strada per ricordare dieci cittadini veneziani o persone che in Laguna avevano cercato rifugio, tutti deportati per motivi razziali, politici e militari nei campi di concentramento e di sterminio nazisti, ricordati in luoghi che li hanno accolti e che diventano della memoria. La cerimonia, iniziata dal civico 2511/A del sestiere San Marco, è stata scandita dai minuti di silenzio e di raccoglimento davanti alle abitazioni che furono l’ultima dimora dei concittadini veneziani. In particolare la classe terza della scuola Morosini ha donato e dedicato la Pietra d’Inciampo del civico 1512 di San Polo a Enrica Polacco, una delle poche sopravvissute alla Shoa, di cui invece i ragazzi della prima classe ne saranno i custodi. La posa delle pietre d’inciampo continuerà con altre due lunedì 20 gennaio a Favaro Veneto e alla Gazzera, che si aggiungeranno alle 185 già deposte. «Per Venezia è uno dei momenti più significativi del mese della Memoria, dall’alto valore civile e dal grande coinvolgimento. E’ un inciampo fisico ed emotivo che deve spingerci alla riflessione, ad allontanare qualunque seme di odio e intolleranza» ha detto la Presidente del Consiglio Ermelinda Damiano, presente insieme al rabbino capo della Comunità Ebraica di Venezia, Alberto Sermoneta, che ha aggiunto: «Il lavoro che sta facendo Venezia è encomiabile: ricuce la storia e finalmente dà il dovuto e onorevole riconoscimento a coloro che hanno perso la vita in nome della democrazia, della libertà e della libertà di pensiero».
Saranno oltre 50 gli appuntamenti promossi dal Comune di Venezia e dalla Presidenza del Consiglio in occasione del prossimo 27 gennaio per ricordare le vittime della Shoah, gli effetti delle leggi razziali e tutti coloro che hanno messo a rischio la propria vita per proteggere gli ebrei perseguitati e deportati, organizzati con il Coordinamento cittadino per il Giorno della Memoria, che comprende circa ottanta soggetti, tra enti, istituti e associazioni. Il ricco calendario di eventi è caratterizzato da conferenze, mostre e presentazioni di libri che si terranno in maniera diffusa sul territorio sino al 26 febbraio. Domenica 26, alle ore 10, al Teatro La Fenice si terrà la cerimonia cittadina del Giorno della Memoria dove sono previsti gli interventi del sindaco Luigi Brugnaro, del direttore generale della Fondazione Teatro La Fenice, Andrea Erri, e del presidente della Comunità Ebraica di Venezia, Dario Calimani. Seguirà il “Concerto per la Memoria” con un reading musicale “Voci e musica dell’orchestra femminile di Auschwitz”, da Boccherini a Saint-Saëns, da Haydn a Strauss, da Brahms a Schubert, e letture tratte dal volume “Eravamo il suono” di Matteo Corradini, con Nausicaa Bono al violoncello, Isabella Condini alla viola e Claudia Bianchi al violino.
Da lunedì 20 al 2 febbraio, dalle 10 alle 19, al Centro Culturale Candiani a Mestre si terrà la mostra ad ingresso libero “Resistere senz’armi. Storie di Internati Militari Italiani nel Terzo Reich (1943-1945)”. La mostra, a cura di Anpi Sezione Erminio Ferretto Mestre, in collaborazione con Iveser, ricostruisce attraverso immagini, documenti e audiovisivi, la vicenda storica dei circa 650.000 militari italiani catturati dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943 e deportati nei lager del Nord Europa, con particolare riferimento ai percorsi di alcuni veneziani. Momento a tu per tu con l’arte sarà invece quello di domenica 26 alle ore 16 alle Gallerie dell’Accademia con una visita guidata “La figura dell’ebreo nelle collezioni delle Gallerie dell’Accademia di Venezia”. Verrà svolto un breve percorso storico-artistico tra iconografia, immaginazione e pregiudizio sulla figura dell’ebreo, con relatori Michele Nicolaci e Piergabriele Mancuso e i saluti del direttore Giulio Manieri Elia. Un percorso guidato tra la storiografia e la storia dell’arte, che tenterà di capire quale sia stato – e sia ancora oggi – il discrimine tra la realtà e la sua percezione, personale e collettiva, su cosa si basi il giudizio e dove si annidi il pregiudizio. Prenotazioni su ga-ave.marketing@cultura.gov.it.
Martedì 21, alle ore 17.30 all’Ateneo Veneto si terrà poi la conferenza “Dalla Shoah al colpo di stato dei colonnelli: la tragica vicenda degli ebrei libici”, a cura dell’Ateneo Veneto, di cui è presidente Antonella Magaraggia e dell’Associazione Italia Israele di Venezia, di cui è presidente Pietro Miani. Saranno presenti David Gerbi e Ever Arbib, testimoni libici residenti a Roma, insieme al giornalista Maurizio Del Maschio. Si ricorderà la situazione della comunità ebraica in Libia dall’inizio delle leggi razziali fasciste fino al pogrom del 1967, dopo la guerra dei sei giorni, con l’espulsione di quasi tutti gli ebrei dalla Libia, la distruzione dei cimiteri, la trasformazione delle sinagoghe in moschee, la confisca dei beni e l’accoglienza in Italia di 5.000 profughi e il loro inserimento in Italia e in Israele. Venerdì 24 alle ore 17.30 all’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti a Palazzo Franchetti si terrà invece la proiezione del film “L’ombra del comandante” di Daniela Völker. Si tratta di un documentario incentrato sulla storia di Hans Jürgen Höss, figlio di Rudolf Höss, comandante del campo di Auschwitz, che affronta il coinvolgimento di suo padre nell’assassinio di oltre un milione di ebrei e rievoca la vita che da ragazzo ha condotto nella villa adiacente il campo. Il film, introdotto da Donatella Calabi, Vicepresidente dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, vede anche la partecipazione di Anita Lasker-Wallfisch, una sopravvissuta ad Auschwitz che incontrerà Jürgen Höss decenni dopo.
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