Logo Ve-Nice

Prima mostra a Palazzo Diedo: nuova casa per l’arte

Ha inaugurato con la mostra “Janus”, ma si terranno anche performance, collaborazioni e residenze d’artista. È il nuovo volto del palazzo, riaperto grazie a Berggruen Arts & Culture

Dopo un importante restauro di oltre due anni, ha riaperto a Venezia Palazzo Diedo che, sfruttando cinque diversi livelli e una superficie totale di 4.000 metri quadrati, è divenuto uno dei più grandi spazi dedicati all’arte contemporanea a Venezia. Ad inaugurare lo spazio espositivo è la mostra “Janus” che, curata da Mario Codognato, direttore di Berggruen Arts & Culture, e da Adriana Rispoli, curatrice di Berggruen Arts & Culture, vede 11 interventi originali site-specific di altrettanti artisti di fama internazionale quali: Urs Fischer, Piero Golia, Carsten Höller, Ibrahim Mahama, Mariko Mori, Sterling Ruby, Jim Shaw, Hiroshi Sugimoto, Aya Takano, Lee Ufan e Liu Wei. Tutti interventi concepiti in dialogo con l’architettura e le caratteristiche dell’edificio settecentescorealizzato da Andrea Tirali, un tempo sede di una delle più potenti famiglie veneziane e successivamente utilizzato come scuola elementare e come tribunale.

I contenuti

Ispirati ai mestieri tradizionali legati a Venezia, in mostra vengono presentati affreschi, vetro di Murano, tessuti preziosi e pavimenti. La mostra prende il nome da Giano, il dio romano spesso visto con due facce, una che guarda in avanti e l’altra indietro, a indicare l’obiettivo della mostra di unire simbolicamente la storia con la contemporaneità. Destabilizza all’inizio del percorso espositivo al piano terra l’installazione di Piero Golia, artista complesso e provocatore di impronta neodada. Golia, che sempre fa riferimento al tempo e al processo, mette il visitatore di fronte ai materiali che verranno utilizzati per costruire il pavimento alla veneziana, accatastati come una scultura minimalista. Seduto sopra questi, un operaio edile con la sua presenza in carne ed ossa “attiva l’opera” attendendo di iniziare a costruire il pavimento. Al piano superiore, invece, l’artista è presente con unlampadario incastrato in un cubo di cemento. Sterling Ruby invece realizza delle lanterne per l’atrio centrale del palazzo, riempiendo i muri laterali con due finestre create con tessuti, reti da pesca, boe e hardware. Incanta poi l’installazione “Omen” di Urs Fischer che riempie una stanza di gocce di vetro soffiato specchiato lavorato a mano. Suggestivo anche il progetto di Lee Ulfan con le opere in acrilico ispirate a Venezia, oltre alle opere monocrome di Hiroshi Sagimoto e l’intervento attuato sul soffitto, così come quelli di Ibrahim Mahama, Jim Shaw e Mariko Mori. Di quest’ultimo in mostra è ospitata in anteprima “Peace Crystal: A Prayer for Peace”, opera che, invitando ad abbracciare le diverse storie, tradizioni e culture in armonia con la natura, dal 13 maggio sarà visibile al pubblico nei Giardini di Palazzo Corner della Ca’ Granda a San Marco.

I progetti speciali

Due anche i progetti speciali, presentati in collaborazione rispettivamente con The Kitchen di New York e con Polaroid Foundation. La celebre istituzione culturale interdisciplinare The Kitchen porta a Palazzo Diedo una mostra personale di Rhea Dillon. Il lavoro dell’artista, scrittrice e poetessa londinese, classe 1996, nella grande croce in mogano “Janus *pause* leaking fortified enclaves (2020)”, cerca un nesso tra cristianesimo e colonizzazione. È inoltre presente a Palazzo Diedo anche la Polaroid Foundation che ha invitato gli artisti in mostra a creare un’opera originale utilizzando la camera istantanea più diffusa nel mondo: la Polaroid 20×24. John Reuter, che utilizza la Polaroid sin dal 1980, supporterà gli artisti nella produzione di immagini di 50 x 60 cm. Palazzo Diedo inoltre ospiterà al suo interno anche un piccolo cinema che proietterà tutti i giovedì, fino a novembre, “OUSSS” l’ultimo film di Koo Jeong A, artista che rappresenta la Corea del Sud alla Biennale Arte di quest’anno.

Costruire sul passato

Oltre alle opere contemporanee, di cui molte rimarranno permanentemente nel palazzo, l’importante restauro attuato a Palazzo Diedo ha riportato alla luce la sua storia. Sono stati infatti recuperati e restaurati due importanti cicli di affreschi di Francesco Fontebasso (1707-1769) e Costantino Cedini (1741-1811), oltre a sei capricci romani. Istituito da Berggruen Arts & Culture, fondazione benefica creata dal collezionista e filantropo Nicolas Berggruen, Palazzo Diedo si propone di approfondire il legame tra l’arte contemporanea e il passato, e tra l’Oriente e l’Occidente. Verranno ospitate residenze d’artista, mostre, eventi, film e performance. «Con Berggruen Arts & Culture ci proponiamo di far rivivere la produzione di opere d’arte per animare lo straordinario tesoro di Palazzo Diedo» afferma Nicolas Berggruen, collezionista, e fondatore del Berggruen Institute di cui la Casa dei Tre Oci ne è divenuta il centro europeo e dove ora è allestita la mostra Affinità Elettive (leggi qui). «Insieme all’Istituto Berggruen, che ospita dibattiti e un programma di residenze alla Casa dei Tre Oci, vediamo Venezia come un generatore di cultura e di idee. – continua il filantropo – Janus simboleggia il nostro impegno a costruire sul passato in modo contemporaneo».Il palazzo è aperto nei giorni di giovedì, venerdì, sabato e domenica, dalle 10 alle 19.

Autore:

Iscriviti a VE-NICE e non perderti nessun aggiornamento, ti invieremo 1 volta a settimana i nuovi articoli!