Quando parliamo di calcoli “al fegato” intendiamo in realtà calcoli presenti nella cistifellea, una sorta di “sacchetto” che raccoglie la bile prodotta dal fegato e si svuota della stessa in occasione dei pasti: la bile infatti ha a che vedere con la possibilità di digerire i grassi ed è quindi necessaria quando il cibo arriva nello stomaco e nel duodeno.
Se per qualche motivo la bile diventa più “densa”, tende ad aggregarsi come granelli di “sabbia” che poi, piano piano, possono diventare dei “sassi”; questi sassi, che possono essere anche parecchio consistenti, tendono a raccogliersi nella cistifellea e lì possono anche restare asintomatici per tutta la vita di una persona.
Se, invece, decidono di mettersi in movimento – succede più o meno a una persona su quattro – tentano di uscire dalla cistifellea. Ed è proprio in questo momento che si ha che fare con la famigerata – e dolorosa – “colica”: altro non è se non il tentativo del nostro organismo di eliminare un sassolino attraverso un condotto (si chiama coledoco), ahinoi, davvero stretto… Il passaggio, allora, diventa difficile e la possibilità di espulsione complicata. E spesso ci procura un bel viaggio al Pronto Soccorso.
Se consideriamo che, dalle nostre parti, tra il 10 ed il 20% della popolazione è portatrice di calcoli biliari, capite bene come il problema sia tutt’altro che banale, anche solo in termini numerici! Anche perché, a dirla tutta, se i calcoli cominciano a farsi sentire, l’indicazione sarebbe chirurgica, con la necessità di asportare la cistifellea con tutto il suo contenuto.
E infatti una della prime domande che mi vengono poste quando spiego queste cose ai pazienti è: non esiste un’alternativa? La risposta in realtà, come succede spesso nel mio lavoro, è “nì”: un’alternativa esiste, ma non è certamente né efficace né definitiva.
Esistono dei farmaci, a base di acidi biliari, in grado di “sciogliere”, in tutto o in parte, alcuni calcoli: purtroppo però, una volta interrotto il trattamento, è possibile che si torni indietro… Con tutte le conseguenze del caso, le coliche ad esempio. L’alternativa, dunque, può essere utile per le persone fragili, per le quali la chirurgia può essere rischiosa, o al più per guadagnare tempo e cercare di convincere eventuali indecisi.
Nel frattempo, però, finché non si decidono, queste persone titubanti dovrebbero prendere almeno qualche precauzione: evitare gli eccessi alimentari – più ci si abbuffa, più lavoro è richiesto alla povera cistifellea – e bere adeguatamente, così la bile resta più fluida. Oltre che, naturalmente, confidare nella buona sorte!
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