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Radiografie e fotografie gratuite? Sono sempre del paziente

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articolo di Luca Dal Carlo, dentista a Venezia

Al giorno d’oggi, fioccano le pubblicità di centri odontoiatrici che attirano l’attenzione dei cittadini proponendo loro visite gratuite, comprendenti anche esami radiografici e fotografie. Molto spesso il paziente, attratto da tanta generosità, si reca in queste strutture, salvo poi uscire dalla visita dopo aver ricevuto una proposta di cure ben diversa da quanto si aspettava, con sostanzioso preventivo di spesa e relativo finanziamento rateale, ambedue sottoscritti su insistenza del personale non medico che si occupa del marketing della struttura.

I dubbi sull’effettiva qualità della proposta vengono dopo, a casa, ma, a questo punto, è difficile tornare indietro sui propri passi. Più di qualcuno si prende il giusto tempo per pensare alla proposta ricevuta, ringrazia e se ne va, senza firmare alcunché. Dopo profonde riflessioni, decide di aderire o rinunciare. Nel caso in cui decida di cambiare centro, è comunque un suo diritto poter utilizzare gli esami a cui è stato sottoposto.

Immagine di DCStudio su Freepik
Radiografie e diritto di accesso da parte dei pazienti

Qualora decida di farsi curare in altra sede, risulta frequente che le radiografie e le fotografie che gli sono state scattate gli servano per le cure e che, quindi, le richieda alla struttura sanitaria che l’aveva visitato in precedenza. Può capitare, non di rado, che gli vengano negate al momento della richiesta, con il pretesto che fanno parte di un preventivo e, per questo, non possono essere concesse. Oppure adducendo altre fantasiose motivazioni.

Su questo punto dobbiamo essere chiari: si tratta della violazione di un diritto. Le immagini radio o fotografiche che identifichino uno stato di salute sono considerate sensibili. Il Codice di Deontologia Medica stabilisce, con l’articolo sulla documentazione sanitaria, che «il medico deve, nell’interesse esclusivo della persona assistita, mettere la documentazione clinica in suo possesso a disposizione della stessa o del suo rappresentante legale o di medici e istituzioni da essa indicati per iscritto».

Immagine di prostooleh su Freepik
Le leggi in materia di esami diagnostici

Ancora: il paziente ha diritto «ad avere la possibilità di attingere ad informazioni su tutto quello che riguarda il suo stato di salute» e a dirlo, questa volta, è la Carta Europea dei Diritti del Malato. Inoltre, negando le radiografie, si obbliga la persona a ripeterle, sottoponendosi senza alcuna giustificazione a un’ulteriore esposizione a dosi radianti, in violazione del principio di radioprotezione internazionale ALARA – As Low As Reasonably Achievable – che stabilisce come la dose debba essere la minima possibile utile ad ottenere l’esame.

«Sa, noi gli esami radiografici, se il preventivo non va in porto, li buttiamo» dice – purtroppo è un caso vero – un responsabile di una struttura, dimenticandosi però un decreto del 1997 che già stabiliva come gli esami radiografici dei pazienti debbano essere conservati per almeno 10 anni. Se, poi, si tratta di una TAC Cone Beam, moderna metodologia diagnostica, l’esame va consegnato al paziente addirittura senza che lo richieda.

Immagini e radiografie parificate a dati personali

Per quanto concerne le immagini, infine, il Garante per la Privacy, in una sua nota del 2005, ha comunicato che «le fotografie scattate ai fini di interventi chirurgici sono dati personali e, quindi, è pienamente legittima la richiesta da parte del paziente dell’acquisizione di questa documentazione; infatti, il codice riconosce ad ognuno il diritto di accedere a tutti i propri dati personali, comprese le fotografie che ritraggono in tutto o in parte il proprio corpo».

Anche se ciò non sempre avviene, le leggi possono servire ad abbattere barriere e a facilitare la vita di tutti i cittadini, pazienti o medici che siano. In caso di violazioni, allora, meglio ricordarlo, il primo riferimento resta l’Ordine Provinciale dei Medici e degli Odontoiatri.

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