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Ribelle e visionaria: in un podcast la storia di Peggy Guggenheim

Il podcast, realizzato da Chora Media insieme alla Collezione Peggy Guggenheim, racconta la storia della iconica mecenate non solo dal punto di vista artistico ma anche umano

Mutevole, tenace e pronta a inseguire sempre la passione di una vita: l’amore per l’arte. Questa è Peggy Guggenheim (New York, 1898 – Camposanpiero, 1979), la cui incredibile storia di visionaria collezionista e mecenate delle arti è raccontata nel podcast “Volevo essere libera”, uscito circa un mese fa sulle principali piattaforme streaming. Il podcast di quattro puntate è realizzato da Chora Media insieme alla Collezione Peggy Guggenheim, ed è disponibile su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast, Spreaker.   “Volevo essere libera” esplora la straordinaria vita di Peggy Guggenheim, soprattutto dal punto di vista umano, oltre che il suo incondizionato amore per l’arte come appassionata collezionista, sostenitrice e amica dei più grandi artisti del Novecento. Quattro episodi scritti da Silvia Nucini, con la voce narrante dell’attrice Sara Drago e i ricordi della direttrice del museo, nonché nipote di Guggenheim, Karole P. B. Vail, approfondiscono una delle figure più audaci e lungimiranti del XX secolo e mettono in luce come il suo spirito libero e il suo coraggio abbiano attraversato il tempo, rendendola tutt’oggi un’icona di contemporaneità. “Volevo essere libera”, grazie anche ad alcuni estratti dall’autobiografia di Guggenheim “Una vita per l’arte”, edita da Rizzoli (1982), offre uno sguardo fresco e attuale su una donna che, con la sua ostinazione e visione, ha scelto di vivere la vita secondo le proprie regole, diventando un faro di libertà e modernità.

In fuga da New York all’Europa
Le quattro puntate, della durata di venti minuti circa ciascuna, ripercorrono la vita, appassionata e sempre fuori dagli schemi, della protagonista e la sua fuga da una giovinezza newyorkese non particolarmente felice, seppur segnata dal benessere economico. Istruita da insegnanti privati, visse la prima parte della sua vita con grande malinconia, soprattutto per via dei genitori spesso assenti. Lei stessa descrisse la sua infanzia come «una lunga ed infinita agonia» che culminò con la morte del padre nel naufragio del Titanic. All’epoca Peggy aveva 13 anni e non accettò mai la tragedia. Con il tempo crebbe in lei il desiderio ribelle di staccarsi dalla famiglia e dalla vita newyorkese, percepita come una gabbia da cui liberarsi, grazie anche agli insegnamenti della sua insegnante che aveva la vocazione di cambiare il mondo. «La nonna aveva uno stile che non cedeva alla mode, amava i vestiti colorati» racconta Karole P. B. Vail, sottolineando come questo fosse per lei un’elegante forma di ribellione per staccarsi dall’alta borghesia e dalle convenzioni che non le interessavano. Guggenheim comincia il suo cammino verso l’emancipazione e la libertà quando lascia i ruggenti anni Venti americani e si trasferisce in Europa, dove viene accolta dalla Parigi bohémienne. Qui intreccia relazioni di amicizia e d’amore che segneranno per sempre la sua vita. Conoscerà e sarà legata a figure del calibro di Djuna Barnes, Samuel Beckett e Emma Goldman solo per citarne alcuni, e l’artista Laurence Vail, suo primo marito, da cui ebbe due figli. Ebbe però molti altri amori, come quello con John Holmes e con il pittore Max Ernst. Non tutte saranno relazioni felici, ma tutte la arricchiranno, avvicinandola alle sue più grandi passioni: la letteratura prima e l’amore per l’arte poi. «Quando si reca in Europa gli anni bohemiens sono per lei liberatori. Scopre un mondo artistico che le apre tante porte e le fa conoscere un nuovo lato di se stessa. – spiega ancora la nipote – Amica di artisti e intellettuali, passa a molti un fisso mensile. Avendone i mezzi pensava fosse suo dovere sostenere gli artisti, credeva molto in queste persone creative e forse le invidiava un po’».
Dalla prima opera all’apertura di una galleria

Diventa molto amica di Marcel Duchamp, che la introduce agli artisti dell’epoca, e a 40 anni si innamora dell’arte. Guggenheim acquista la sua prima opera nel 1938, la scultura di Jean Arp “Testa e Conchiglia”, dando così inizio alla sua collezione d’arte, in cui forse cerca il padre collezionista mancato prematuramente. Fu nel 1939 che decise di aprire a Londra la galleria “Guggenheim Jeune”, diretto dallo storico dell’arteHerbert Read, dove organizza la prima mostra di Jean Cocteau, a cui farà seguito la prima personale di Vasily Kandinsky in Gran Bretagna e, tra le altre, le personali di Yves Tanguy e Rita Kernn-Larsen. Acquista opere da ogni artista che porta in mostra, tanto che poi quando si trasferirà a Parigi durante la guerra farà suo il motto “Comperare un quadro al giorno”. «Ha saputo scegliere il meglio, con il cuore capiva quali erano le opere da non farsi scappare» dice Vail. Ben presto l’Europa viene invasa dai nazisti e Peggy è costretta a tornare negli Stati Uniti. Fu a New York, nell’ottobre del 1942, che aprì la galleria-museo “Art of This Century”, luogo iconico che diventerà crocevia per molti giovani artisti all’epoca sconosciuti, tra cui Jackson Pollock e Mark Rothko, a cui dedicherà diverse mostre. Inoltre, pone grande attenzione all’arte femminile, realizzando la prima mostra americana dedicata ad artiste donne.

L’arrivo a Venezia

Nel 1948 è invitata ad esporre alla Biennale  di Venezia, nel Padiglione della Grecia, la sua collezione d’arte, dove espone molte opere che non si erano mai viste prima. Il desiderio di Guggenheim di tornare in Europa si fa in quell’occasione più insistente, tanto da decidere di trasferirsi definitivamente proprio a Venezia, città che sente essere il solo luogo che può renderla felice. La città sull’acqua ha infatti sempre occupato un posto speciale nel suo cuore, ed è dove deciderà di vivere definitivamente. Chiamata “l’ultima dogaressa”, fu l’ultima a possedere a Venezia una gondola privata, con cui al tramonto ogni giorno faceva un giro di due ore, una consuetudine per lei sacra portata avanti fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1979. Le opere che ha raccolto con tanta passione e ostinazione trovano una casa definitiva a Palazzo Venier dei Leoni, il palazzo “non finito” sul Canal Grande Grande, dove lei stessa visse, e dove ancora oggi si trova la sua collezione, a cui vengono affiancate anche mostre temporanee come quella attualmente dedicata all’artista di arte programmata Marina Apollonio (leggi qui). Inoltre, in occasione della festa della Madonna della Salute, dal 16 al 21 novembre 2024 la Collezione aprirà le sue porte gratuitamente ai cittadini e residenti nei 44 comuni della Città Metropolitana.

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